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Lugano

5 spunti da Lugano: collettivo, Tannerstruck, cavalli americani, rimpianti e casa Peltonen

(Photobrusca & Luckyvideo)

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


1. Dipendenza collettiva

Il Lugano è una squadra stabile, equilibrata e in grado di muoversi con quattro linee. Quest’ultima è caratteristica di una squadra che ha lavorato sul collettivo e che finalmente non si trova più dipendente da una sola linea o da un paio di giocatori particolarmente produttivi dietro i quali c’è il vuoto.

No, nella squadra di Mitell non ci sono “sniper” in stile Stransky, ma molti giocatori in grado di dare un contributo regolare, insomma una profondità di rendimento che permette al Lugano di essere pericoloso e decisivo su quattro blocchi.

Il miglior marcatore in fatto di reti è Thürkauf con 7 reti in 21 partite, e dietro di lui a scalare c’è tutta una serie di giocatori molto vicini, come Simion e Sanford a quota 6 gol, Canonica a 5, Omark, Fazzini, Carrick, Sgarbossa e Sekac a 4, Aebischer e Aleksi Peltonen a 3, Perlini 2, e un gol a testa per Alatalo, Dahlström, Morini, Marco Zanetti, Tanner e Bertaggia. Tra i titolari solo i difensori Jesper Peltonen, Müller e Brian Zanetti non hanno trovato la via della rete ma tutti hanno fornito almeno un assist.

2. Cavalli americani

(Photobrusca & Luckyvideo)

C’è chi sogna le Lamborghini, Ferrari o Porsche, o le eleganti Bentley e Rolls Royce, c’è chi invece sceglie Zach Sanford. Le prime sono molto costose e non tutti possono permettersele, e a volte rischiano di essere un po’ troppo delicate quando le competizioni si fanno piuttosto ruvide.

Il centro del Lugano invece è come quei fuoristrada americani a otto cilindri, che possono anche peccare in eleganza e delicatezza ma che sono indistruttibili e impossibili da fermare quando lanciati, e soprattutto che si muovono meglio di tutti quando i terreni si faranno sempre più duri e impervi. Poi alla fine con una bella lucidata non sono nemmeno male per presentarsi alle feste.

3. Da pianto a rimpianto?

In questi giorni capiremo se Linus Omark tornerà a Lugano dopo la pausa dedicata alle nazionali oppure se i bianconeri dovranno far fronte alla sua defezione con il materiale che hanno in casa e che attende di essere recuperato dagli infortuni. Tifosi, ma pure staff tecnico e compagni ci sperano, come hanno affermato ai microfoni dopo la vittoria contro il Ginevra di venerdì, questo alla luce delle prestazioni in crescendo e sempre più decisive del fuoriclasse svedese.

E pensare che al suo arrivo i mugugni e i dubbi erano stati parecchi, anche condivisibili data l’età dell’ex Zugo e Ginevra e la mancanza di una preparazione completa quando è stato gettato nella mischia da Tomas Mitell. Per alcune partite il 38enne ha faticato moltissimo, addirittura sembrava quasi un peso per la manovra dei bianconeri, ma nelle ultime uscite ha mostrato tutto il suo valore e quanto possa ancora portare alla causa bianconera con le sue giocate di classe e l’intesa costruita con Thürkauf e Simion.

4. Tannerstruck

(Photobrusca & Luckyvideo)

Chi l’avrebbe mai detto? Arrivato quasi tra l’indifferenza generale solamente in prova durante l’estate, dopo aver speso la sua carriera tra la quarta linea del Bienne e qualche apparizione in Swiss League, Ramon Tanner oggi appare come una pedina “jolly” dal grande valore nello scacchiere di Tomas Mitell.

Inizialmente parte dell’eccellente quarto blocco, il 26enne è stato schierato senza troppi complimenti dal coach svedese al centro di Sekac e Perlini – solo un anno fa avremmo visto vari rimescolamenti di linee – e l’appenzellese ha risposto come meglio non avrebbe potuto, rendendosi affidabile come centro e perno di alcune belle manovre offensive con i suoi compagni.

Da sottolineare il lavoro preparatorio per il game winning gol di Sekac alla Gottardo Arena, così come l’ottima lettura difensiva contro il Ginevra che ha dato il via alla ripartenza con Perlini e rifinita in rete dallo stesso numero 7.

5. La porta di casa Peltonen

(Photobrusca & Luckyvideo)

Il papà Ville è stato uno dei giocatori più leggendari ad aver vestito la maglia del Lugano, protagonista della cavalcata all’ultimo titolo dei bianconeri nel 2006 e capace di mettere assieme 91 gol e 128 assist in 169 partite alla Resega.

I due figli, i gemelli Aleksi e Jesper, al Lugano sono arrivati anche loro, e venerdì sera si sono tolti lo sfizio di battere il loro papà che siede attualmente sulla panchina del Ginevra. Addirittura Aleksi ha chiuso la partita lui stesso con il gol del 4-2 a porta vuota, la stessa porta infilata sempre senza portiere da Ville in quella notte del 13 aprile 2006 contro il Davos.

Chissà se guardando rassegnato quel disco lanciato dal figlio verso la rete sguarnita sotto la curva nord a Ville sono tornati anche solo per un secondo i ricordi di quella magica sera e di quell’ultimo storico gol con la maglia bianconera, per un piccolo sorriso provocato dal gesto di suo figlio in una serata amara.

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