LUGANO – DAVOS
4-3
(1-3, 0-0, 2-0; 1-0)
Note: Resega, 6’078 spettatori. Arbitri Koch, Wiegand; Castelli, Stuber
Penalità: Lugano 6×2′, Davos 6×2′
LUGANO – Ci fosse una classifica dei terzi periodi, il Lugano starebbe certo nelle prime posizioni, visti gli sforzi profusi per raddrizzare certe situazioni. Lasciando però da parte certe statistiche di “Mazzariana” creazione e giustificazione, i fatti dicono che i bianconeri hanno conquistato gli unici 2 punti del week end grazie alla rimonta degli ultimi 20 minuti e alla rete di Chiesa nell’overtime nella sfida casalinga contro il Davos.
Di nuovo una rimonta che ha dovuto porre rimedio a 40′ di approssimazione e incertezza, con in particolare un primo tempo di nuovo disastroso per entrata in materia e attitudine.
Un primo periodo chiuso ancora dal Davos in vantaggio per 3-1 come la sera precedente, con l’unica rete bianconera arrivata a fil di sirena grazie a una doppia superiorità numerica sfruttata da Luca Fazzini (davvero l’uomo in più del Lugano, che attitudine e che numeri) per tenere in partita i suoi. Scesi in pista con Zackrisson al posto dell’ammalato Wilson, gli uomini di Shedden sono stati colpevolmente sorpresi dalla velocità degli ospiti che, con una fitta rete di passaggi e una rapidissima transizione, hanno messo in mostra i limiti del sistema difensivo del Lugano.
Sempre a rincorrere il disco, costretti al fallo per fermare gli attaccanti di Del Curto (con un arbitraggio inizialmente, ci permettiamo, non certo equilibrato) Chiesa e compagni hanno pagato dazio pesante in inferiorità numerica, trovandosi sotto per 0-3 dopo 17′.
Stessa storia della sera prima? Per gran parte sì, tanto che il pubblico sembrava amaramente e sommessamente “accettare” quel risultato, prendendosela più con il quartetto arbitrale, accusato di infierire ulteriormente su una squadra palesemente in difficoltà.
Il gol di Fazzini ha probabilmente impedito che i bianconeri affondassero del tutto, ma non ha permesso ai suoi compagni di accendersi completamente, dato che in un secondo periodo senza reti gli errori sono continuati, banali e regolari, segno di una squadra sfiduciata e con poche idee.
E allora come decifrare la reazione avuta di nuovo nel terzo periodo? Quanto influisce il fatto che la squadra in vantaggio tolga logicamente il piede dal gas o quanto lo faccia il fatto di trovarsi con l’acqua alla gola con un solo periodo da giocare? Perché i bianconeri impiegano così tanto per raggiungere una velocità di crociera accettabile, che gli permetta di battere i propri avversari?
Tutte domande che cercano risposte da mesi, e che forse non le avranno finché questa squadra non troverà il sistema di applicarsi come è stato fatto dal 40′ in avanti, proponendo forecheck alto e aggressivo, dischi su Senn a ripetizione e un gioco più semplice e razionale che badasse al sodo e limitasse gli errori.
Alla fine anche quel Davos che sembrava imprendibile è andato in errore sulla spinta di Fazzini e compagni, un Davos che in fondo non poteva essere così imbattibile con i problemi che attanagliano la truppa di Del Curto, ma che come tutti non può essere battuto senza abnegazione, lotta e sacrificio, l’orgoglio insomma.
Che la partita l’abbia risolta il capitano con un’azione di caparbietà e carattere è da prendere come esempio, perché senza queste peculiarità, uscire con scioltezza dalla terribile bolgia attorno alla linea sarà di una difficoltà estrema.
Klasen e compagni hanno cominciato a fare loro questa partita quando in pista ci hanno messo del gioco semplice, il carattere e la riuscita in power play, dopo che nel primo tempo di domenica erano andati sotto per 0-3 sulle prime 3 inferiorità numeriche.
A volte basta una rete, trovata con caparbietà o magari in maniera casuale per rilanciare una partita, i bianconeri lo hanno capito riuscendo in una rimonta quasi insperata con la fiducia di nuovo nelle mani.
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