DAVOS – AMBRÌ
6-0
(1-0, 2-0, 3-0)
Note: Vaillante Arena, 3’279 spettatori. Arbitri Popovic, Vinnerborg; Espinoza, Kovacs
Penalità: Davos 5×2′, Ambrì 3×2′ + rigore provocato da Birbaum
DAVOS – Una vittoria a Davos era ritenuta impresa quasi proibitiva visto lo stato di forma dei gialloblù, una delle formazioni più in palla del momento. In molti si auguravano però che l’Ambrì avrebbe rispolverato il suo spirito combattente dopo le delusioni delle ultime settimane, lottando dal primo all’ultimo minuto della sfida. Quello andato in scena nei grigioni è stato però un assolo degli uomini di Del Curto che, pur non dandosi troppo da fare, si sono liberati degli spenti e senza carattere leventinesi con un eloquente 6-0.
Di crisi forse non si può ancora parlare – escludendo il Rapperswil, tutte le sconfitte sono giunte contro avversarie di caratura superiore – ma l’involuzione in termini di gioco e di impegno dei sopracenerini è davanti agli occhi di tutti e fa sorgere qualche dubbio a riguardo dell’aria che tira in spogliatoio.
Se nelle ultime partite i biancoblù hanno perlomeno provato ad imporre il loro gioco per qualche scampolo di partita, alla Vaillant Arena gli uomini di Pelletier sono giunti privi di qualsiasi mordente e si sono lasciati da subito schiacciare dai locali.
Pur nelle rare occasioni in cui Duca e compagni sono entrati in possesso del disco la clamorosa regressione in termini di gioco è stata evidente, con il puck spesso spedito senza una precisa ragione negli angoli alle spalle di Genoni (alle assi poi erano sempre i davosiani a recuperarlo) e una miriade di passaggi sbagliati. Nemmeno con l’uomo in più sul ghiaccio i ticinesi sono riusciti a rendersi pericolosi ed anzi, nell’arco dell’incontro, sono state probabilmente di più le occasioni in cui i padroni di casa hanno sfiorato il gol in shorthand che i tiri in porta degli special team leventinesi.
Logica conseguenza di questa pochezza il punto del vantaggio del Davos messo a segno da Marc Wieser, bravo a deviare da due passi un tiro partito dalla linea blu. Ulteriormente storditi dallo svantaggio i leventinesi hanno definitivamente smesso di provarci, non impensierendo Genoni sostanzialmente fino alla fine del match.
In situazioni come queste i (presunti) leader dovrebbero prendere per mano i compagni e trascinarli con foga verso una reazione, ma in questo Ambrì di veri condottieri al momento non sembrano essercene. Giroux affonda nel marasma generale, Aucoin è semplicemente un fantasma, Hall predica nel deserto e Bouillon fatica ancora ad incidere. Gli unici impulsi arrivano come sempre dal giovane Grassi (l’unico sufficiente della serata insieme a Zurkirchen), che con la sua terza linea non può però davvero impensierire una corazzata come quella di Arno Del Curto.
Un Del Curto che al contrario del suo collega può contare su un contingente straniero di buon livello, come dimostrano le doppiette messe a segno da Lindgren e Axelsson a cavallo tra il secondo ed il terzo tempo. La prima marcatura del top scorer finlandese è emblematica della disperata situazione difensiva dell’Ambrì: a retroguardia schierata il disco passa attraverso a due giocatori e giunge all’attaccante completamente solo nello slot, che insacca senza problemi.
A chiudere poi l’opera di demolizione ci ha pensato nuovamente Marc Wieser, che con un improbabile appoggio da posizione impossibile ha battuto per la sesta volta uno Zurkirchen, probabilmente logorato dalla serata. Il cerbero biancoblù ha fatto il possibile per mantenere in partita i suoi ma, lasciato il più delle volte completamente in balia degli avversari da un reparto arretrato pasticcione e spesso fuori posizione, nulla ha potuto.
Se la situazione non fosse ancora abbastanza chiara, questa partita ha definitivamente confermato che qualcosa nell’ambiente biancoblù non va. Non sappiamo se i problemi siano prettamente mentali, fisici o se semplicemente la squadra non sia completamente compatta a livello di spogliatoio. Quello che è lampante è che esprimendosi sul ghiaccio in questo modo i playoff sono null’altro che una chimera e pure il pubblico potrebbe presto reagire di conseguenza.
Venerdi a Zugo sarà un’altra sfida molto difficile. Ci si augura che la squadra intera si faccia un proverbiale esame di coscienza e torni a giocare con quella sorta di fuoco sacro che da sempre caratterizza l’Ambrì. Perdere ci può stare, ma venire sconfitti senza nemmeno provarci è semplicemente inaccettabile.