ZUGO – LUGANO
4-0
(2-0, 2-0, 0-0)
Note: Bossard Arena, 6’457 spettatori. Arbitri Hebeisen, Stricker; Bürgi, Kovacs
Penalità: Zugo 8×2′ + 1×5′ (Schlumpf) + 1x1o’ (Alatalo) + 1×20′ (Schlumpf), Lugano 11×2′ + 1×5′ (Gardner), 2×10′ (Lapierre, Bürgler) + 1×20′ (Lapierre)
ZUGO – Ormai ci si è fatti addirittura il callo, e non è decisamente una bella cosa, ma il fatto che il Lugano in trasferta non riesca a cavare un ragno dal buco e arrischia imbarcate paurose su ogni pista non faccia nemmeno più notizia è la parte più frustrante.
Frustrante come vedere una squadra che offensivamente al momento non ha soluzioni che non passino dalle mani di Klasen per quelle di Fazzini o quelle di Bürgler in attesa ancora del miglior Gregory Hofmann e di Brunner.
È frustrante vedere una squadra dal simile potenziale faticare contro chiunque, una squadra che non ha una serata tranquilla da quel 8-1 rifilato a un disastrato Friborgo a dicembre. La stessa squadra che con cotanta abbondanza nel roster non riesce a mettere assieme due passaggi in uscita dal terzo di difesa senza che un disco non arrivi sui pattini o sia un metro troppo lungo, per non parlare poi dell’entrata nel terzo offensivo, limitata alle incursioni fantasiose (e per fortuna ci sono ancora quelle) di Klasen o a un banalissimo quanto dispendioso e limitante sistema di “dump and chase” che sarebbe più adatto ad altre squadre più che a gente che di nome fa Hofmann, Brunner, Martensson e chi più ne ha più ne metta.
A Zugo tutti questi limiti sono usciti in maniera più netta appena il Lugano ha tolto la concentrazione dalla fase difensiva dell’incontro, giocato anche bene in contenimento fino al 18′, pur senza trovare molti spunti dalle parti di Stephan. Entrambe le compagini per gran parte del primo periodo hanno pensato più a difendere e a contenere con un forecheck molto alto piuttosto che esporsi troppo in avanti, per non rischiare di aprirsi come successo sull’1-0 di Martschini.
Di lì a poco Senteler avrebbe poi raddoppiato in power play, e forse per il Lugano è stata una punizione leggermente eccessiva, e in fondo sarebbe stata l’occasione giusta per verificare se i bianconeri sarebbero stati in grado di reagire mantenendo l’equilibrio difensivo.
Era comunque un sospetto fondato che quelle due reti verso la fine del primo periodo potessero essere le fatidiche e ormai abituali mazzate per Chiesa e compagni, difatti dopo una decina di minuti in cui Klasen e banda hanno solo sfiorato il gol in una occasione e creato quasi il nulla a livello di gioco offensivo, alla prima sbandata i padroni di casa hanno chiuso la sfida.
Due errori in rapida successione sul piazzamento difensivo non hanno perdonato i bianconeri, ancora una volta incapaci di reagire (con immediatezza si intende), autori di soli quattro tiri in porta in un periodo che avrebbe dovuti vederli spingere per recuperare.
L’unica reazione uscita è stata quella nervosa, con i ragazzi di Shedden caduti nelle trappole dello Zugo e protagonisti assieme agli avversari di numerose bagarre costate penalità di partita a Gardner e Lapierre. Su questi episodi la partita si è definitivamente chiusa, quelle velleità ancora sopite nell’animo dei giocatori ospiti sono probabilmente andate sprecate in questi duelli muscolari, tanto che del terzo tempo non vi è assolutamente nulla da dire.
Non ci si vuole più soffermare sui difetti già lungamente elencati, basta solo purtroppo rinnovare la preoccupazione vedendo una squadra che sembra navigare a vista, senza un sistema e con una convinzione dei mezzi che sta pian piano scemando (sprazzi davosiani a parte) proprio verso i momenti che più contano, il tutto solo parzialmente nascosto da una classifica pericolosa.
E se non c’è da preoccuparsi ora, allora che non lo sia mai.
Al Lugano in attacco non è riuscito praticamente nulla, poche occasioni sprecate male, e un nervosismo che non sa solamente di voglia di rivalsa, ma che manda anche un certo sentore di frustrazione.
Quella frustrazione nel vedere quanto poco è bastato a Holden e compagni per far fuori gli avversari.