LUGANO – La terza partita di preparazione del Lugano ha visto i bianconeri sfidare una seconda squadra di DEL, ossia gli Ice Tigers di Norimberga. Oltre ai soliti assenti, Patrick Fischer ha lasciato a riposo Vauclair e Morant, alle prese con piccoli acciacchi e botte varie, riproponendo in difesa Kienzle e i giovani Barbezat e Sartori.
In porta è tornato Flückiger, continuando l’alternanza con l’altro portiere bianconero, Manzato. Ma la grossa novità della serata è stato il ritorno in pista di Brady Murray, che ha di nuovo calcato il ghiaccio durante una partita ufficiale dopo ben 16 mesi di assenza. Lo svizzero-americano è stato schierato nel terzo blocco assieme a Sannitz e Kostner, al posto del giovane russo Zorin.
Venendo al match, occorre subito dire che l’inizio è stato del tutto differente dalle prime due uscite, ed ha proposto un Lugano distratto e impreciso, ben diverso di quello ammirato nel primo periodo contro il Colonia. Di tutt’altra verve la determinazione messa in pista dagli ospiti, che grazie ad una deviazione di Reinprecht sotto porta e ad un facile gol di Kaufmann favorito da un erroraccio di Rüfenacht, si sono portati in doppio vantaggio dopo soli quattro minuti di gioco.
Il Lugano ha subìto eccome il colpo, e se già era in difficoltà, queste due docce fredde gli hanno impedito di esprimersi liberamente per almeno altri dieci minuti. Solo sul finale del primo periodo si è visto qualche sprazzo di quel bel gioco proposto da Fischer, ma Jenike ha ceduto solamente a 13” dalla sirena, quando Metropolit è riuscito a segnare in situazione di doppia superiorità numerica.
Il secondo periodo è cominciato come era finito il primo e sembrava che i bianconeri stessero ingranando la marcia giusta, ma l’imprecisione nelle ripartenze e le cartucce bagnate in attacco hanno reso velleitari gli attacchi di Domenichelli e soci, che sono andati via via spegnendosi di nuovo.
Gli Ice Tigers, dal canto loro non hanno dovuto che attendere l’occasione propizia per allungare nuovamente, e stavolta è stato il giovane Sartori a regalargliela su un piatto d’argento, sottolineando anche un certo cinismo degli ospiti, di nuovo in doppio vantaggio alla seconda pausa.
Nel terzo conclusivo, noiosetto per una decina di minuti, si è potuto notare un cambio di ritmo finalmente favorevole al Lugano, che è riuscito di nuovo a spingere forte verso il portiere ospite con alcune pregevoli giocate corali, ma nonostante questi sforzi e l’ottimo – almeno per la sua costruzione – raid finale in 6 contro 4, il risultato è rimasto a favore dei tedeschi.
Il Lugano è palesemente in pieno cantiere, sta assimilando schemi completamente nuovi, e anche se a tratti si intravedono lampi di bel gioco, efficace e spettacolare, di lavoro ce n’è ancora molto e le già numerose assenze non aiutano in questo senso. Intendiamoci, non sono i risultati positivi che devono importare di più – anche se al morale e ai tifosi fanno sempre bene – ma in questo momento i bianconeri devono concentrarsi a mettere in pratica il credo di Fischer, a oliare i meccanismi e ad abituarsi a nuovi compagni di linea.
Se si vuole parlare dei singoli, allora cominciamo col dire che fino alla sua uscita – per un piccolo problema muscolare – Campoli aveva di nuovo ben impressionato. Ottimo portatore del disco, non disdegna di andare al tiro, e se qualche avversario entra nel suo quadrante non esita a usare le maniere molto forti. Buono il ritorno di Brady Murray, che non ha visibilmente forzato ma ha una buona fiducia nel muoversi tra le linee e non ha perso il suo ottimo pattinaggio.
Aldilà dell’errore iniziale, Rüfenacht è uno degli uomini attualmente più in forma, e quando Fischer lo ha spostato nel primo blocco al posto di Reuille – finalmente oserei dire, senza offesa per il capitano di serata – ha guadagnato un ulteriore marcia, facendo di conseguenza cambiare velocità a Walsky e Metropolit, che mostravano già un’ottima intesa. La linea più funzionale sino a lì era ancora quella di Mclean, Domenichelli e appunto Rüfenacht, ma anche quando Murray è stato spostato al loro fianco, pure i due canadesi hanno continuato a girare ottimamente, formando una linea veloce e pericolosa.
Come detto il Lugano deve solo giocare, giocare e ancora giocare. Solo con il tempo i nuovi schemi, oggi ancora imprecisi e “grezzi” saranno imparati a memoria, e magari giocare a ranghi completi sarebbe un bell’aiuto. Sul piano fisico è stato fatto un bel passo avanti, la tenuta è sembrata buona per tutti i 60’, pur con qualche “vuoto”, ma anche qui è solo questione di tempo, l’unica cosa di cui ha imperativamente bisogno questo nuovo Lugano.