
(Photobrusca & Luckyvideo)
Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!

1. Segnali dal futuro

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Qualcosa è cambiato a Lugano, non solo per gli evidenti risultati, ma anche per una filosofia diversa nel gestire le assenze dei titolari. Solo fino alla scorsa stagione per rattoppare un top six si sarebbero rimescolate tre linee su quattro e il giovane di turno – se mai fosse stato il caso – sarebbe stato piazzato per pochi minuti in quarta linea a fare legna.
Oggi invece con tutta la tranquillità del mondo si è preso un 18enne con le caratteristiche giuste dagli Elit e lo si è messo a fare quello che sa fare in linea con i leader della squadra. Cyrill Henry ha colto una grande occasione, ha avuto anche diritto all’errore, è cresciuto e ha imparato rubando il mestiere ai più grandi perché gli è stato permesso di farlo. Così si costruisce il futuro.
2. Il lusso degli assenti

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Ha ripreso la sua marcia il Lugano con la vittoria di Kloten e soprattutto quella in casa contro il Bienne, una delle migliori prestazioni stagionali. La squadra di Tomas Mitell si è riproposta ai suoi migliori livelli non a caso con prestazioni che hanno esaltato il collettivo e per le quali ci si è quasi dimenticati degli assenti.
In infermeria alla Cornèr Arena rimangono infatti capitan Thürkauf, Bertaggia e Marco Zanetti (oltre a Kupari) ma soprattutto c’era preoccupazione per il mancato ritorno di Omark in bianconero. Senza dimenticarsi di Guerra sempre in prestito a Zugo. La squadra bianconera è la prova che un buon collettivo può compensare assenze pesanti grazie a un sistema funzionante e la fiducia nel gruppo.
3. Eppur ci sono

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C’era un giustificato timore verso il numero di spettatori – tra abbonati e acquirenti di biglietti – che avrebbe accolto la Cornèr Arena durante questa stagione dopo i disastri di un anno fa. Eppure, e questo è segnale che anche il pubblico bianconero ha cambiato mentalità, le statistiche dicono che il club presieduto da Vicky Mantegazza ha guadagnato ad oggi circa 100 unità di media a partita rispetto al totale della scorsa stagione, passando da 5179 paganti a partita a 5277.
È un ottimo risultato questo, ma la fiducia del pubblico la si guadagna oltre che con i risultati anche con la credibilità e il serio lavoro a tutti i livelli. Finalmente tutti ingredienti dell’Hockey Club Lugano di questo autunno.
4. Arma dormiente

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Il cruccio del Lugano in questo periodo rimane quello di un powerplay deficitario, che a numeri si assesta sulle medie della scorsa stagione. Tra un cambiamento e l’altro la superiorità numerica non va oltre il 15% di riuscita su una media di campionato del 21%, ma migliorare anche con continue assenze e partenze nei protagonisti non è affatto facile.
A volte qualcosa riesce, altre volte ci si affida alle invenzioni di Sanford, per altro invece occorre lavorare. Finora il lavoro dello staff tecnico è andato a “stadi”, chissà che non si attendano i tempi giusti per concentrarsi su un esercizio che per ora non pesa moltissimo ma che nei mesi caldi del campionato dovrà per forza diventare un’arma funzionante. In Svezia Tomas Mitell aveva a disposizione uno dei migliori powerplay della lega con il suo Färjestad, chissà che non trovi il coniglio nel cilindro con la sua proverbiale tranquillità.
5. Scaramanzia da tavolo verde

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La classifica è lì da vedere, i bianconeri sono a parimerito con lo Zugo sesto con una partita in più ma a un solo punto di distanza da Friborgo, due dal Rapperswil e quattro dal Losanna che occupa il secondo posto con una partita in più dei bianconeri.
“Non siamo una squadra da top six”, ha affermato Tomas Mitell dopo la partita persa a Langnau e facendo i precisi anche sul piano matematico, seppur di poco, i bianconeri non lo sono ancora. È indubbio però che a un certo punto la prudenza verso il basso (+13 sul penultimo posto) lasci naturalmente il posto a qualche ambizione in più, ma sempre tenendo i piedi ben piantati per terra e con la giusta scaramanzia che un ex professionista del poker come Mitell conosce fin troppo bene.


