LUGANO – ZUGO
2-3
(1-2, 0-0, 1-0; 0-1)
Note: Resega, 5’125 spettatori. Arbitri Piechaczek, Wehrli; Fluri, Espinoza
Penalità: Lugano 3×2′, Zugo 6×2′
LUGANO – Quanto deve aver bruciato perdere il derby permettendo una tale rimonta all’Ambrì Piotta? Tantissimo, sicuramente, ma i tifosi bianconeri speravano bruciasse il necessario perché la squadra di Fischer apprendesse una lezione, dato che il giochino col fuoco messo già in scena sabato scorso contro il Bienne non aveva dato i frutti sperati.
Quale fosse la lezione da imparare sulla gestione del risultato è tanto ovvia quanto ancora poco incisa nella mente di Hirschi e compagni, consapevoli che tali passi falsi costano partite, punti e fatiche. La possibilità di ripetere l’esame era comunque pronta – e che esame – dato che alla Resega è venuto a far visita lo Zugo, squadra che ha iniziato il campionato sulla falsa riga dei bianconeri, ossia in modo positivo ma con qualche lacuna da smussare. Squadra anche simile per tipologia quella guidata da Kreis, dotata di grande talento offensivo, velocità e diversi giovani.
Fischer per l’occasione ha potuto riavere con sé i “tirocinanti” Kuonen e Balmelli, con il vallesano che ha subito preso il posto dell’acciaccato Reuille nel quarto blocco, mentre il ticinese è stato iscritto come 13esimo attaccante. Turn over in porta, dove Merzlikins ha raccolto il testimone di Manzato, apparso insicuro nella sfida della Valascia.
Di sicuro l’inizio della sfida della Resega ha rispecchiato i minuti finali della Valascia, con un Lugano distratto e colpito due volte a freddo da Martschini, con Merzlikins impreciso nella seconda occasione. Il punteggio di 0-2 dopo meno di 4’ ha spaventato un po’ tutti, Fischer compreso, che ha subito cercato le contromisure. Rotazione di 13 attaccanti, compreso Balmelli e alcune rotazioni dei centri.
Fortuna che ci ha pensato un irrefrenabile Klasen a dare speranza ai bianconeri, che hanno ripreso fiducia e ritmo, cominciando a macinare gioco in maniera continua. La rete del numero 86 ha quindi dato gas alla partita, resasi equilibrata, veloce e molto intensa, grazie al gioco espresso dalle due contendenti. Passato un periodo centrale più “calmo” con lo Zugo impegnato a gestire il gioco e il Lugano guizzante in break ma poco pericoloso, si è dovuto attendere il terzo tempo per rivedere una partita spumeggiante e ritmata.
Ad approfittarne è stato – ma che novità… – Fredrik Pettersson con un tiro dalla blu in power play al 50’, grazie anche al grandissimo lavoro di McLean davanti a Stephan. Nel finale è successo poi di tutto, con il Lugano in power play negli ultimi 2’, che concede un break allo Zugo che porta al dubbioso annullamento della rete dopo il visionamento del video. Tutti tranquilli? Ma neanche un po’, dato che poi è toccato a Pettersson sedersi sulla panchina dei penalizzati a cavallo del supplementare. Penalità che ha portato purtroppo per lui e per il Lugano la rete decisiva di Suri al 61’25”.
Il Lugano ha messo in pista il meglio sul lato offensivo, guidato dai due fenomeni svedesi e da un Filppula molto mobile, ma è stato grazie anche al lavoro di giocatori come McLean, Steinmann e Walker se lo Zugo è andato spesso in difficoltà affidandosi a Stephan. Purtroppo il periodo del Lugano porta con sé errori a volte anche banali, dettati da distrazione e imprecisione, soprattutto in fase di ripartenza in difesa e nella zona neutra.
Anche Merzlikins è apparso un po’ a corrente alternata, dato l’intervento un po’ così sul secondo gol di Martschini e il big save su Holden nei minuti finali. Buona complessivamente la prova della difesa, su tutti Vauclair e Schlumpf, gli errori citati raramente erano frutto di schemi sbagliati ma soprattutto individuali.
Tutto sommato, aldilà della sconfitta, è stata una buona partita quella del Lugano, contro un avversario simile per potenzialità e stile di gioco. Le tossine del derby sono state probabilmente già evacuate, come dimostrato dallo sforzo non indifferente per arrivare al pareggio, ottenuto con lavoro, pazienza e una bella dimostrazione di forza. Il tempo per correggere gli errori c’è tutto, e con una squadra che ha già un ottimo e solido assetto, e con una panchina tanto lunga il lavoro paga sempre con i risultati.
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