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Interviste

Steiner: “A Bienne c’è entusiasmo, identità e alchimia, si punta in alto”

BIENNE – Daniel Steiner ha lasciato il Ticino al termine della scorsa stagione, dopo aver passato due anni a Lugano seguiti da altrettanti ad Ambrì, confermandosi un giocatore sempre alla ricerca di nuove sfide ed ora pronto a diventare parte integrante di una nuova “era” a Bienne, segnata dall’inaugurazione della Tissot Arena.

Autore di 32 punti in 61 partite lo scorso anno con i biancoblù, Steiner ci ha raccontato i suoi primi mesi a Bienne ed alcuni dettagli sulle altre attività che sta portando avanti lontano dal ghiaccio.

Come sta andando la preparazione a Bienne? Come ti sei trovato in questa prima fase con la tua nuova squadra?
“Abbiamo appena concluso la prima fase e, dopo una giornata libera giovedì, inizieremo la prossima a partire da venerdì senza il coach. Finora tutto è andato molto bene, mi è sempre piaciuto allenarmi durante l’estate e sono ancora in ottima forma in rapporto alla mia età. Mi sono pronto per affrontare una nuova stagione”.

Abbiamo visto alcune tue immagini di una scalata in montagna…
“Sì, ho praticato un po’ di alpinismo per prendere qualche boccata di aria fresca e fare il pieno di energie a contatto con la natura. Ho un amico che va molto spesso in montagna e a volte mi porta con lui, ed è sempre una bella esperienza… All’inizio a dire il vero ero un po’ intimorito nel cimentarmi in una scalata, ma poi è andato tutto bene”.

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(© Instagram)

Tornerai a giocare oltre Gottardo dopo quattro anni, due a Lugano e due ad Ambrì… Ti mancherà il Ticino?
“Non lo so, vedremo… Ma spero di no! (Ride, ndr). Spero che sarò felice dove mi trovo ora, anche se naturalmente quando ci si sposta si incontrano molte brave persone e si fanno nuove amicizie, che ci si deve però poi lasciare alle spalle quando si riparte… Ma questo fa parte di come funzionano le cose. Per quanto concerne l’hockey invece la routine è piuttosto simile ovunque si vada a giocare, dunque in quel senso non mi mancherà qualcosa in particolare… Il mio pensiero va piuttosto sulle persone”.

Dal 2005 non sei mai restato per più di due anni nella stessa squadra… C’è un motivo?
“Non saprei dire… Tutto è iniziato a Zurigo, quando mi sono infortunato con una seria commozione cerebrale, circostanza che mi ha dato la motivazione per ricominciare da zero a Rapperswil. Ai Lakers non ero però sulla stessa lunghezza d’onda del coach, dunque sono tornato a Langnau… A quel punto avevo la sensazione di voler provare qualcosa di nuovo, dunque mi sono trasferito negli Stati Uniti, dove non sono però potuto stare per più di un anno per motivi finanziari. Sono così tornato in Svizzera ai Tigers, per poi passare due anni a Lugano… Anche in quel caso sono dovuto partire, visto che i bianconeri stavano cambiando la loro politica e non ho più trovato il mio posto, mentre ho lasciato Ambrì perchè desideravo tornare a giocare più vicino a casa, dove ho amici, famiglia ed un business che ho aperto recentemente”.


(© Y. Leonardi)

Il Bienne è riuscito a portare gli ZSC Lions alla settima partita lo scorso anno… Quali credi debbano essere gli obiettivi della squadra quest’anno?
“Ufficialmente verranno discussi e annunciati tra non molto, quando tutta la squadra sarà riunita sul ghiaccio. Dal mio punto di vista posso affermare che abbiamo un club che è molto professionale e che ha continuato a fare passi avanti, e naturalmente ora con la nuova pista ed i nuovi sponsor si deve puntare un po’ più in alto. D’altro canto bisogna ricordare che dobbiamo lottare in ogni partita per fare i playoff, perché anche facendo tutto nella maniera giusta non c’è la certezza di arrivare tra le prime otto… In questo senso non vedo tanta differenza con l’Ambrì. L’obiettivo devono comunque essere i playoff e poi la vittoria del titolo, perchè è quello per cui tutti giochiamo, non mi piace la mentalità che porta a sottovalutare il proprio lavoro”.

Il Bienne è una delle squadre che ha cambiato di più, con una decina di arrivi e nove partenze… Quali sono le tue impressioni sulla squadra?
“Quello che ha reso speciale questa squadra di recente è stata l’ottima alchimia. Non è oramai un segreto che l’allenatore del Bienne ha l’abilità di ottenere il meglio dai suoi giocatori, ed inoltre c’è una componente importante rappresentata dall’identità del club. Quando si è nuovi in una squadra solitamente si deve trovare il modo di integrarsi, ma qui già dalla prima settimana avevo la sensazione di conoscere tutti da moltissimo tempo”.

Puoi descriverci l’entusiasmo che c’è a Bienne per la nuova pista? Hai già avuto modo di visitare la Tissot Arena?
“Sì c’è molto entusiasmo, anche se stanno ancora terminando alcuni lavori. Durante l’estate abbiamo avuto occasione di visitare la pista con tutta la squadra e siamo curiosi di vedere come sarà una volta ultimata. Sarà bello essere in una nuova arena e scoprire come sarà il nostro nuovo spogliatoio… Ho sentito che stanno facendo ancora dei cambiamenti per dei fraintendimenti con l’architetto, ma tutto sarà pronto per l’inizio della stagione”.

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Oltre ad allenarti, segui anche altri sportivi grazie a XTraining Hockeyfit… Puoi parlarci di questa tua attività?
“È un business che ho creato un anno fa con due amici, in particolare Oliver Tschanz, che in Ticino credo ricordate per aver giocato ad Ambrì nell’anno della finale. Era venuto da me dicendomi che aveva l’opportunità di acquistare un fienile e trasformarlo in una palestra dedicata al fitness e all’attività di preparazione dei giocatori di hockey. Si era rivolto a me sapendo della mia esperienza, accomulata soprattutto quando sono andato a Montreal durante l’estate, dove ho potuto confrontarmi con diverse filosofie. Essere in forma è sempre stata una parte importante del mio gioco. Abbiamo iniziato collaborando con due squadre, mentre ora stiamo lavorando con quattro. Si allenano con noi anche giovani promesse ed altri sportivi che vogliono approfittare dei nostri metodi di allenamento per condizione fisica e forza”.

La palestra sembra davvero particolare…
“Sì, era un fienile vuoto ed abbiamo dovuto come prima cosa ripulirlo completamente. È stato necessario ricostruire tutto il pavimento per renderlo più resistente, e l’abbiamo poi ricoperto con uno speciale tappeto per rendere il tutto ideale per attività come flessioni o salti. Siamo contenti del risultato, c’è anche una piccola fontana all’interno che permette ai giocatori di rinfrescarsi immediatamente se fa troppo caldo o se l’allenamento è troppo duro”.

Un’attività dunque interessante che si affianca a quella di giocatore…
“Sì, credo sia un’opportunità interessante per me per iniziare a lavorare un po’ al di fuori dell’hockey. Mi piace molto ed è un campo in cui ho esperienza, dunque vedremo come andrà. L’obiettivo è sicuramente quello di renderla un’attività professionale per il dopo-hockey”.

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