ZUGO – LUGANO
5-0
(3-0, 1-0, 1-0)
Note: Bossard Arena, 6’756 spettatori. Arbitri Mollard, Prugger; Gnemmi, Küng
Penalità: Zugo 9×2′ + 2×10′ (Holden, Diem), Lugano 13×2′ + 2’10 (Ulmer, Ronchetti)
ZUGO – Il risultato finale è di quelli pesanti ma, alla luce di quanto si è visto sul ghiaccio, è difficile trovare delle attenuanti o perlomeno degli spunti che possano rendere la pillola meno amara di quanto non sia ora.
Non se ne trovano perché il Lugano, con colpe un po’ di tutti tranne pochi, è tornato a mostrare quei lati della sua personalità che avevano già fatto molto male in passato e che si credeva fossero ormai alle spalle. Niente di tutto ciò parrebbe, perché i fatti a cui si fa riferimento sono quei black out che portano spesso e volentieri a subire reti in rapida sequenza (13 secondi per la doppietta di Lammer) e a subire pericoli appena l’avversario varca la linea blu offensiva.
Ma andiamo con ordine, a partire dalla formazione bianconera che, nonostante la vittoria di forza della sera prima, ben poco ha convinto vista la disposizione dei suoi interpreti, a partire da Lapierre messo in prima linea al posto di Zackrisson. È risultato palese ai più che il lavoro di Martensson e la classe di Klasen possano essere sfruttate al meglio solo con un finalizzatore al loro fianco, e il coach canadese sembra aver colto la cosa almeno nell’ultimo tempo della partita di Zugo, quando Bürgler è andato a piazzarsi con i due svedesi.
Oltretutto l’interpretazione della gara su binari molto muscolari (che ci starebbe anche) ha impedito che il Lugano potesse sfruttare le proprie qualità tecniche, dato che le incursioni di Wilson e Lapierre si sono rivelate armi a doppio taglio. Il numero 25 ha sì tolto dal ghiaccio per 12′ Holden, che proprio in quei momenti era uno degli spauracchi peggiori per la disattenta difesa ospite, ma sui suoi 4′ di penalità lo Zugo ha chiuso la contesa con il 4-0 di Klingberg.
Tornando a Holden, proprio il canadese aveva appena messo a segno il 3-0 a 4 secondi dalla prima sirena, sfruttando assieme alla doppietta di Lammer delle amnesie piuttosto clamorose della difesa bianconera, quando fino alla prima rete la partita era su binari piuttosto equilibrati.
Quei blackout hanno letteralmente segato le gambe al Lugano, mandandolo in confusione e lasciando che il nervosismo prendesse il sopravvento nella partita – ancora una volta gestita malissimo dagli arbitri, fiscali con poco e permissivi con colpi duri – facendo il gioco dei padroni di casa.
Dopo il 4-0 lo Zugo ha gestito perfettamente l’incontro correndo pochissimi pericoli, rintuzzati da uno Stephan in grande serata, e Shedden ne ha approfittato per dare degli accorgimenti alle linee che sono sembrati più logici, con Lapierre arretrato al centro della seconda linea e Bürgler all’ala dei due svedesi, con Gardner tornato nel bottom six. Scelte più logiche e forse più funzionali (sulla carta, non siamo certo allenatori…) ma ormai tardive, lo Zugo aveva ormai già vinto la contesa, sia sul piano del risultato che del gioco, e da metà partita via è stato semplicemente un trascinarsi verso la sirena finale.
Una sconfitta figlia di errori grossolani nel primo tempo sfruttati alla grande dallo Zugo, con l’aggiunta di scelte perlomeno opinabili nel line up dei primi blocchi da parte dello staff tecnico. Nonostante la vittoria della sera prima è risultato abbastanza chiaro come Klasen, oltretutto in gran forma, soffrisse la mancanza di un attaccante di razza che sapesse dove piazzarsi per ricevere i suoi passaggi, e che Lapierre, nonostante un ottimo lavoro in forecheck, fosse fuori ruolo e fuori posto al fianco del topscorer.
Di drammi se ne fa sicuramente a meno, certo è che una riflessione occorre da parte non solo della squadra a proposito di certe amnesie, ma anche dallo staff tecnico che deve capire quale squadra vuole costruire con questi giocatori. Doug Shedden ha a disposizione 6 stranieri con caratteristiche diverse, ma con esigenze anche diverse per poter rendere al massimo, e nelle ultime settimane stanno emergendo quei giocatori come Fazzini che meriterebbero occasioni importanti.
Il Lugano ora deve trovare un equilibrio, di gioco e di line up, magari dare un turno o due di riposo a chi come Wilson è col fiato corto dopo gli alti minutaggi in situazioni di difficoltà e dare nuove opportunità a chi come Zackrisson e soprattutto Sondell ne ha bisogno come l’ossigeno.
Dopo un inizio equilibrato e senza l’intensità della sera precedente, la difesa bianconera si è aperta come le acque del Mar Rosso, concedendosi alla velocità e al tocco degli attaccanti di casa, andati letteralmente a nozze. Soli 13 secondi per fare 1 e 2, pochi minuti per fare 3 e un altro paio per fare 4, partita chiusa al 22’45. Tutto troppo facile.