LUGANO – Ripensando a soli 365 giorni fa e alla situazione in cui versava la squadra bianconera fa rabbrividire. Ben 15 punti in meno, 11esima posizione in classifica, le polemiche riguardanti alcuni giocatori e la messa in discussione dello stesso Patrick Fischer. Ora, a un anno di distanza da quei fatti, possiamo dire tranquillamente che è stato un male necessario.
È vero, è stato giocato poco più di un turno, ma è evidente, guardando anche aldilà dei risultati puramente numerici, che passare da quei momenti bui ha scrollato di dosso da squadra e società diversi pesi e cambiato arie eccessivamente viziate. Lo si percepisce già dai vertici della società, molto più compassati e defilati, passando per un allenatore molto più rilassato – occorreva anche capire la situazione in cui si trovava da neofita – e una squadra che scende sul ghiaccio da gruppo vero e che ha un impianto di gioco preciso e accattivante.
Mai come in queste prime settimane di campionato si intravvede un’unità di intenti così compatta, un ambiente entusiasta del presente e di ciò che riserverà il futuro. Se occorre fare il punto della situazione sportiva dell’Hockey Club Lugano, quei citati 15 punti in più rispetto allo stesso periodo della stagione 2013/14, dicono già molto, ma non abbastanza.
Il Lugano di questo primo scorcio di stagione è una squadra in crescita costante, che viaggia sulle ali dell’entusiasmo, pur con qualche sbandata, ma che ha ancora enormi margini di miglioramento, come dimostrato da certe inopinate sconfitte, su tutte quella del derby giocato alla Valascia. Sconfitte figlie di un atteggiamento che ha denotato sin troppa sicurezza nei propri mezzi, ma che si spera servano anche di lezione, perché siamo sicuri che la bruciatura di quella rimonta subita in Leventina brucerà ancora parecchio nell’animo di molti giocatori e anche dello stesso Fischer. Certo non ci si poteva aspettare che il Lugano fosse già una macchina perfetta, d’altra parte le “mancanze” di questa squadra erano ben conosciute, e anzi, per il momento la situazione può dirsi forse anche più rosea del previsto.
Uno stile di gioco che diverte, nel pieno stile di Fischer, sfrontato e spettacolare in attacco, senza però transigere sulla fase difensiva, con il risultato di aver ridonato per il momento la fama di fortino alla Resega, pista che solamente lo Zugo all’overtime ha saputo espugnare sulle 6 partite casalinghe sin qui disputate. Nel mezzo alcuni dei citati passaggi a vuoto, i campanelli di allarme suonati contro il Bienne ma rimasti inascoltati fino alla caduta del derby, per poi riprendersi e ricominciare con l’invidiabile media di più di 2 punti a partita.
Errori e passaggi a vuoto che possono infastidire ma non devono preoccupare, perché sono normali conseguenze di una squadra largamente rinnovata e ringiovanita e, si sa, l’esuberanza e la voglia dei giovani viene spesso pagata con l’incostanza. Giovani giocatori che non hanno avuto paura, che si sono subito integrati anche grazie alla saggezza di Fischer e Andersson e che soprattutto stanno dando una profondità alla panchina che equivale a puro ossigeno dopo il sovraffollamento dell’infermeria degli ultimi giorni.
Abbiamo visto giocare Gianluca Zanzi e Loris Müller con autorità e sicurezza nella partita contro il Losanna, e un Riccardo Sartori che impiegato a dosi ben studiate sembra un veterano per la classe e il pattinaggio che mette in pista. E poi i vari Balmelli, Fazzini e Dal Pian che continuano nella loro crescita assieme a un Merzlikins che per forza di cose legate al ruolo e alle aspettative vive con una pressione sulle spalle non indifferente, e allora gli va perdonato qualche gol evitabile se poi sfodera prestazioni come contro i campioni dello ZSC o parate come quella nei secondi finali della sfida al Losanna.
Il dualismo con Manzato sembrava l’ideale, ma il numero 84 ha forse mostrato qualche lacuna di troppo. Le buone notizie non si fermano logicamente ai giovani, ma proseguono con i dati alla mano di una campagna acquisti che sembra dare ottimi frutti, e se sui vari Klasen – a volte vuole strafare, ma che spettacolo – e Filppula c’erano pochi dubbi, a far particolarmente piacere è la veloce integrazione di Steinmann, giocatore perfetto per il gioco voluto da Fischer, poco appariscente ma estremamente intelligente, veloce e instancabile lavoratore con e senza il disco.
Di Chiesa si sapevano i miglioramenti avuti in quel di Zugo, e i mugugni suscitati al suo ritorno sono stati zittiti da prestazioni pulite ed efficaci, come testimonia il +5 nel suo tabellino. L’altro nuovo arrivo svizzero, Kuonen, è in crescita, gli occorrerà altro tempo dopo il mesetto trascorso al camp in Svezia, ma anche su di lui le impressioni sono oltremodo incoraggianti.
Impossibile non arrivare al capitolo riguardante Pettersson, anima e cuore di questa squadra, incredibile per impegno, leadership e presenza in pista, oltre che sul tabellino. Qualcuno lo aveva pure bollato troppo presto come “semplice” lavoratore, ma con una spalla come Klasen al fianco sta rivivendo i fasti delle sue stagioni al Frolünda, e la media di 1 gol a partita va a tacere, semmai ce ne fosse bisogno, qualche errore costato caro, dimostrando l’imprescindibilità del giocatore che ha avuto il miglior impatto sulla squadra da anni a questa parte.
Sul suo “gemello” Linus Klasen poco da dire: spettacolo, concretezza, punti e pure una buona attitudine al back checking rimasta nascosta. Il numero 86 non è nemmeno ancora al massimo del rendimento, lo si attende a una maggior continuità, e quando il gioco svizzero sarà totalmente assimilato da parte sua, i tifosi potranno solo sognare. Stessa cosa sostanzialmente per Filppula, che ha cominciato la stagione in una linea poco produttiva accanto a Walker e Steinmann, prima che gli mettessero al fianco Eric Walsky.
Il finlandese sta dimostrando la sua grande visione di gioco e un intuito ben sopra la media ma la vera rivelazione del campionato bianconero è l’ex ginevrino. Walsky è passato da giocatore incompiuto a “5° straniero”, grazie a una sicurezza nei suoi mezzi ritrovata. Reti decisive, assoli spettacolari e tanta qualità col disco sul bastone. Raramente lo svizzero-americano è stato così produttivo, e sta parzialmente coprendo quella lacuna alla voce “scorer svizzeri” di cui tutti erano consapevoli.
Una nota a parte è dedicata a Brett Mclean: spesso inconsciamente “dimenticato” in favore dei più famosi compagni nordici, il canadese si dimostra professionista esemplare, giocatore instancabile e probabilmente senza pari nel gioco di disturbo nello slot, come la sfida contro il Losanna ha dimostrato. Gli altri fanno spettacolo? Lui ripaga con tanto lavoro, reti pesanti e ingaggi vinti.
Un riassunto di queste prime settimane che delinea un quadro generale decisamente positivo. La squadra non è ancora completamente una “grande”, ma è solida, unita e non va più in panico se rimane sotto con il punteggio, e soprattutto sa imporre con autorità il proprio gioco, adattandolo se necessario all’avversario. Se la fase offensiva funziona a meraviglia, a volte manca continuità in difesa, anche se il rimane di prim’ordine, ma i rientri di Kparghai e Ulmer potranno ridare ossigeno a un reparto che per il momento attende di rivedere il miglior Schlumpf, quello che si era meritato persino la convocazione in nazionale, ma protagonista di un inizio di stagione piuttosto tribolato.
I tifosi bianconeri possono stare tranquilli, le premesse per un campionato ai vertici ci sono tutte, e la qualità della squadra la si nota anche quando in infermeria ci sono ben 8 titolari. Le lacune rimarcate, legate soprattutto a cali di concentrazione o eccessiva sicurezza, sono spigolature per le quali c’è tutto il tempo e le condizioni ideali per intervenire, senza che si esasperino (come solito a queste latitudini) 3 sconfitte oltre il 60’ o senza che ci esalti troppo dopo qualche vittoria. Ora è tempo di regolare la carburazione e mettere fieno in cascina, più in là ci sarà il tempo per esaltarsi o disperarsi.