MOSCA – La finalina delle deluse, o meglio, della grande delusa di fronte alla “sorpresa” degli USA, ha visto i padroni di casa consolarsi parzialmente vincendo la medaglia di bronzo contro gli storici rivali.
Una rivalità che va aldilà delle sfide sportive, e quella sul ghiaccio delle piste di hockey è nata nel periodo della guerra fredda con i pochi, ma epici, duelli mitizzati dal “Miracle on ice” di Lake Placide 1980.
Oggi le due superpotenze politiche e militari si affrontano in climi – almeno quelli sportivi – decisamente più blandi, resi morbidi dal grande flusso negli ultimi decenni dei giocatori allora sovietici e oggi russi verso la NHL.
E quella per il terzo posto di questi Mondiali è stata una sfida che sulla carta è apparsa quasi impari, nonostante l’exploit dei giovani americani contro la sciagurata Repubblica Ceca, ma almeno qui, senza più grossa pressione (sarà un caso?) la Russia ha fatto la Russia. Gli USA sono apparsi forse anche un po’ affaticati rispetto agli avversari, più mobili e reattivi nel pattinaggio, ma soprattutto più bravi nel creare e sfruttare le proprie occasioni.
Portatisi fin sul 4-0 già a metà partita per le reti di Voynov, Mozyakin, Telegin e Dadonov, il russi non hanno permesso agli americani di cercare lo slancio almeno emotivo nemmeno dopo il 4-1 di Vatrano, andando a trovare il quinto gol con Panarin al 35’.
Entrati meglio in pista nel periodo conclusivo, Auston Matthews e compagni non avevano più nulla da perdere, e ancora Vatrano ha cercato di rilanciare i suoi con la rete del 5-2 al 43’.
Nulla da fare contro una Russia più sicura di se stessa, e il 6-2 di Mozyakin dopo il lavoro di Datsyuk – che da star quasi 38enne è andato a cercare un disco dietro la porta da fare vedere nelle scuole di hockey – ha definitivamente chiuso i conti e regalato il bronzo alla formazione di casa.
Per gli USA il quarto posto rimane un buon risultato vista la giovane selezione, con ben 6 giocatori provenienti dalle leghe universitarie e un paio dalla AHL, il cui punto più alto è stata l’eliminazione nei quarti della fin lì imbattuta Repubblica Ceca.
Gli uomini di Znarok ovviamente non possono essere soddisfatti di questa medaglia “onorevole”, il Mondiale casalingo era assolutamente da vincere. La Russia è mancata proprio contro l’altra grande favorita Finlandia, dimostrando che sul piano del gioco di squadra e della solidità del gruppo non è al livello di altre squadre, talentuose ma meno corazzate.
Con l’uscita a sorpresa della Repubblica Ceca c’era infatti un avversario in meno sulla strada di Ovechkin e compagni, ma anche il mancato e sperato apporto del fenomeno dei Capitals ha avuto il suo ruolo in questo fallimento, segno che la mentalità s’ha ancora da cambiare.