ZURIGO – Come vincere una partita tirando 14 volte il disco in porta contro le 38 dell’avversario. Semplice: fare in modo che tra quei 14 tiri ce ne siano abbastanza buoni da essere decisivi. Tutto troppo facile, perché dietro alla vittoria del Davos in quel di Zurigo c’è ovviamente altro.
Su tutti un Leonardo Genoni praticamente straordinario, baluardo (quasi) insormontabile per gli attaccanti di casa, i quali sono riusciti a battere il portiere di origine bleniese solo due volte nel terzo periodo. Prima di questo tante occasioni sprecate dai padroni di casa, dominatori del gioco ma anche molto imprecisi, sia nel reparto avanzato che in difesa.
(PHOTOPRESS/Ennio Leanza)
Infatti il Davos, con estremo cinismo, nel periodo centrale aveva sfruttato due svarioni dei padroni di casa per andare sin sullo 0-2, errori causati anche dal forechecking sempre altissimo messo in atto dai gialloblù sui portatori del disco zurighesi.
Nel primo caso una spettacolare discesa di Ambühl aveva trovato il benestare della difesa dei Lions, con Tallinder che nell’occasione non ha fatto un gran figura (eufemismo) e nel secondo un disco gestito con leggerezza da Wick e un paio di compagni e recuperato da Schneeberger è stato buttato in fondo al sacco da Corvi con un bel tiro al volo.
Lo ZSC ha avuto il merito di non farsi tagliare le ginocchia da quel micidiale uno-due, ma ha ripreso a macinare ghiaccio e gioco, ma soprattutto ha cominciato a farlo con convinzione e precisione mettendo sotto una difesa grigionese salvata in varie occasioni da un Genoni straordinario. Da rivedere nel caso specifico la parata del cerbero grigionese su un’incursione di Cunti a botta praticamente sicura.
I Lions la rimonta sono comunque riusciti a completarla grazie alle reti in rapida successione di Shannon e Geering tra il 45’e il 48’, mettendo il match su un piano decisamente diverso.
La sfida è continuata con lo stesso leitmotiv fino al 60’, quando si è materializzato il primo overtime di questa serie di finale. Qualche schema saltato negli ultimi minuti, un paio di schermaglie in contropiede, ma nulla più, nessuno ha voluto prendersi rischi inutili, tantomeno un Davos che col passare dei minuti ha perso Redenbach, Lindgren e Axelsson per svariati infortuni.
I rigori, dunque, e con un Genoni del genere la vittoria del Davos sulle trasformazioni di Walser e Du Bois è sembrata quasi persino “normale”.
Il Davos ha costruito la vittoria soprattutto grazie a un Genoni straordinario e a un grande cinismo, oltre alla capacità di non crollare nei momenti di più grande spinta zurighese.
A questo punto del campionato la forma conta poco, la sostanza è tutto.