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Lugano

Reazione scarsa e tardiva, il Lugano rimane in balia del Davos

DAVOS – LUGANO

5-3

(3-1, 2-0, 0-2)

Reti: 3’04 Kessler (Ambühl) 1-0, 5’35 Kousal (Lindren, Marc Wieser) 2-0, 14’15 Ambühl (Kindschi, Schneeberger) 3-0, 17’49 Martensson (Fazzini, Klasen) 3-1, 30’11 Dino Wieser (Simion, Lindgren) 4-1, 35’35 Corvi (Simion, Paschoud) 5-1, 42’37 Lapierre (Hofmann, Ulmer) 5-2, 46’51 Sannitz (Lapierre, Chiesa) 5-3

Note: Vaillant Arena, 5’419 spettatori. Arbitri Kurmann, Prugger; Progin, Wüst
Penalità: Davos 5×2′, Lugano 6×2′

DAVOS – Prendete la partita contro il Bienne di martedì e trasferitela alla Vaillant Arena. Ora, invece di uno svantaggio di una sola rete da recuperare, mettetecene 4 di gol, e abbozzate la stessa reazione di una decina di minuti vista contro i seeländer. Il risultato? La conferma che ciò che si è visto alla Resega qualche giorno fa per 2/3 di gara (i disastri) era solo stato celato da una vittoria nata in qualche minuto d’orgoglio come per nascondere la polvere sotto il tappeto.

Stavolta ai bianconeri non è bastata quella solita tardiva sveglia a toglierli d’impiccio, non è bastata la carica della linea di Hofmann a incerottare le ferite, non è bastato perché il Lugano prima di svegliarsi ha dovuto subire 5 reti alla Vaillant Arena, di cui 4 frutto di regali dell’epifania.

Lo dicevamo appena finita la partita contro gli uomini di McNamara: il registro dovrà cambiare, perché non sempre potrà andare bene, e prima o poi si rimane scottati. Chiesa e compagni, non paghi di quel rischio corso, ci sono ricascati alla grandissima presentandosi in terra grigionese con un’attitudine difensiva da mettere i brividi.

Passi che anche Merzlikins possa sbagliare prendendosi dei rischi, e non è certo quel regalo, per quanto clamoroso, a far cadere troppe colpe sul portiere bianconero, dato che poi si è saputo riscattare con degli interventi spettacolari e difficili per cercare di evitare la figuraccia ai suoi.

Chiamato agli straordinari dai compagni, crollati dopo pochi minuti con il 2-0 di Kousal, il lettone è stato uno dei pochi a mantenere un certo livello di competitività durante l’arco dei 60′, ma poco ha potuto quando i suoi difensori si aprivano come le porte automatiche dei grandi magazzini la vigilia di Natale.

Forecheck inesistente, sofferenze immani su quello avversario, errori di una banalità disarmante e soprattutto, tanta passività, nessun segno di orgoglio. Il primo periodo è stato qualcosa di agghiacciante per quanto spazio abbia avuto a disposizione il Davos per attaccare e trovarsi in 2 o 3 contro 1 nello slot, per i dischi persi da Klasen e compagni in zona neutra, per gli errori di posizionamento dei propri difensori.

Un autentico disastro arrivato alla pausa su un 3-1 che sapeva pure di sollievo, con tutti i rischi corsi dal Lugano contro un Davos che pure non incanta, e che ha i suoi bei problemi da risolvere.

Fino al 5-1, a parte qualche scorrazzata del blocco di Hofmann, Fazzini e Bertaggia, tra i pochissimi a interpretare la partita dall’inizio alla fine come andrebbe fatto, il match è stato un monologo gialloblù, con i padroni di casa oltretutto falcidiati dalle assenze e con soli 3 stranieri in pista.

Eppure per 40′ sembrava di assistere a un match fra due squadre agli estremi opposti in classifica, con i grigionesi a manovrare in velocità come se il ghiaccio fosse semideserto, e il Lugano costantemente dietro, in un ritardo frustrante e logorante, con una panchina di nuovo immobile e pure in balia degli eventi.

Per quanto degna di nota, la reazione del terzo tempo, ancora una volta, va ricordata dai giocatori per l’attitudine che va messa in pista dai primi minuti (ma veramente occorre ancora farlo presente?) ma nello stesso tempo va dimenticata da chi la userebbe come argomento per tentare di abbellire un quadro della situazione pesante e preoccupante.

Il Lugano si trascina gli stessi problemi da mesi, è stato illusorio credere che la reazione di dicembre potesse aver cambiato le cose, perché il “panorama” ce l’hanno tutti sotto agli occhi. Una squadra che non sa essere squadra se non quando è con l’acqua alla gola o le cose sono già decise, una squadra che non ha più nemmeno la sicurezza dei propri leader (Klasen irriconoscibile e per certi versi anche comprensibilmente, ma gli altri?) che non ha un legame tra i reparti e la cui guida tecnica, di nuovo, mostra grossi limiti nella lettura delle partite.

Manca poco ai playoff, e a questo punto vien da chiedersi se questa squadra possa risolvere in poche settimane dei problemi che si trascinano da mesi, e soprattutto se sia in grado di lottare con il coltello tra i denti nel fango colloso che caratterizza la durissima lotta per i playoff.

Sarà che da mesi si scrivono le stesse cose per questa squadra, con sole pochissime eccezioni di un entusiasmo comunque molto celato dietro ai sentimenti prudenti (ad oggi più che giustificati visti i risultati) e si rischia di passare per trituratori di buoni propositi e di non vedere il buono in bicchieri ormai semivuoti.

Il rischio c’è ma ancora a gennaio stiamo parlando del Lugano (ripetiamo: del Lugano, non propriamente di una squadretta) che in trasferta ha preso sonore scoppole per tutta la Svizzera, che si ritrova con la peggior difesa del campionato nonostante in porta presenti uno dei migliori portieri della lega.

Parliamo sempre del Lugano quando descriviamo l’assenza di gioco e la confusione, parliamo del Lugano quando quando lo vediamo subire il gioco da almeno 8 squadre dello stesso campionato. Eh no, non è normale dover parlare così del Lugano.

Pessimismo? Catastrofismo? Forse, ma qualche dubbio ce lo si conceda, di fronte a una squadra che intristisce e che si è intristita.

fattore2VENTI MINUTI DI ORDINARIA FOLLIA: Purtroppo ci si è fatto il callo sul Lugano da trasferta, e a Davos il peggio si è consumato nel primo tempo.

Errori su errori, attitudine rinunciataria e tanta confusione, tanto è bastato perché la velocità di manovra del Davos trovasse il terreno perfetto per scatenarsi e praticamente chiudere il match prima della pausa. Poco altro da dire, e questo sinceramente deve far riflettere.

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