LUGANO – Anche Doug Shedden finalmente sfoggia un largo sorriso, il coach bianconero è visibilmente felice della finale raggiunta dai suoi ragazzi, e per un attimo – ma molto breve – si è pure goduto i cori della curva nord e gli applausi del pubblico: “Un ambiente incredibile, la squadra ha sentito la spinta del pubblico, era una giornata troppo bella per essere sprecata con un’altra sconfitta. Veramente tutto bello, ma non abbiamo vinto nulla, non accontentiamoci e continuiamo a lavorare in attesa del Berna.”
Una vittoria con un rigore all’overtime, ancora una partita soffertissima ma finalmente il Lugano ha saputo sfruttare il fattore casalingo:
“Certo, ma avete visto che squadra il Ginevra? Non mollano mai, nemmeno quando sembrano stanchi. Probabilmente una delle squadra più difficili e “fastidiose” da incontrare nei playoff. È vero che avremmo dovuto sfruttare meglio le superiorità numeriche ma abbiamo giocato contro il miglior box play del campionato, che si muove in maniera estremamente aggressiva.”
Al suo arrivo a Lugano, Doug Shedden ha trovato una squadra completamente allo sbando, senza fiducia, senza carattere, che sembrava sull’orlo di una stagione fallimentare. A ormai 5 mesi di distanza tutti elogiano e riconoscono le capacità dei bianconeri, ma soprattutto l’unità di questo gruppo. Giocatori più anziani e giovani che si completano, stranieri che giocano a tutta pista, ragazzi come Dal Pian recuperati completamente sul piano della maturità dopo essere stati “messi da parte” per un certo periodo. “Il gruppo che abbiamo è una cosa di cui andare fieri, quando sono arrivato la squadra era sfiduciata, e se ora siamo rimasti in due a giocarci tutto, vuol dire che qualcosa di buono è stato fatto. Gli stranieri e gli altri leader stanno dimostrando a tutti di essere oltre che ottimi giocatori anche degli uomini, che hanno deciso di salire sul treno e di condurlo, perché senza i grandi giocatori non puoi arrivare da nessuna parte”.
I grandi giocatori, come sottolinea Shedden, ma anche quelli un po’ fuori dagli schemi, come Maxim Lapierre, un intuizione per un giocatore che dopo essersi liberato dal Modo in Svezia aveva una decina di squadre sulle sue tracce, tra cui lo stesso Ginevra.
Giocatore inusuale per tipologia da vedere in LNA, spesso criticato – se non odiato – dagli avversari, Lapierre è diventato un vero idolo della Resega, capace di attirare la tensione e le “cure” degli avversari su di lui per sgravare i compagni e destabilizzare chi ha di fronte. Sarebbe però riduttivo descriverlo solo in questa maniera, perché il numero 25 si è mostrato pure uno specialista degli ingaggi e del lavoro nello slot, come si è visto sul pareggio di Hofmann al 59’45” di Gara 5 a Ginevra.
L’opinione di Shedden in merito al canadese non può essere che positiva, visto anche quello che ha portato dentro lo spogliatoio: “Mi piace definirlo un cannibale, nei playoff si trasforma e diventa una macchina, prende colpi durissimi, blocca dischi pericolosi e va a cercare anche i colpi sporchi degli avversari, un vero uomo squadra che non ha paura di nulla. Inoltre il suo carattere nello spogliatoio ha portato responsabilità e motivazione, e ha catturato tutti.”