GINEVRA – AMBRÌ
2-3
(1-0, 0-1, 1-1; 0-1)
Note: Les Vernets, 6’907 spettatori. Arbitri Oggler, Vinnerborg; Küng, Stuber
Penalità: Ginevra 3×2′ + 1 x rigore (Spaling), Ambrì 2×2′
GINEVRA – La miglior partita della stagione, semplicemente. All’Ambrì Piotta si chiedeva di giocare un match completo oramai da quella prima uscita stagionale all’Hallenstadion di Zurigo, che per molti aspetti era rimasta sinora la prestazione più solida dei biancoblù, ma dopo tante incertezze e svarioni la squadra di Kossmann a Les Vernets ha veramente oliato gli ingranaggi ed iniziato a funzionare con una sintonia sinora sconosciuta.
A fine partita sono arrivati due punti, esattamente come la sera precedente al termine del match contro il Bienne, ma la prestazione fornita dall’Ambrì al cospetto del Ginevra è stata di ben altra caratura. Certo, una rodine non fa primavera, ma finalmente si è vista una squadra ben organizzata, compatta, concreta e che è scesa in pista con il necessario senso di responsabilità.
Il fatto di trovarsi di fronte ad un Ambrì diverso lo si era capito sin dai primi cambi, quando un ottimo forecheck ed un paio di tiri pericolosi erano stati seguiti da un boxplay giocato senza sbavature, evitando così che il momentum cadesse – quasi come da tradizione a Les Vernets – nelle mani dei padroni di casa.
Nel primo tempo i biancoblù hanno preso le misure, mantenuto il Ginevra lontano dalla porta protetta per l’occasione da Descloux, e che con il passare dei minuti hanno iniziato anche a macinare gioco, sempre in maniera intelligente e ordinata. Ordine che però è venuto meno al 17’01, quando Fransson è stato dimenticato tutto solo nello slot. Lo svedese ha punito l’Ambrì praticamente sull’unico errore commesso dagli ospiti nei primi 20 minuti, episodio che poteva far temere che quanto di buono fatto sino a quel punto potesse cadere come un castello di carte. Niente di tutto questo, non stavolta.
Scaldati i guantoni di Mayer con una bella occasione per Lhotak – che poco dopo conquisterà il primo powerplay di serata – l’Ambrì ha costruito quanto bastava per reclamare legittimamente il gol del pareggio. La rete non è arrivata nonostante una prima fase in superiorità giocata molto bene dalla prima unità speciale, e nemmeno un rigore conquistato ed eseguito (malamente, va detto) da Berthon ha portato al gol, ma la segnatura leventinese era sicuramente nell’aria.
A firmarla è stato così Jelovac, al suo secondo gol della settimana (aveva già segnato alla Resega), a conferma degli enormi progressi fatti dal difensore. All’ex Bienne è stata data incondizionata fiducia e gli è stato permesso di commettere tanti errori nella prima fase di campionato, ma nelle ultime settimane i miglioramenti sono stati innegabili. Il modus operandi è apprezzabile, nella speranza che in futuro anche ai giovani talenti ora a Biasca sia concessa l’opportunità di compiere lo stesso percorso.
Trovato l’1-1 i biancoblù hanno continuato a giocare con linearità, pur concedendo di tanto in tanto qualche tiro un po’ troppo pulito al Ginevra. Proprio in quelle occasioni è salito in cattedra un ottimo Descloux, tra gli eroi di serata per diverse parate decisive, a cui si aggiunge una serie di rigori “in bianco”, che lo ha visto chiudere la porta in faccia agli ex compagni Rubin, Almond e Loeffel.
Nel terzo tempo è però tornato a farsi vivo lo “spettro” degli special team, con il gol di Almond con Fora penalizzato che aveva riportato il pensiero al recente passato, quando powerplay e boxplay deficitari avevano affondato sistematicamente la squadra di Kossmann. Con due superiorità ed un rigore fallito, d’altronde, il sospetto era fondato, ma anche il Ginevra se messo sotto pressione si è dimostrato incline all’errore, ed ecco che allora Lhotak ha potuto firmare il secondo gol in due giorni, insaccando tutto solo dallo slot.
Nell’overtime è poi successo letteralmente di tutto. I padroni di casa hanno avuto sul bastone almeno tre limpidissime opportunità per chiudere la sfida, ma un Descloux eccezionale ed un po’ di fortuna hanno permesso alla porta biancoblù di sopravvivere alla scossa d’urto. Sull’altro fronte si è invece sviluppato addirittura un 3-contro-0, con Fuchs e Fora completamente soli al cospetto di Mayer, ma il difensore ha sparato alto. Occhi al cielo, che errore!
Nei rigori però l’Ambrì è stato perfetto ed ha trovato tre gol su altrettanti tiri, mentre sull’altro fronte Descloux ha concluso al meglio la sua serata abbassando la saracinesca. Un ottimo modo per mettersi in mostra davanti ai suoi due coach – McSorley e Kossmann – con la speranza che possa essere schierato più spesso, perchè il suo futuro promette di essere brillante, ovunque esso sia.
Tra le note stonate della serata c’è invece Mäenpää, apparso l’elemento più incline all’errore individuale e che qualche disco pericoloso lo ha infatti regalato al Ginevra. Il finlandese appare ancora fuori sincrono rispetto al resto della squadra, ma tra un preseason passato quasi tutto a guardare e il recente infortunio, con lui bisognerà avere pazienza.
Una rondine non fa primavera, si diceva, ma dopo tre prestazioni da “abbastanza buono” finalmente ne è arrivata una che davvero ha convinto in toto. Non sarà una squadra così dotata, questo Ambrì, ma se gioca con ordine e senso di responsabilità altre soddisfazioni non tarderanno ad arrivare.
Tutte e quattro le linee hanno saputo dare un contributo in termine di forecheck, e questo ha permesso all’Ambrì di mantenere alto il suo livello di energia sul ghiaccio di Ginevra, dove il successo mancava da sei partite. Era dalla prima giornata all’Hallenstadion che i leventinesi non giocavano così compatti… Qualcosa è davvero cambiato?