LUGANO – ZSC LIONS
4-3
(2-1, 0-1, 2-1)
Note: Resega, 6’143 spettatori. Arbitri Mollard, Vinnerborg; Gnemmi, Obwegeser
Penalità: Lugano 4×2′, ZSC Lions 4×2′
LUGANO – L’orologio scorre lentissimo, mancano suppergiù 90 secondi alla terza sirena, i Lions hanno appena tolto dai pali Flüeler per inserire un sesto uomo di movimento nell’assalto finale.
Alessio Bertaggia scatena la sua velocità ed esce da solo con il disco, la porta è spalancata, ma un decimo di secondo di esitazione fa in modo che il suo tiro in back hand sfiori la base del palo. Mani nei capelli sugli spalti, “questa la paghiamo”, esclamano alcuni tifosi disperati. Sul ribaltamento di fronte Thoresen ha il disco buono per il pareggio, ma chi ha ancora le mani nei capelli quasi se li strappa quando la spaccata di Elvis Merzlikins arriva dove solo lui può arrivare, disastro evitato.
Sono queste le emozioni dei playoff, sono questi gli sforzi che deve fare forzatamente il Lugano per avere la meglio sugli ZSC Lions, sono quelli gli errori che rischiano di far pagare carissima ogni esitazione, ogni minimo errore.
Queste cose i bianconeri le hanno capite ma, logicamente, non possono evitarle del tutto anche se dovrà fare il massimo per renderle minime. Perché è su questo che i Lions hanno costruito la loro partita, affondando i colpi sugli errori di Gardner e compagni, proprio lui che nel primo tempo ha regalato a Suter la rete dell’1-1 ma che prima della sirena è riuscito a rimediare con una freddezza da attaccante dalle mille partite in carriera.
I bianconeri ai loro errori hanno saputo rimediare ogni volta, con Gardner prima, con Fazzini poi, al quale non riesce un tiro dei suoi salvo rifarsi pochi secondi dopo per il 3-2, ancora con il numero 17 ancora protagonista prima del gol “del brivido” concesso a Rundblad. Ma soprattutto il Lugano è riuscito ad evitare la frittatona grazie a Merzlikins nei minuti e nei secondi finali, dimostrando tutto il cuore che la squadra di Ireland ha messo in questa Gara 2 e che non era riuscita a mostrare all’Hallenstadion.
Con Wilson al posto di Zackrisson nel quartetto stranieri e le linee rimaneggiate, i bianconeri hanno infatti interpretato il match in maniera decisamente diversa rispetto all’esordio di sabato, mettendoci il fisico, la grinta e la voglia di sacrificarsi ma, in una squadra che è tutt’altro che perfetta e che ha passato 3/4 di stagione a farsi del male, il pensiero di disputare una partita priva di errori è tutt’altro che sparito.
Non bisogna fargliene una colpa, la situazione tecnica e tattica è stata recuperata nel modo migliore possibile da Ireland, ma tra le lacune di sistema (impressionante la differenza di automatismi tra le due difese in fase di uscita dal terzo) e individuali, ciò su cui deve fare affidamento è la lotta e il proprio cuore, oltre a quegli uomini col colpo in più come Merzlikins e Fazzini, i due giovani veri e propri match winner di gara 2.
Loro due, con quei citati colpi in più, hanno trascinato il Lugano contro uno ZSC meno spavaldo ma molto sornione e “avvoltoio” pronto ad affondare gli artigli ad ogni errore del Lugano, chiamato a fare la partita in casa propria.
Vi è da sottolineare che, oltre al maggior numero di tiri e il possesso del disco, i Lions hanno mostrato una indiscutibile superiorità a livello di gioco e pulizia negli schemi, ma i bianconeri hanno saputo presentarsi con la giusta attitudine a 5 contro 5, situazione in cui hanno tenuto la partita prima di scagliare i colpi decisivi con i power play nel terzo tempo.
In quella situazione Furrer e banda hanno fatto loro il match, ma soprattutto hanno tenuto forte in box play, quando nel terzo periodo un paio di chiamate a dir poco “fuori linea” della coppia Vinneborg e Mollard hanno rischiato di rovinare i piani della truppa di Ireland, trasformando la Resega in una bolgia che ha spinto ancor di più il Lugano verso l’obbiettivo.
Difficilmente vedremo nel proseguo della serie un Lugano capace di organizzarsi quanto i Lions, ma martedì i bianconeri hanno dimostrato di poter battere la corazzata di Walsson con altre armi, aldilà di un talento che oggettivamente non manca: la volontà di andare oltre i limiti nonostante la loro presenza. Senza questa volontà non ci sarebbe speranza, da martedì ce n’è molta di più.
Da metà partita di Gara 2, entrambe le situazioni si sono perfettamente compensate, con la resistenza in quelle inferiorità numeriche molto contestate, alla risoluzione del match grazie al gol di Sannitz (tocco impercettibile su polsino di Fazzini) in power play e con una penalità differita ancora sul conto degli ospiti.
Se teniamo conto che anche Klasen si è finalmente sbloccato, ecco che il Lugano scopre di avere un paio di armi in più.
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