LUGANO – L’ambiente è euforico, il pubblico ci crede, la squadra è motivatissima. Ma sa anche che nulla è ancora deciso, e che a separare i bianconeri dai festeggiamenti ci saranno ancora sudore, duri colpi da incassare e partite tiratissime da vincere.
Lo è consapevole Gregory Hofmann, autore del gol che ha deciso Gara 1: “Non dobbiamo essere troppo euforici per aver vinto la prima partita, visto che non è stata sicuramente la nostra migliore. Ancora una volta abbiamo dimostrato di saper rialzare la testa quando incassiamo delle reti, e siamo consapevoli che lavorando duro si viene premiati. Sabato lo siamo stati con quei due gol fondamentali a fine secondo tempo, che hanno girato la sfida”.
Arrivati all’ultimo atto dei playoff e con l’inno nazionale che viene suonato e cantato prima delle partite, fatica e dolori passano in secondo piano: “Avevamo tanta energia, soprattutto dopo la doppietta di Brunner – ha spiegato Hofmann – e con questa mentalità possiamo fare qualcosa di speciale. C’è da migliorare, soprattutto a livello difensivo, dobbiamo giocare come nel primo tempo, quando eravamo presenti con forza in tutte le zone della pista”.
Campione svizzero un anno fa a Davos, Hofmann è inoltre consapevole che anche a livello di linea lui ed i compagni Brunner e Bertaggia possono e devono fare meglio: “Non abbiamo fatto una grande partita, ed abbiamo faticato per tutto il match. Certo, abbiamo trovato il gol decisivo, grazie ad un bel passaggio di Alessio e allo spazio che ho avuto per andare al tiro da buona posizione… La partita aveva un ritmo da vera finale, c’è tantissima intensità e dobbiamo migliorare”.
Un ultimo appunto Hofmann l’ha dedicato ad Elvis Merzlikins, in alcuni frangenti meno lucido del solito, ma capace di essere decisivo nel finale di partita: “Elvis durante tutto l’arco dei playoff è stato grande! Chiaramente non tutte le partite sono state facili, ma ricordiamoci che è molto giovane e c’è dunque da togliersi il cappello per quello che sta facendo. Nel finale Conacher ha lasciato partire un tiro che sembrava dover entrare, ma il suo guantone era pronto. Ci dà tantissima energia vederlo giocare”.