AMBRÌ – Dopo una settimana contraddistinta da tre sconfitte e conclusasi con il KO nel derby della Resega, Serge Pelletier ha pagato gli scarsi risultati ottenuti in questo inizio di campionato dall’Ambrì Piotta, venendo sollevato dal suo incarico dopo che la sua squadra ha toccato il fondo della classifica.
Serge Pelletier, come si sente a un giorno di distanza dall’esonero?
“Non è mai facile come situazione, un allenatore deve mettere in conto questi avvenimenti, ma logicamente c’è molta amarezza”.
È il secondo licenziamento dalla panchina dell’Ambrì Piotta, sulla quale ha comunque segnato il record di presenze per un coach. Anche per questo fatto rimane legato al club, nonostante la delusione?
“Sì, ovviamente si è formato un legame, sono rimasto qui molti anni e diretto moltissime partite. Farlo su una panchina come quella dell’Ambrì è una cosa che comunque lascia il segno.”
Il presidente Filippo Lombardi ha dichiarato che la decisione era già presa durante il primo turno, ma addirittura Zanatta ha rivelato che Kossmann era stato contattato già a marzo. Lei percepiva questo mancato appoggio da parte della società?
“Sinceramente non so cosa succedesse dietro le quinte, io mi sono sempre concentrato a dare il 120% con i miei ragazzi. La mia testa era sempre rivolta alla squadra, non mi sono mai preoccupato di quello che avveniva in società.”
Durante le scorse settimane si è parlato molto della sua posizione, ma poi è arrivata una vittoria a Kloten dove i giocatori hanno fatto di tutto per vincere. Questo significa che lo spogliatoio è sempre rimasto dalla sua parte?
“Non solo in quella di Kloten, ma anche nella vittoria contro il Ginevra alla Valascia e nella partita persa contro il Davos, dove hanno operato anche una bella rimonta, i ragazzi hanno sempre dimostrato di voler lottare. A loro non si deve rimproverare nulla”.
All’Ambrì veniva spesso rimproverato un power play che non ha avuto progressi negli ultimi anni e una fragilità difensiva costata cara in questo inizio di stagione. Questione di limiti tecnici oppure il messaggio non passava?
“Il power play ha comunque fruttato due reti contro il Ginevra e due contro il Davos, anche se è vero che a Lugano è andato male e non siamo riusciti a sfruttarlo. A termine di paragone vorrei però far notare che le squadre finaliste dello scorso campionato, ZSC Lions e Davos, avevano i peggiori power play della lega”.
Lei aveva in mano anche la direzione sportiva e aveva potuto costruire la squadra nelle scorse stagioni. Il fatto che le sia stato affiancato Ivano Zanatta le ha scombussolato un po’ i piani?
“No, non direi che ha scombussolato i miei piani. Con Ivano ho sempre avuto un ottimo rapporto di collaborazione, anche se purtroppo è durato poco”.
Ci sono delle mosse fatte nel corso di queste stagioni che, se potesse tornare indietro, cambierebbe o non rifarebbe?
“Devo essere sincero: dopo la qualificazione ai playoff di due stagioni fa abbiamo peccato di eccessivo entusiasmo e quel periodo fu gestito male. Ricordo la conferenza stampa di Andermatt per la presentazione della stagione successiva in cui si parlava addirittura di semifinale, e forse lì si caricò troppo l’ambiente che doveva rimanere con i piedi per terra. Per il resto non cambierei nulla, quando sono arrivato ad Ambrì ho preso in mano una squadra che aveva subito 21 sconfitte in 24 partite, e l’ho riportata nei playoff. Ricordo che all’inizio c’erano 2’000 spettatori a partita, mentre nelle ultime stagioni ho rivisto una Valascia spesso stracolma di tifosi”.
Ora ha già dei piani per il futuro? Vorrebbe trovare subito un’altra squadra o si prenderà un periodo di riposo?
“Dal 2012 ad oggi ho dato tutto me stesso per questa società, e per il momento non riesco a pensare di prendere subito in mano un’altra squadra, mi prenderò un periodo di riposo e riflessione. L’unica cosa che tengo veramente a fare è ringraziare la dirigenza, la società, lo staff tecnico e tutti i giocatori, con un saluto e un ringraziamento particolare per i tifosi che ci hanno sostenuti in questi anni.”