LUGANO – Dalle sconfitte più brucianti, spesso, emergono le risposte a problemi che sino a lì si credevano risolvibili, e nel caso del Lugano, l’eliminazione ad opera del Ginevra nei quarti ha fatto capire di cosa necessitasse la squadra bianconera.
Nessuna rivoluzione, ma pochi e mirati innesti, d’altra parte una squadra che finisce terza con il proprio record di punti ha una base solida, ma questo Lugano aveva anche degli spigoli da limare.
Più esperienza, furbizia e forza fisica da affiancare ai due fenomeni svedesi, più velocità per proporre con continuità il proprio stile di gioco e infine, ma non meno importante, un allungamento in difesa per sopperire agli acciacchi di chi sente il peso della sfortuna e mille battaglie.
La difesa è una delle più preparate ed esperte dell’intero campionato, equilibrata al punto giusto tra forza fisica, solidità, produzione offensiva ma sempre sul chi vive a causa di alcune fragilità, su tutte quelle croniche dello sfortunatissimo capitan Hirschi. Con il numero 8 fuori fino ad autunno inoltrato, oltre all’incognita sul futuro di Calle Andersson, l’ingaggio dell’esperto e solidissimo Philippe Furrer è un colpo assoluto, in quanto l’ex bernese può sostituire il capitano senza alcun problema, viste le comprovate capacità.
Da Furrer ci si aspetta anche un ruolo importante in power play, soprattutto per la fase di copertura e primo passaggio, dato che lo stesso Andersson manca ancora della continuità necessaria e Ulmer ha avuto molti di alti e bassi quando si pensava potesse fare il salto definitivo tra i top del campionato. Da valutare sarà l’innesto di Colin Fontana, anche se il 18enne difensore di 201 cm dovrebbe giocare soprattutto con gli élite, ma non è da escludere qualche apparizione in prima squadra.
Diverso il discorso del reparto offensivo, che si ritrova con una coperta decisamente lunga. Lunga ma non per forza da sfoltire, dato che avere a disposizione un ipotetico “quinto blocco” è già realtà in diverse squadre di KHL – soprattutto per sopperire alla fatica di lunghe e dispendiose trasferte – ma è anche un sistema utile per mettersi al riparo da infortuni e attuare una rotazione dei giovani, il che significa concorrenza interna e molteplici soluzioni tattiche.
A fare questa rotazione saranno soprattutto i giovani impiegati nel quarto blocco (la famosa porta d’entrata per la prima squadra) con Giovanni Morini e Balmelli a mettere pressione nel ruolo di centro e altri come Dal Pian e Fazzini a dover giocoforza aumentare i propri standard dopo una stagione in chiaro-scuro, affiancati da gente più esperta come Sannitz, Reuille e Kostner.
L’arrivo di Mårtensson permette a Fischer di arretrare altri centri, nel caso Steinmann, facendo guadagnare al bottom six qualità e copertura. Qualcuno avrà forse storto il naso dopo la stagione dell’ex aviatore – comunque uno dei migliori attaccanti per efficienza difensiva – ma va ricordato che Steinmann è un centro difensivo estremamente intelligente, che rende al massimo in blocchi più “operai”.
Steinmann potrebbe quindi ricoprire il ruolo di centro del terzo blocco, ipoteticamente tra Walker e Bertaggia, costituendo una linea molto equilibrata, dotata di forza fisica, acume difensivo e pericolosità in attacco, date le caratteristiche del giovane Alessio.
Le prime due linee offensive sono quelle che fanno già sognare i tifosi bianconeri, anche per ciò che si è visto la scorsa stagione, con i 100 e rotti punti messi a segno da Klasen e Pettersson, la classe cristallina di Filppula e la progressione di Brunner. Proprio gli ultimi due citati potrebbero venire quasi messi nella voce “acquisti”, ma non perché nuovi alla realtà bianconera, ma perché entrambi troveranno, si spera, stabilità nei propri blocchi.
Brunner, arrivato a dicembre in ritardo dcon la preparazione, potrà dimostrare il suo valore sin da subito, e Filppula avrà al suo fianco l’attaccante svizzero probabilmente più forte dell’intero campionato che potrà sfruttare la sua innata visione di gioco. Lo stesso finnico, la scorsa stagione è stato costretto da infortuni, partenze e cambi di blocco ad avere al fianco gli stessi compagni solo per manciate di partite, pur riuscendo a dimostrare lampi di classe assoluta.
A completare il secondo blocco dovrebbe quindi essere Hofmann – soluzione che sembra la più logica ma che non ha ancora la conferma di Fischer – che porterà, energia, velocità e le capacità offensive sviluppate nel suo soggiorno nei Grigioni.
Partito Mclean, amato dai tifosi ma ormai non più in grado di reggere certi ritmi dettati dal suo ruolo dispendioso, è sicuro al 99,99% l’impiego di Mårtensson tra Klasen e Pettersson, con l’esperto fresco campione di KHL che dovrà portare copertura difensiva, forza fisica, ingaggi vinti e intelligenza tattica.
Praticamente lo svedese dovrà garantire il lavoro che sinora aveva svolto con grande successo tra Kovalchuk e Thoresen, un compito fondamentale che a Lugano la scorsa stagione nessuno ha mai dimostrato di poter portare tra i due fenomeni, satbilizzando così un reparto offensivo che sulla carta in Svizzera forse non ha pari.
Terminando il discorso “in porta”, Manzato ha confermato di essere un portiere di solidissime basi tecniche, che ha sviluppato grande equilibrio e continuità, e ricordando un certo Ronnie Rueger, chissà che a cavallo dei 30 anni e con l’aiuto di Leo Luongo non possa diventare quel portiere vincente che a Lugano manca da troppo tempo.
Da Merzlikins, dopo una stagione buona ma nella quale è stato frenato nella sua progressione da vicende private e da forse un po’ troppa pressione, ci si aspetta un salto di qualità, in fatto di calma e concentrazione. Se ci riuscirà, il Lugano avrà a piena disposizione uno dei portieri più talentuosi della sua generazione in Svizzera e contribuirà a formare una coppia (fondamentale) che farà dormire sonni tranquilli a tutti.
E lo staff tecnico? Andersson ha dimostrato di saper preparare il reparto difensivo alla perfezione, il suo carisma “silenzioso” è una parte fondamentale anche per Fischer e di assistent coach così esperti, capaci e conoscitori dell’ambiente non si può fare a meno e va ricordato che il “Vichingo” ha avuto un ruolo fondamentale nel mercato grazie ai contatti esteri.
Patrick Fischer dal canto suo ha finalmente a disposizione la “sua” squadra, quella con cui non si può sbagliare e con la quale puntare fino in fondo. Per riuscirci, da lui ci si attende più equilibrio nei line up, un’accurata gestione dei giovani e più furbizia, quella che solo col tempo si può acquisire, anche subendo dolorose sconfitte.
La “macchina” Lugano appare praticamente quasi all’apice della sua costruzione, e con il giusto lavoro da parte di tutti, contando anche sulla buona sorte che è sempre fondamentale, quella bianconera assomiglia sempre più alla “corazzata” che tutti attendono da anni ai massimi vertici.