Il nuovo Ambrì Piotta di Paolo Duca sta prendendo forma, e ad un paio di settimane dal ritorno sul ghiaccio due reparti su tre possono considerarsi completati. Il fronte offensivo aspetta ancora le due pedine straniere mancanti, mentre in retrovia i biancoblù hanno scelto il nome dell’italocanadese Nick Plastino per guidare una difesa che aveva sicuramente bisogno dell’innesto di un giocatore right completo, mobile e che avesse le capacità di dirigere il powerplay.
Il 31enne nato nell’Ontario è atipicamente riuscito solamente negli ultimi anni ad attestarsi su alti livelli, ma ha visto pagare una “gavetta” di diverse stagioni in leghe considerate poco prestigiose con due ottimi campionati in Liiga e KHL, dove si è fatto apprezzare con le maglie di Tappara e Slovan Bratislava.
“Quelle sono state delle ottime esperienze, ed ora considero il trasferimento in NLA come un ulteriore passo avanti nella mia carriera”, ci spiega Plastino. “Quello svizzero è un ottimo campionato, il migliore in Europa, e sono eccitato dalla possibilità di giocarci e dalla sfida che rappresenta”.
Nick Plastino, come è nato il contatto tra te e l’Ambrì Piotta?
“In tutta sincerità, sino a poco tempo fa non conoscevo nulla dell’Ambrì. Per la mia firma in biancoblù devo ringraziare Matt D’Agostini, che mi ha telefonato dicendomi che c’era un interesse da parte del DS della squadra. Io e Matt siamo nati nella stessa città e siamo cresciuti giocando ad hockey assieme… Mi ha raccontato tante belle cose del club, mi ha detto che la regione dove si vive è bellissima e che i tifosi sono incredibili. Considerati tutti questi elementi, non ci ho pensato due volte ed ho accettato l’offerta dei leventinesi”.
Ti sei però accordato per un solo anno, come molto spesso ti è già successo in passato…
“Nella mia carriera ho sempre avuto l’opportunità di migliorarmi e guadagnarmi la chance di giocare in leghe sempre migliori, dunque per me i cambiamenti sono coincisi con dei passi avanti. Vedo l’occasione di trasferirmi in Svizzera come una buona prospettiva per me stesso, e se le cose dovessero andare bene mi piacerebbe stare qualche anno in più… Naturalmente però questo rappresenterebbe lo scenario perfetto, prima devo scendere sul ghiaccio e dimostrare le mie qualità durante la stagione”.
Hai sinora avuto una carriera atipica, in cui hai raggiunto un buon livello solamente negli ultimi anni…
“È vero, mi sono trasferito in Europa quando ero molto giovane ed ho avuto tanto da imparare. Fortunatamente ho potuto giocare in ottime squadre, dove ho appreso tanto dai miei compagni, soprattutto dai veterani. Con il passare degli anni ho assimilato delle buone abitudini, che mi hanno poi permesso di progredire in maniera importante, specialmente nelle ultime 5-6 stagioni… Posso dire di aver raggiunto un buon livello imitando chi mi stava attorno, cercando di capire cose li rendeva dei giocatori di successo. Sicuramente aver potuto giocare con degli ottimi professionisti mi ha aiutato tanto”.
Che tipo di gioco può aspettarsi da te l’Ambrì Piotta?
“Credo di essere un solido giocatore two-way. Non sono uno totalmente votato all’offensiva, anche se mi piace aggiungermi alle manovre d’attacco ed usare la mia velocità. Provo però molto orgoglio per il mio gioco in fase difensiva e penso di saper essere efficace in entrambe le zone della pista”.
Hai vinto due titoli italiani, uno norvegese ed infine ti sei laureato campione in una lega prestigiosa come quella finlandese… Che tipo di mentalità ti hanno permesso di sviluppare questi successi?
“Tutto secondo me ruota attorno al fatto di comportarsi nella maniera giusta ed avere le corrette abitudini, sia sul ghiaccio che fuori. Le stagioni sono lunghe ed il proprio corpo viene sollecitato in maniera importante, ma se si fanno le cose giuste queste possono davvero aiutarti ad avere successo. Credo che tutto parta dal portare un’attitudine positiva in pista ogni giorno, contribuendo alla causa nella maniera in cui gli altri si aspettano da te. Questo è quello che ho cercato di fare nel corso di tutta la mia carriera”.
Nelle ultime sei stagioni non sei mai stato per più di un anno nella stessa squadra, è difficile cambiare così spesso?
“Sì, è sicuramente difficile, ma in fin dei conti i giocatori di hockey si assomigliano tutti, ci si ritrova sempre con bravissimi ragazzi con cui è molto facile andare d’accordo. Naturalmente bisogna anche affrontare nuove città, nuove leghe, nuove culture e questo non è sempre semplice… Ma non è nemmeno difficile come si possa pensare. Inoltre per me i cambiamenti sono sempre coincisi con il passaggio in leghe migliori, dunque ho preso ogni spostamento con grande positività”.
Nella realtà ticinese ti aspetta il derby contro il Lugano, dove ti ritroverai di fronte al tuo ex compagno Jani Lajunen…
“Sono veramente eccitato all’idea, sarà particolare affrontarlo in un contesto simile! Quando si possono giocare partite nell’ambito di rivalità così grandi è sempre più facile scendere in pista, e purtroppo in KHL non avevamo molti match di questo tipo. L’atmosfera è tutto nell’hockey e se i fans sanno creare qualcosa di speciale è davvero molto bello. Inoltre ho saputo che sarà la primissima partita del campionato, non vedo l’ora”.
Una parte importante della tua carriera è inoltre stata rappresentata dalla Nazionale italiana, dopo la naturalizzazione poco meno di dieci anni fa…
“È stato un onore poter giocare con l’Italia. Avere la possibilità di disputare un Mondiale e affrontare squadre come Canada, Svezia, Svizzera o Russia è stata davvero una grande esperienza. Purtroppo non vesto la maglia della Nazionale da diverso tempo… Sarei dovuto andare ai Mondiali quest’anno, ma mia moglie è incinta ed ho dunque deciso di restare a casa con lei. Ho però potuto giocare in due Mondiali di massima categoria e in entrambe le occasioni ho imparato molto”.
Tra le cose che hai imparato c’è anche qualche parola di italiano?
“(Ride, ndr). A dire il vero c’è stato un periodo in cui ero piuttosto bravo a parlare italiano… Ho giocato ad Asiago per quattro anni e stavo iniziando ad impratichirmi con la vostra lingua. Prima di trasferirmi lì non sapevo dire nemmeno una parola, ma poi sono andato a giocare altrove e ho dimenticato parecchio di quello che ho imparato. Sarà bello per me poter tornare a vivere in una regione in cui si parla italiano, così potrò recuperare. Leggere dei testi non è un grande problema per me, ma esprimermi a parole è tutto un altro paio di maniche!”.
Come proseguirà la tua estate? Raggiungerai presto la squadra?
“Non ho ancora un programma preciso, credo arriverò verso la fine di luglio, anche se non ho ancora una conferma della data. Mia moglie resterà in Canada per il parto e quando questo succederà tornerò a casa qualche giorno, poi lei ed il bambino mi raggiungeranno in Svizzera durante il mese di ottobre”.