LANGNAU – LUGANO
1-4
(0-2, 0-1, 1-1)
Note: Ilfis, 5’873 spettatori. Arbitri Fischer, Wehrli; Küng, Stuber
Penalità: Langnau 8×2′, Lugano 5×2′
LANGNAU – E sono cinque le vittorie consecutive del Lugano, non succedeva da tempo immemore, probabilmente si parla di quasi un anno fa. È il Lugano di Shedden che cresce e trova la sua dimensione, e finalmente il carattere e l’autorità troppo spesso mancate per andare a vincere e imporre il proprio gioco anche sulle piste relativamente “più facili”.
Basti tornare alla prima trasferta alla Ilfis di questa stagione, che ha fruttato due punti che somigliavano più a una rapina che conseguenza di una prestazione convincente. È questo che fa piacere della squadra bianconera, che sia contro Zugo, Berna, Kloten, Bienne, Langnau o chicchessia da qualche tempo riesce sempre ad esprimersi con la stessa attitudine, cambiando magari qualche lettura tattica, ma mettendo sempre in pista lo stesso carattere e la voglia di imporre la propria legge.
Sarebbe eccessivo parlare di vittoria facile, ma non si può nemmeno dire che dopo quel bel primo tempo chiuso avanti di due reti la vittoria di Klasen e compagni sia mai stata in grosso pericolo. Con alla memoria le immagini del primo scontro stagionale, quando DiDomenico – da qualche tempo irriconoscibile, probabilmente spremuto – e compagni erano imprendibili e terribili, i ragazzi bianconeri hanno cominciato sin da subito a mettere in pista forechecking intelligente e pressante, cercando sempre di arrivare su Ciaccio con rapidità e praticità.
E in fondo è così che è nato il risultato finale, grazie alla doppietta di Ulmer con due tiri dalla blu, uno con “l’aiuto” di Ciaccio deconcentrato da Martensson e l’altro con la deviazione decisiva di Weisskopf. Praticità, tiri nel mucchio che qualcosa succede sempre, e velocità di transizione, con l’aiuto di tutti in difesa.
Per tutto l’arco del match non è mai mancato l’apporto fisico alla sfida, ciò che ha impedito agli uomini di Laporte di poter ragionare, e anzi, ciò che spesso li ha fatti innervosire procurandosi delle penalità, a immagine di un DiDomenico con i nervi a fior di pelle, che ha perso lo scontro psicologico con Walker, messosi alle sue caviglie per tutto il match.
L’unica pecca del Lugano è stata quella di non aver saputo chiudere il match quando si sono trovati con 5’ di power play a disposizione, di cui 1’35” in 5 contro 3, ma una manovra lenta e prevedibile ha smarcato solo un paio di volte Brunner o Stapleton davanti a Ciaccio.
Non che la partita non fosse saldamente nelle mani dei ticinesi, ma mettere il quarto gol a 10’ dalla fine avrebbe magari spento del tutto i Tigers, e magari salvato lo shoutout di Merzlikins, caduto per l’unico momento di deconcentrazione. Solo nel periodo centrale i tigrotti avevano spinto per qualche folata in più, ma visti i risultati nulli, la rete di Chiriaev nel finale ha solo fatto da estetica al tabellino.
Un Lugano che ha impressionato in bene per continuità, aggressività e che ha saputo pungere e mettere in difficoltà i Tigers con tutti i quattro blocchi – altro punto a favore della gestione Shedden – e in attesa che Brunner e Stapleton trovino la giusta intesa e gli svedesi tornino concreti, ci pensano i “gregari” a risolvere i match, con quell’argento vivo di Alessio Bertaggia che ci prende sempre più gusto.
Il Lugano guadagna punti, e anche se la linea non è distaccata del tutto, si cominciano a vedere le caviglie di chi sta sopra. Ecco che allora la partita contro il Ginevra di sabato sera è l’occasione per bussare alla porta proprio dei romandi e agganciare il treno delle seconde, con un occhio sempre alle spalle.
LA CONTINUA AGGRESSIVITÀ: Il Lugano ha messo in pista sin da subito aggressività, forechecking e spirito battagliero, senza mai cambiare atteggiamento nemmeno sul 2 o 3 a 0, e questo ha sempre impedito ai padroni di casa di rientrare nel match.
Questo atteggiamento ha impedito ai Tigers di respirare e ragionare, soprattutto alla linea di un DiDomenico a corrente alterna, e bloccati loro, a Laporte non restavano molte frecce al proprio arco. I bianconeri sono cambiati molto in questo senso, e se utilizzati regolarmente a quattro blocchi riescono a rendere in qualunque contesto grazie proprio al giusto atteggiamento.