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Ambrì Piotta

Il Lugano riprende la marcia casalinga, Ambrì al sesto KO filato!

LUGANO – AMBRÌ

4-2

(0-1, 1-0, 3-1)

Reti: 7’55 Fuchs (Birbaum) 0-1, 39’12 Pettersson (Klasen) 1-1, 41’35 Sidler (Bastl) 1-2, 41’47 Fazzini (Hofmann) 2-2, 56’21 Klasen (Pettersson, Sannitz) 3-2, 59’49 Klasen 4-2

Note: Resega, 7’800 spettatori (tutto esaurito). Arbitri Vinnerborg, Wiegand; Fluri, Wüst
Penalità: Lugano 4×2′, Ambrì 4×2′

LUGANO – Che fosse imprevedibile vien già da dirlo solo perché si tratta di un derby, se poi ci mettiamo che era la prima partita dopo una lunga pausa e che entrambe le squadre hanno recuperato diversi giocatori chiave, ecco che fare i pronostici del caso resta difficilissimo.

Oltretutto calcolando che le due squadre stanno vivendo momenti opposti, con il Lugano impegnato a rincorrere non si sa con che convinzione il quarto posto, ma soprattutto a preparare i playoff, e con un Ambrì Piotta che i playoff  li sta ancora rincorrendo. Quindi sentimenti di approccio diversi, ma è pur vero che il derby, quello ticinese nessuno vuole perderlo, nemmeno se fosse la più inutile delle partite.

E questa partita effettivamente inutile non era, perché alla fine il Lugano con i tre punti incassati – che cancellano di fatto la sconfitta contro gli ZSC Lions, l’unica nelle ultime 12 partite casalinghe –  gli rimane la flebile ma pur sempre presente speranza di riagguantare il quarto posto, sperando in qualche passo falso di chi lo precede.

E l’Ambrì? Questa sconfitta non sancisce alcuna eliminazione matematica dalla corsa alle otto elette, ma di sicuro getta in mare una grossa ancora che rischia di frenare una nave già di per se insicura nel suo incedere alla ricerca di acque tranquille.

In fondo, come per il Lugano le speranze di guadagnarsi il vantaggio casalingo nei playoff ci sono ma sono sottili, anche per l’Ambrì la condanna non è ancora certa, ma nelle prossime tre partite il primo errore potrebbe essere fatale. Fatale per bianconeri e biancoblù alla stessa maniera, ma per obiettivi diversi.

Lecito quindi aspettarsi una partita incerta e imprevedibile e così è stato, nonostante il Lugano abbia cominciato a spingere sin da subito. Uno sforzo iniziale che però si è rivelato vano dato che come già successo su altre piste, i leventinesi si sono dimostrati cinici, sfruttando una delle poche occasioni del primo tempo per “rompere” il match e portarsi in vantaggio.

Da lì è nata una partita dai contenuti tecnici e soprattutto tattici a dir poco confusa, ed entrambe le squadre hanno spesso sfruttato i turn over altrui per rendersi pericolose in break. Il disordine in pista, portato soprattutto da una zona neutra che era a dir poco terra di nessuno, ha prodotto sì diverse emozioni, ma per entrambi gli allenatori lo spettacolo non era certo strabiliante.

Alla fine a far la differenza è stato un terzo tempo in cui i bianconeri sono stati più bravi a sfruttare le occasioni – tra le quali due pali per parte… – e nel quale gli uomini più rappresentativi hanno preso per mano la squadra. Per questi uomini si intendono soprattutto i tre svedesi, e se Martensson è stato a tratti pasticcione e impreciso, Pettersson e Klasen hanno tolto le castagne dal fuoco.

A volte imprecisi e “mangiadischi”, ma alla fine hanno avuto ragione loro. Due reti per Klasen, tra cui il game winning goal, e la rete del primo pareggio per Pettersson, e se per ora le trame di gioco sembrano imprecise e gli errori sono stati troppi va bene così.

Sul fronte leventinese si è visto un Mäenpää gigantesco, in pista per tantissimi minuti e con la croce sulle spalle, primo portatore di fosforo in impostazione, ma che ha trovato pochissimi interlocutori davanti a sé. Spesso l’Ambrì è riuscito ad arrivare con un uomo in sovrapposizione nel terzo d’attacco, ma è mancato l’ultimo passaggio o il tocco decisivo, soprattutto in quei frangenti in cui il Lugano faceva fatica a ripartire.

Non bene nemmeno i due portieri, non sempre sicurissimo Merzlikins, mentre Zurkirchen poteva e doveva fare di più sulle reti di Fazzini e Klasen.

Difficile dire chi delle due squadre sia uscita meglio dalla pausa, data la partita di difficile lettura, quel che è certo che prima della fase clou della stagione, vada come vada, sia Shedden che Kossmann di materiale su cui lavorare ne hanno molto…

fattore2

GLI STRANIERI D’ATTACCO: Klasen uomo decisivo con le ultime due reti, Pettersson solito infaticabile motorino e autore del pareggio, Martensson ancora “freddo” e Stapleton abulico.

Dall’altra parte un Mäenpää monumentale, Emmerton che viaggia a un paio di sprazzi ogni mezzora, Hall fa il suo compito ma nulla più, Giroux è di troppo. La “sfida” degli stranieri la vince il Lugano 2-1, ma in fondo quei 2, anche se autori di qualche errore di troppo, sono stati quelli che hanno deciso l’incontro, a fronte dei 3 d’attacco dell’Ambrì che una volta di più non riescono ad incidere.

È proprio in queste partite in cui il gioco è da aggiustare che lo spunto individuale dovrebbe fare la differenza, ancora di più in una squadra come l’Ambrì in cui gli stranieri d’attacco, per tradizione, sono sempre stati imprescindibili.

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