GINEVRA – La sfida tra ginevrini e luganesi, pur essendo una novità nei playoff, ha già dimostrato quanto sia vera e intensa dopo solo una partita. Gli uomini di McSorley, in particolare, si sono calati perfettamente nella realtà del post season, disputando, va detto, un incontro di alto livello, portando la sfida su scalini di intensità fisica e di pattinaggio che difficilmente erano migliorabili.
Il Lugano invece non è ancora il Lugano che ci si attendeva, e ha subìto in entrata la grande voglia dei granata, restando in piedi grazie a Manzato, riprendendosi poi nel corso del primo tempo, riuscendo perlomeno a portare la sfida su binari più equilibrati. Ma tant’è che questa sorta di precario equilibrio è durato appunto solo fino al 20’, perché nel periodo centrale Lombardi e compagni hanno mostrato i muscoli, sia nei contrasti che nella potenza di fuoco, essendo dotati di un attacco e un sistema di gioco spettacolari e di rara potenza.
A Daugavins e Lombardi – davvero gli uomini in più di questa sfida – sono venuti però incontro i bianconeri, che hanno “sbarellato” più di una volta sui micidiali attacchi dei padroni di casa, fermati più volte da Manzato e da un clamoroso palo in situazione di 4 contro 1. Queste situazioni sono nate anche dall’esperienza di McSorley, che ha trovato le contromisure al tentativo infruttuoso di Fischer di aumentare il ritmo nel terzo avversario portando i difensori molto profondi, lasciando però scoperti i propri fianchi.
Proprio tali svarioni difensivi, nati da black out in fase di back checking hanno contraddistinto un pauroso quarto d’ora del Lugano, di fatto quello che ha deciso la contesa grazie alle reti dei due citati stranieri del Servette. Proprio questi due fuoriclasse hanno messo in evidenza una cosa piuttosto palese: se nel roster “svizzero” non c’è grande differenza di classe tra le due squadre – anzi, soprattutto in difesa il Lugano dispone di molto più talento – a livello di stranieri il Ginevra ha vinto nettamente la sfida.
Pettersson non si è risparmiato, ha attaccato, difeso, lavorato alle assi e spronato i compagni, insomma ha fatto ciò che ci si attende da lui, ma tra i restanti tre è quasi buio. Mclean non è riuscito a dividersi tra lavoro fisico e presenza sottoporta, lasciando solo un Micflikier che già di per sé ne ha combinate di tutti i colori. In retrovia, Heikkinen ha tirato molto, ma solo in situazione di superiorità numerica, per il resto, zero impulsi alla manovra e solito compitino svolto senza infamia né lode.
Sull’altro fronte, se di Daugavins e Lombardi si è già parlato, anche Petrell e Picard – lavoratori instancabili e veri “duri” da play off – hanno vinto la sfida nella sfida, lasciando sicuramente più di una preoccupazione a Fischer.
Tornando a ciò che rimane da raccontare della sfida delle Vernets, il terzo conclusivo ha visto sì una reazione dei bianconeri, ma tra attacchi imprecisi e, di nuovo, penalità evitabili e a loro volta power play non sfruttati – e se si ripensa ai power play in 5 contro 3 e 4 contro 3 del primo tempo…- il Ginevra ha potuto gestire il risultato fino alla fine.
Sconfitta “giusta” per il Lugano, che ha pagato quei momenti in cui ha smesso di fare fore checking sui portatori del disco granata e la maggior intensità fisica – anche prevedibile – di Bezina e compagni. Per la rivincita alla Resega si parano certezze, come lo stato di grande forma di Manzato, l’efficacia del box play e delle linee di contenimento, ma anche grossi dubbi: in attacco si produce poco e quel poco non lo si sfrutta – vedasi Pettersson, Murray, Kostner – per mancanza di freddezza, per la fretta o l’imprecisione, e si sa che una sola rete al momento giusto può cambiare la direzione di una gara e di una serie.
Gli altri dubbi provengono dal pacchetto stranieri: il solo Pettersson è in grado di reggere il confronto con gli avversari, e se c’è da cambiare occorrerà farlo con raziocinio e decisione. Lehtonen probabilmente debutterà in gara 2 al posto di Heikkinen, ma personalmente non mi chinerei solamente sulla questione del difensore finnico, visti i disastri combinati da un nervoso Micflikier.
Per fortuna, vien da dire, alcuni altri sembrano invece tornati su livelli più consoni alla situazione, come Kparghai, fondamentale la sua esplosività nel pattinaggio e la forza fisica, o Vauclair, lucido in difesa e portatore di croci pure sul fronte offensivo.
Ora occorre un reset, aumentare l’intensità fisica e l’efficacia sottoporta, perché nulla è deciso, anzi, potrebbe succedere ancora di tutto e la sfida potrebbe essere molto lunga. Il Ginevra è probabilmente – anzi, ora potremmo dire sicuramente – il peggior avversario che c’era da pescare dal lotto, ma occorre far buon viso a cattiva sorte e rendersi conto che la sfida è dura ma non impossibile, se solo si riuscirà a cambiare quelle situazioni che permetterebbero di giocarsela con tutte le armi alla pari.
Facile a dirsi, vero?