LUGANO – ZUGO
4-5
(2-1, 2-3, 0-0; 0-1)
Rigori: Martschini, Zangger, Gardner, Immonen
Note: Resega, 5’787 spettatori. Arbitri Hebeisen, Stricker; Abegglen, Fluri
Penalità: Lugano 7×2′, Zugo 6×2′ + 1 x rigore (Schlumpf)
LUGANO – C’è rammarico, ed è ancora poco, tra i corridoi antistanti lo spogliatoio bianconero, le facce sono scure e consapevoli di aver buttato un’occasione grande come una casa. Proprio così, perché bisogna esser onesti, il Lugano visto all’opera dal pareggio di Hofmann fino alla prima pausa è stato il miglior Lugano offensivamente parlando da settimane a questa parte.
Chiariamoci: i bianconeri non hanno proposto hockey “champagne”, ma perlomeno sono tornati a essere squadra e a lavorare con compattezza e convinzione, sbagliando ancora molto certo, ma è stato il più grosso passo avanti dopo la preoccupante prestazione di Langnau.
La sola reazione al solito gol incassato per primi è bastato per far capire che forse tra Chiesa e compagni un pizzico di orgoglio potesse ancora far capolino, e questo orgoglio, questa voglia di essere squadra vera con pur tutti i difetti del caso, è la cosa migliore che potesse capitare ai bianconeri.
Purtroppo l’orgoglio non sempre va a braccetto con la malizia, il mestiere e la furbizia, ciò che invece non manca alla squadra di Kreis, capace di resistere per due frangenti di quasi 2′ l’uno in doppio box play, e fare poi una prima differenza con 3 reti da manuale del cinismo e del mestiere.
Cinico lo Zugo (o semplicemente ha fatto ciò che andava fatto dal suo punto di vista) ma soprattutto sciagurato il Lugano a lasciare sul posto quelle due occasioni irripetibili, alle quali si è aggiunto il rigore di Reuille, per allungare nel risultato e cercare di mettere in cassaforte la partita.
Con la partita almeno raddrizzata da Chiesa (che lavoro di Bertaggia sulla porta) il sentore che tutti percepivano era di un’occasione persa in maniera incredibilmente ingenua e sciagurata, che col passare dei minuti si sarebbe trasformata in tempo a favore degli ospiti.
Dopo quei 40′ di ordinaria follia le squadre si sono ritirate in un game plan decisamente più prudente, prima che nei minuti finali e nell’overtime si riscatenasse il caos.
Lo Zugo che spreca un power play a 2′ dal termine dei tempi regolamentari, il Lugano che lo imita nell’overtime e Klasen che in calo di lucidità va a regalare una superiorità anche agli ospiti nel prolungamento con Merzlikins erettosi a baluardo insormontabile. Almeno fino ai rigori, dove il solo Gardner riesce a segnare mentre il portiere bianconero deve arrendersi ai tre dello Zugo, e la punizione per tanto spreco è servita.
Un passo avanti sul piano della personalità e del carattere, nonché dello spirito di squadra, gli stessi errori in uscita dal terzo e sotto porta e, infine, un’incredibile mancanza di cattiveria quando il momento migliore per chiudere il match o perlomeno di indirizzarlo sulla propria strada ti capita non una, bensì due volte.
Ripetiamolo pure, giocare con tante assenze è difficilissimo, diventa addirittura frustrante quando in partita perdi pure Brunner (di ritorno al gol dopo 2 mesi) e Fazzini, ma gettare al vento una partita del genere porta un rammarico che si spera non avrà conseguenze sul carattere ritrovato dalla squadra.
Perché alla fine è solo questo che può permettere al Lugano di risalire e cercare continuità, ossia ritrovare quel carattere che era e doveva essere marchio di fabbrica dei ragazzi di Shedden e di cui oggi parliamo come manna dal cielo se Klasen e compagni lo mostrano in una partita su 5.
I bianconeri lottano contro gli avversari e contro se stessi, le proprie ingenuità e gli errori che si ripetono come facessero parte del DNA, ma l’impressione è anche che i continui cambi di Shedden e alcune scelte sul minutaggio dei giocatori facciano parte di tutto l’insieme delle difficoltà di questo Lugano.
Un Lugano che deve fare mea culpa e mangiarsi le unghie fino al gomito, ma almeno un Lugano che un piccolo passo avanti lo sta facendo, e sarebbe inutile star qui a rigirare il coltello nella piaga dei problemi, occorreva dare almeno un segnale sul piano caratteriale e qualcosa è stato fatto.
Però che peccato, che peccato davvero.
In 16 minuti di tempo tra il finale del primo periodo e metà partita il Lugano ha avuto a disposizione praticamente 4 minuti in doppia superiorità numerica in due parti e pure un rigore.
Risultato parziale scaturito in quel quarto d’ora abbondante? Un bel 1-3 in favore dello Zugo. Il Lugano la partita l’ha poi portata ai rigori, ma solo questo rimane un delitto con tutte quelle possibilità.
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