AMBRÌ – Il derby per continuare un trend, il derby per invertire una situazione negativa. Sostanzialmente la stracantonale della Valascia è arrivata in due momenti diversi per le squadre ticinesi, pur se entrambe reduci da sconfitte – due il Lugano – e entrambe vedevano questa partita come un importante crocevia.
Da un lato l’Ambrì Piotta che, sconfitto nel big match a Zurigo, ha vinto i primi due derby e questo sarebbe stato l’ideale per ricominciare a esultare e rimanere nelle posizioni di vertice. Dall’altra il Lugano, reduce da due sconfitte dopo la pausa e intenzionato a invertire la serie di KO contro i biancoblù anche per ritrovare fiducia, punti e una classifica più tranquilla.
Serata di novità su entrambi i fronti, con Pelletier che ha lasciato a riposo Nordlund per tornare a schierare Williams, anche se solo nel quarto blocco, e Fischer che ha mandato sul ghiaccio per la prima volta Pettersson – al posto di Metropolit e al fianco di Mclean e Micflikier – con i blocchi completamente ridisegnati anche a causa delle assenze di Vauclair e Hirschi. Altra “sorpresa”, ma forse nemmeno troppo, la conferma tra i pali di Merzlikins, al suo esordio in un derby. In porta per l’Ambrì è stato confermato Schaefer.
Cosa ci si può aspettare da un derby? Impossibile dirlo, come quasi sempre, ma sicuramente il momento vissuto dalle due squadre faceva pensare a una sfida incerta, vissuta sui dettagli e decisa dalle difese, entrambe ai vertici del campionato. Ed in effetti, l’inizio di partita prometteva bene, ma una penalità subìta da Giroux dopo 39” ha fatto immediatamente registrare i reparti arretrati. E proprio su delle situazioni di superiorità numerica si sono dovute attendere le reti, quella di apertura di Miéville, su assist di Reichert ma solo dopo un intelligentissimo lavoro alle assi di Pestoni, e quella del pareggio di Ulmer con un tiro angolato che ha sorpreso Schaefer coperto da Noreau e Sannitz. Primo tempo che è terminato sul risultato giusto di parità, visto che in pista c’è stato un Lugano che ha “giocato” di più di un Ambrì che si è fatto però preferire sul piano delle occasioni da rete.
Il secondo periodo è invece stato decisamente a marca biancoblù, grazie anche alle diverse penalità subìte dal Lugano, ingenuo sì in alcuni casi a commettere fallo, ma altrettanto bravo a difendersi in box play. E nemmeno dopo l’ennesimo episodio-tv di questi derby d’inizio stagione – nel caso, rete annullata a Pedretti con spostamento della porta di Merzlikins – una delle due squadre è riuscita a prendere il largo. Gli uomini di Pelletier in particolare sono stati molto imprecisi e anche sfortunati e molte volte hanno dovuto fare i conti con l’ottimo portiere ospite.
A ribadire questa “superiorità” i tiri del terzo centrale, 17 a 6 in favore dell’Ambrì. Ma come spesso succede, la difesa è il miglior attacco – anche il contrario, ma concedetemela…- e l’impressione era che il Lugano avesse comunque in canna il colpo per girare il derby a suo favore. Già, perché nelle poche occasioni che il Lugano si è fatto vedere dalle parti di Schaefer è riuscito ad essere pericoloso, con Walsky, Kostner e Sannitz in particolare.
E quel famoso colpo in canna lo ha riservato Fredrik Pettersson per inaugurare il suo arrivo in Svizzera, nel qual caso un bel tiro angolato dalla destra di Schaefer, proprio in power play. Questa rete ha condizionato il periodo conclusivo, con l’Ambrì che ha prodotto molto gioco, ma che ha anche lasciato i fianchi scoperti ai contropiedi luganesi, con in particolare alcuni 2-contro-1 molto pericolosi nel momento dello sforzo finale, risultato peraltro inutile, con forse anche un po’ di fatica che ha tolto la lucidità a Pestoni e compagni per poter rimettere in parità la sfida. E alla fine a esultare è stato il Lugano.
Pestoni che a livello di gioco è stato tra i migliori dei suoi e si è confermato uomo squadra e intelligente playmaker. Particolarmente brillante la partita di Duca, molto mobile e attivo anche dalle parti di Merzlikins. E pure Williams è parso in ripresa, anche se schierato solo nel quarto blocco. Schaefer incolpevole sulle reti, ha anche compiuto un paio di “big save” su Micflikier, anche se in alcune uscite dai pali sembra sempre piuttosto incerto. Piuttosto incostante la partita di Noreau, che ha alternato spettacolari finte in attacco a errori banali in difesa, e anche lui deve ritrovare la continuità.
Sul fronte bianconero non può essere che positivo l’esordio di Pettersson. Oltre ad aver debuttato in un derby con solo un paio di allenamenti alle spalle, lo svedese ha trovato il game winning gol, e i suoi rapidi movimenti con l’energia messa in pista promettono bene. Anche l’autore dell’altra rete bianconera, Umer, ha fatto un’ottima partita, e senza i due “big” Vauclair e Hirschi ha preso in mano la difesa da vero leader, costruendo il gioco e gestendo al meglio le fasi più concitate di gara.
Già menzionato Merzlikins, che merita comunque un altro elogio per la freddezza messa in pista in una partita così calda. Ottimo Walsky, mobile e pericoloso, sulla via della forma migliore. Più sottotono Mclean, che ha vinto pochi ingaggi, cosa strana per lui, e di sicuro – pur fuori forma che possa essere – Metropolit non può essere sostituito così facilmente in power play.
In sostanza, l’Ambrì avrebbe vinto “ai punti”, ma l’imprecisione, l’eccessiva foga nello slot d’attacco e un po’ di sfortuna hanno impedito ai biancoblù di far loro l’incontro. Dall’altro lato, il Lugano ha fatto il suo, giocando con il solito ordine e vigore in difesa e sfruttando finalmente al meglio le occasioni da rete, pur se non piovute a secchiate.
L’impressione è che l’Ambrì stia attraversando un calo naturale – in particolare con alcuni uomini finora trascinatori, come Steiner e Mieville – che prima o poi attraversano tutti, e quindi meglio che arrivi ora che la classifica è tranquilla, piuttosto che in momenti in cui ci sarà da lottare col coltello fra i denti. Il Lugano invece continua nella sua ricerca deglii equilibri, in attesa di recuperare uomini dall’infermeria, ma tra nuovi acquisti e scelte tecniche, la strada imboccata è in salita ma anche probabilmente quella giusta. Paradossalmente, l’esclusione di Metropolit ha creato una squadra più equilibrata, nel senso che non si è potuto cercare con continuità il numero 50 a risolvere la situazione.
Tra nemmeno una settimana la rivincita alla Resega, e dopo gli impegni ticinesi con Zugo e Losanna vedremo chi ha giovato di più dalla vittoria o imparato di più dalla sconfitta.