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Interviste

Nodari: “A Losanna sento molta fiducia, lotteremo per le semifinali”

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(© Fabien Perissinotto)

LOSANNA – Dopo aver fatto la trafila delle giovanili del Lugano e aver esordito in LNA con la maglia bianconera, Matteo Nodari è passato al Rapperswil nella stagione 2012/13, prima di essere ingaggiato dalla sua attuale squadra, il Losanna.

Con la compagine diretta da Heinz Ehlers ha disputato 21 partite la stagione scorsa, mettendo a segno due assist.  Ci siamo intrattenuti con lui per dare uno sguardo al campionato, alla sua carriera e ai suoi obiettivi futuri.

Matteo Nodari, domanda banale ma doverosa, come va la preparazione a Losanna?
“Sta andando bene, abbiamo un buon preparatore atletico che sa come sviluppare gli allenamenti e in questo periodo stiamo facendo parecchi pesi e circuiti. Ora inseriremo la corsa e la resistenza, così da passare dalla fase di attività e sforzo muscolare alla condizione”.

Hai firmato un contratto fino al 2019 con il Losanna, significa che c’è stata subito fiducia reciproca fra te e la società…
“Quando c’è stato da firmare con il Losanna ho visto che c’era un progetto e che volevano puntare su di me, per questo ho accettato un contratto così lungo. Io a Losanna mi trovo benissimo, anche se arrivando la scorsa stagione in pieno campionato inserirsi in corsa nel gruppo non è stato facile. Ora però facendo la preparazione dall’inizio assieme a tutta la squadra le cose andranno sicuramente sempre meglio”.

Dopo un’ottima prima stagione a Rapperswil, dove sei stato per un certo periodo anche il topscorer, nella scorsa sei passato dopo poche settimane al Losanna. Si era rotto qualcosa?
“La prima stagione è andata benissimo, ma nella successiva ho sofferto per una pubalgia che mi portavo dietro da tempo e ci sono stati problemi a livello medico, con l’operazione e il suo decorso. Ad agosto 2014 sentivo ancora dolore e lo staff tecnico non era contento di questo, rendendo la situazione problematica e lì qualcosa si ruppe anche con l’allenatore. Il fatto poi che vennero a sapere che io avevo già firmato con il Losanna li indusse a trasferirmi subito”.

Durante la tua permanenza nel canton San Gallo, c’è mai stata la possibilità, o il pensiero da parte tua di tornare in Ticino?
“È chiaro, essendoci nato e cresciuto, per me parlare di Ticino sarà sempre una questione di cuore, ma anche di professionalità. Da Lugano sono partito io, ma mi avevano fatto capire che non avrei avuto spazio e che quindi sarebbe stato inutile per me restare a “marcire”, quindi ho scelto una strada diversa. Credo che comunque due soli anni via dal Ticino non siano sufficienti, in questo senso sono felice di aver firmato per quattro, che diventeranno sei sommati a quelli di Rapperswil, e mi permetteranno di crescere anche dal profilo umano”.

I primi playoff disputati dal Losanna sono stati una sorpresa, ma quelli della scorsa stagione una bella conferma. Per quest’anno, “basterà” di nuovo la qualificazione tra le prime 8, oppure visti anche gli ingaggi di Walsky e Danielsson si vuole fare un passo avanti?
“Siamo una squadra abbastanza completa, con una difesa solida e un portiere molto forte… Forse è in attacco che dovremmo essere più bravi sottoporta ed è per questo che sono stati ingaggiati Danielsson e Walsky, e lo svedese in particolare è uno scorer che ci servirà molto. Per quanto riguarda i playoff l’obiettivo sono le semifinali, viste le due eliminazioni consecutive in gara 7 dei quarti”.

Lo chiediamo a un difensore: sempre più squadre adottano un quartetto di stranieri di soli attaccanti… Significa che gli allenatori sono sempre più bravi tatticamente o che gli svizzeri sanno prendersi più responsabilità?
“Trovo che noi abbiamo una difesa solida e non abbiamo bisogno di rinforzarla con gli stranieri. Credo sia una tattica giusta, anche guardando ad esempio il Lugano, bisogna che ai giocatori svizzeri sia data fiducia e, con un allenatore bravo nel gestire il gioco di squadra, i risultati ci sono”.

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(© Fabien Perissinotto)

A 27 anni sei nel pieno della maturità agonistica e in queste stagioni fuori dal Ticino sei cresciuto sotto tutti i punti di vista. Ti sei mai aspettato una convocazione in Nazionale, anche solo per i camp allargati?
“Come ho sempre affermato la Nazionale è il mio sogno, ci credo sempre anche se so che avvicinandomi sempre di più ai 30 anni le possibilità calano. Dopo la mia bella stagione a Rapperswil sarei stato felicissimo anche solo di partecipare a degli allenamenti. Di sicuro finché giocherò a questi livelli continuerò a credere nel sogno di vestire la maglia della nazionale Svizzera”.

Diamo un ultimo sguardo nel tuo cantone: come vedi le ticinesi quest’anno?
“Sul Lugano non c’è niente da dire: già la scorsa stagione era una bella squadra e quest’anno con Hofmann e Martensson è ancora più forte. Sono usciti due volte di fila ai quarti con il Ginevra, che è una squadra tosta, ma sono convinto che con un altro avversario sarebbero andati avanti, anche se nell’hockey non si può mai dire. Per quanto riguarda l’Ambrì spero che abbiano azzeccato gli stranieri, che per loro sono importantissimi, ma anche a livello svizzero si sono rinforzati. Kamber è fortissimo, io personalmente lo reputo uno dei migliori centri svizzeri, che in fatto di passaggi e power play vale quasi come uno straniero. In difesa è arrivato il giovane Fora, che è bravo, e il mio grande amico Sven Berger, con cui ho giocato a Rapperswil, un bravissimo difensore. Spero per lui e per i suoi compagni che sia una buona stagione quella dell’Ambrì”.

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