GINEVRA – LUGANO
3-4
(2-1, 0-2, 1-0)
Rigori: D’Agostini, Klasen, Pettersson
Note: Les Vernets, 6’092 spettatori. Arbitri Mollard, Stricker; Dumoulin, Rohrer
Penalità: Ginevra 6×2′, Lugano 5×2′ + 1×5′ (Walker) + 1×10′ (Maurer) + 1×20′ (Walker)
GINEVRA – Quando Chris McSorley ha piazzato a centro pista Noah Rod per tirare il rigore – a quel punto decisivo – contro Elvis Merzlikins, tutti hanno pensato la stessa cosa, ossia che non può non averlo calcolato, quella vecchia volpe. Tutti si sono ricordati del giovane ginevrino che ha fatto sedere il portiere bianconero in gara 5 degli ultimi quarti di finale ed eliminato i bianconeri. Ma stavolta ad avere la meglio è stato Merzlikins, che ha parato il rigore – invero tirato con un pizzico di supponenza – e regalato i due punti al Lugano.
Chi di rigore ferisce di rigore perisce, si potrebbe dire, ma prima di arrivare a questo epilogo, in mezzo c’è stata una partita dal sentore molto primaverile, piuttosto che di fine estate, soprattutto per la verve e l’energia messe in pista dalle due squadre.
Confermata la squadra in toto tranne che per l’annunciato avvicendamento tra Manzato e Merzlikins, Patrick Fischer ha messo in pista una formazione decisa a vendicarsi sulla pista delle Vernets, e se non fosse stato per quei disgraziati minuti iniziali in cui è successo veramente di tutto, per un Lugano solido, veloce e per buona parte del match padrone del gioco la posta piena sarebbe stata più che meritata.
Riassumendo l’inizio partita si devono inserire tutti gli episodi che potrebbero capitare in un’intera serie di play off, partendo dall’inutile penalità di 2’ + 10’ colta da Maurer dopo 122”, passando dall’altra pesantissima penalità di 5’ e di partita sul conto di un Walker frustrato per uno sgambetto a suo favore non fischiato, arrivando poi alle due reti granata intercalate da un penalty fallito da Walsky… Tutto questo è capitato in poco più di 7 minuti, tanto per far capire quanto ultimamente quella tra Ginevra e Lugano sia diventata più di una semplice sfida di campionato.
Le due reti confezionate da Taylor Pyatt, pochi mesi fa avrebbero potuto scrivere la scena di un film già visto, ossia di un Ginevra in estasi e un Lugano in picchiata, ma siccome l’estate ha cambiato il volto delle due squadre, la musica è stata diversa. La rete di Pettersson poco dopo metà tempo ha infatti rimesso in carreggiata i bianconeri, che con il passare dei minuti hanno preso in mano il pallino del gioco, contro un Servette pericoloso in qualche contropiede ma incapace di dominare come faceva quando aveva tra le sue fila i vari Lombardi e Daugavins.
Come già successo nella sfida precedente contro il Rapperswil, il Lugano ha fatto vedere le cose migliori nel periodo centrale, nel quale ha dominato la scena, ribaltando il risultato con Klasen in 5 contro 3 – prima rete per lo svedese – e con l’irrefrenabile Pettersson in 5 contro 4, oltre a sprecare ancora diverse occasioni che avrebbero potuto mettere una meritata distanza sui padroni di casa.
Una sola rete di scarto che è stata colmata dopo soli 36” nel periodo conclusivo da Rubin, lasciato libero di tirare in back hand nello slot, con il Ginevra sceso sul ghiaccio con molta più rabbia in corpo. Alcuni brividi nei rimanenti minuti del terzo tempo, senza che le squadre siano riuscite a segnare, anche se i padroni di casa hanno avuto l’occasione d’oro a meno di 2’ dal termine, quando Merzlikins, calcolando male i tempi di uscita, ha travolto Bezina regalando ai padroni di casa un power play, per fortuna non sfruttato.
Nell’overtime un paio di occasioni per parte, la più limpida per Steinmann, ma alla fine si è andati ai rigori. Il solo D’Agostini per il Ginevra è riuscito a battere Merzlikins, mentre per i bianconeri hanno segnato Pettersson con il suo famoso slap dallo slot e Klasen con una finta tutta da rivedere per stick handling, calma e velocità d’esecuzione. A decidere l’incontro però è stata la sfida già raccontata tra due ventenni, Merzlikins e Rod. La vendetta, seppur sotto forma di una sola partita, è servita.
Il Lugano da trasferta colpisce come faceva nei mesi passati, su una pista sempre difficile e decisamente sfavorevole anche tradizionalmente ai bianconeri. Aldilà di quei pazzi primi 10’ il Lugano è apparso meglio impostato del Servette, ha preso in mano il gioco e dominato per buona parte dell’incontro. Non inganni il fatto che abbia segnato solo il blocco di Klasen e Pettersson, perché tutti le linee offensive sono in grado di creare gioco e pericoli, ma vuoi la fretta e l’imprecisione, i vari Steinmann, Walsky, Fazzini, Mclean e Murray hanno mancato le loro occasioni.
Difesa solida, box play che ha tenuto finché ha potuto, power play finalmente più efficace, questi alcuni degli atout di un Lugano che a tratti ha mostrato un gran bell’hockey, ma che dovrà gestire meglio i momenti iniziali di ogni periodo, per non incorrere in errori come quelli costati tutte le reti ginevrine, un difetto questo, già visto anche nel preseason.
L’annotazione dei singoli parte da Merzlikins, che errore finale a parte, ha avuto un ottimo esordio, incolpevole sulle reti, ma bravo e sicuro in altri frangenti e decisivo nei rigori. Veri e propri match winner, Klasen e Pettersson, oltre che decisivi e spettacolari ai rigori, col passare delle partite si trasformano sempre più in una coppia devastante, vuoi per la fantasia del numero 86 – anche se a volte si prende qualche rischio di troppo – e vuoi per l’energia incontenibile e l’intelligenza del suo compagno, il tutto con il supporto e i sacrifici di un Sannitz che pare tornato ai migliori livelli.
Privato da subito da una delle sue ali, Filppula ha mostrato ancora una crescita, mostrandosi in power play e vincendo gran parte degli ingaggi, se solo Steinmann, ancora molto propositivo, aggiustasse un po’ la mira, costituirebbe un blocco veramente interessante, anche se a parere personale, un Fazzini al suo fianco potrebbe essere molto produttivo.
Decisamente in palla anche Walsky – e in generale tutto il quarto blocco – che se da una parte sfrutta le sue grandi capacità di pattinaggio e stick handling dall’altra pecca sempre di precisione e freddezza sotto porta, peccato per quel rigore sbagliato. In difesa bene Ulmer e Vauclair, molto mobili e ricchi di spunti, e pure Chiesa, seppure non perfetto, si è trovato a suo agio nel contesto fisico della gara.
Il Lugano da trasferta colpisce come ai vecchi tempi, si toglie la soddisfazione di vincere a Ginevra e si prepara per la sfida di Losanna con molte certezze e qualche spigolatura da smussare, ma siamo certi che quello che sta nascendo è qualcosa di veramente importante.