LUGANO – BERNA
2-3
(0-0, 2-1, 0-1; 0-1)
Note: Resega, 7’800 spettatori (tutto esaurito). Arbitri Kurmann, Massy; Bürgi, Wüst
Penalità: Lugano 8×2′, Berna 8×2′ + 1×10′ (Roy)
LUGANO – Come un pugile andato al tappeto più volte, ma sempre rimasto almeno su un ginocchio, capace di colpire anche da terra, ma alla fine arresosi alla freschezza e al ritmo indiavolato dell’avversario.
Spinto all’angolo nell’overtime, il Lugano ha dato segni di cedimento subito dopo quei secondi residui di power play bernese oltre il 60’, e ha arrancato parecchio, sperando di arrivare ai rigori.
Non ci è arrivato il Lugano, perché Scherwey ha deciso di punire Merzlikins – fin lì di nuovo grandioso nei suoi interventi – 10’ prima di quell’esercizio in cui i bianconeri sanno di essere bravi, ma il Berna sapeva anche che il momento era quello buono per infilare il gancio decisivo.
A fare la sostanziale differenza tra le due squadre è stata alla fine la maggior freschezza degli ospiti che, non come alla Postfinance Arena, ha fatto da tamburello del ritmo di gioco, ma ancora una volta il Lugano è stato bravo a resistere e a rialzarsi.
Fin dall’inizio c’era il sentore che gli orsi siano arrivati a questa finale più in palla dei bianconeri, impedendo ai padroni di casa di iniziare con la consueta e voluta spinta, creandosi invece più occasioni anche di Klasen e compagni, colpendo pure un palo in entrata con Pascal Berger.
Ed è infatti stata una partita durissima, per tutti, ma soprattutto per i bianconeri, degna di una finale per ritmo e intensità, ricca di colpi proibiti già nel primo tempo – due bagarre di cui una che ha coinvolto almeno 7 giocatori al 15’ – e che purtroppo, di nuovo, gli arbitri hanno dimostrato in pieno di non saper controllare.
Dopo i primi 10’ che sembravano ambientati in un saloon di Amarillo nel 1890, Massy e Kurmann hanno cominciato a fischiare – sorvolare – in maniera incomprensibile per tutti, quasi a caso verrebbe da dire, e ancora una volta, con una certa mania di protagonismo hanno avuto la loro decisa parte in un match che andava lasciato giocare alle due contendenti.
Fa gridare alla rabbia in particolare l’intervento di Moser su Brunner nei minuti finali, con il bernese a disarcionare il bastone dalle mani del numero 98 pronto al tiro davanti a Stepanek.
Va dato atto ai bernesi di aver protetto bene il portiere ceco, apparso insicuro e a volte intervenuto alla “evviva il parroco” su diversi tiri dei bianconeri, ma alla fine più efficace degli attaccanti di casa. In particolare Martensson, Bertaggia e Fazzini hanno avuto sul bastone delle ottime possibilità per colpire, ma la fretta e magari un certo tremolio alle mani ha impedito ai ragazzi di Shedden di elevarsi a livelli di cinismo visti contro Zugo e Ginevra.
Martensson redivivo dopo una partita in ombra a Berna, ma a corto di idee sono sembrati piuttosto Klasen e Pettersson, più prevedibili del solito e con il numero 71 ottimo per pattinaggio e intensità di gioco ma sempre chiuso da almeno due giocatori quando si preparava al tiro.
A risultare la migliore linea sul ghiaccio è così stata la terza di Lapierre, Sannitz e Julian Walker, capaci con la loro forza di contrastare l’urto bernese e anche pericolosi in attacco.
E qui cade proprio il punto di questa partita: se la linea “bang-bang” del Lugano è stata quasi l’unica ad emergere con continuità è perché il ritmo e l’intensità proposti dal Berna rischiano di soffocare i bianconeri, che ora dovranno andare ad imporsi alla Postfinance Arena.
Il compito non appare assolutamente impossibile, dati gli exploit delle scorse settimane, ma la sicurezza del Berna comincia a fare paura, perché più la partita si protrae in parità, più va a favore degli orsi stavolta, che dispongono di un serbatoio di riserva.
E se l’andazzo sarà quello di Gara 2 di martedì, sarà bene che il buon Elvis si prepari a una nuova serata di straordinari.
IL RITMO DEL BERNA: Aldilà dei gravi errori arbitrali – da non soprassedere comunque – sul piano del gioco la squadra di Leuenberger di nuovo ha giocato di più e con maggior ritmo, mettendo sotto i bianconeri sempre di più a partire dal 50’.
I difensori di Shedden sono sembrati i più in difficoltà, e con il cambio di campo nell’overtime, tra Furrer, Chiesa e Ulmer, solo loro sanno la fatica che hanno fatto per uscire al cambio.
Un ritmo impressionante quello messo in pista dal Berna, che non ha mollato per un solo secondo il martellare continuo in testa ai bianconeri. Se la serie proseguirà con questi ritmi, ne resterà solo un ancora in piedi.
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