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Ambrì Piotta

5 spunti da Ambrì: non è facile per nessuno, la lavagnetta, entrate e uscite, l’urlo e la forma

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


1. Non è facile per nessuno

Ha vissuto il suo inizio di campionato più difficile della storia recente l’Ambrì Piotta, prima con le evidenti difficoltà sul ghiaccio – appena 7 punti nelle 12 partite sotto Cereda – e poi con un terremoto societario e dirigenziale da cui si attendono ancora parecchie risposte per il futuro. Guida tecnica, direzione sportiva e vertici societari rimangono accumunati da un grande punto interrogativo.

Nell’ultimo mese una reazione in termini sportivi c’è però stata. Nelle dieci partite con Landry e Matte la squadra ha ottenuto 18 punti, una media di 1.8 inferiore nel periodo considerato solamente a quelle di Lugano (2.33) e Davos (2.3). Il percorso è stato poco regolare, con tanti alti e bassi, ma ha avuto il pregio di tenere l’Ambrì in carreggiata e i 25 punti attuali permettono di avere la linea dei play-in a due soli punti di distanza.

Questo perché guardando lontano dalla Leventina, sono davvero poche le squadre che stanno vivendo una stagione tranquilla. Qualche problema ce l’hanno insomma tutti, come dimostrato dal Bienne visto all’opera sabato, e questo lascia dunque aperto ogni scenario. L’Ambrì dovrà però risolvere i suoi di grattacapi, a partire da una maggiore solidità difensiva.

2. Fuori la lavagnetta

Landry e Matte un mese fa non si sono ritrovati tra le mani un compito semplice, ovvero quello di ereditare una squadra in chiara difficoltà e cercare di rilanciarla in un clima di assoluta incertezza. Con tante partite in calendario e un contesto in cui tutto il club si sta limitando a navigare a vista, la squadra ha superato queste settimane ottenendo i punti necessari per restare in piedi, ma evidenziando ancora tanti problemi.

Questo era sostanzialmente inevitabile, visto che il duo in panchina non ha mai avuto il tempo necessario per apportare dei correttivi di rilievo. L’occasione arriva però con questa pausa, con due settimane senza partite e dunque l’opportunità di mettere mano in maniera più rilevante al sistema, soprattutto difensivo.

Sì, perché nell’ultimo weekend lo si è visto chiaramente. Nella serata di Porrentruy sono usciti ancora troppi errori di organizzazione difensiva che non potranno più fare parte del repertorio biancoblù nella seconda parte di campionato, e sinora in stagione si sono visti parecchi gol incassati a risultato di una deficitaria organizzazione.

D’altronde l’Ambrì è la squadra che concede più tiri dallo slot dopo l’Ajoie (quasi 15 a partita), e solamente partendo dalla solidità difensiva i biancoblù potranno avere chance di risultati più regolari. Questo è un mantra recitato a giusta ragione a sud del Ceneri: prima di pensare al resto, la struttura della squadra va costruita dalle fondamenta.

(NLIcedata.com)

3. In uscita, e in entrata

Raccolto il testimone di Paolo Duca nel ruolo di direttore sportivo, Alessandro Benin in queste settimane qualcosa ha già fatto, anche se solamente per quanto riguarda il mercato in uscita. Pezzullo, Hedlund e Muggli erano stati velocemente prestati in Swiss League, e soprattutto si è risolta la questione Nic Petan, togliendosi così un fardello sia sportivo che finanziario che rappresentava un grosso problema.

Ora però la squadra ha chiaramente bisogno di una mano in più, e se per quanto discusso sopra le basi della seconda metà di stagione dovranno passare dalla solidità difensiva, avrebbe sicuramente senso rinforzare la retroguardia con un ulteriore innesto. Virtanen e Heed sono infatti nuovamente i due giocatori più impiegati della lega, e non è raro vederli pagare dazio in termini di lucidità.

Per fortuna in queste settimane autunnali spesso è possibile trovare soluzioni ancora interessanti sul mercato, opzioni che però si affievoliscono con l’avanzare della stagione. Chissà che dunque in Leventina non si pensi anche ad allungare la coperta sul fronte offensivo, visto che oltre a Joly (7 gol) nessuno degli altri stranieri sta avendo un rendimento sufficiente e che può lasciare tranquilli.

C’è sicuramente da rivitalizzare un powerplay che è il secondo peggiore della lega, e sarebbe pure lungimirante mettersi al riparo da eventuali infortuni che – se dovessero colpire un giocatore chiave – metterebbero in difficoltà un reparto già scricchiolante. Chissà dunque che in Leventina non possano arrivare presto due nuovi giocatori, con Benin che si appresta a perfezionare i suoi primi ingaggi in qualità di DS. Ed avranno una certa importanza.

4. L’urlo, finalmente

Ci ha impiegato addirittura 21 partite – per lui una situazione mai vissuta – ma finalmente Chris DiDomenico ha ottenuto il suo primo gol stagionale. Senza la sua produzione offensiva l’Ambrì Piotta si è sin qui visto privato di un’arma su cui si contava là davanti, anche se non gli si può rinfacciare molto, perché in termini di grinta e impegno si è sempre “sbattuto”, ma con meno lucidità ed efficacia rispetto al passato.

D’altronde tra pochi mesi il canadese spegnerà 37 candeline, e il suo è un gioco che non può prescindere da intensità e polmoni, dunque non è una sorpresa vederlo alle prese con delle difficoltà.

Il suo spirito è però quello di sempre, e infatti se si confrontano i numeri a 5-contro-5 di questa stagione con quelli delle due precedenti, il numero di tentativi di tiro sui 60 minuti è superiore (6.04 contro i 4.52 degli scorsi due campionati), così come i gol attesi (passati da 0.21 a 0.34 per 60 minuti).

La sua percentuale al tiro è però drasticamente calata, con appena il 3% di efficacia, per lui che negli scorsi cinque anni è andato da un minimo del 7.41% a un massimo del 17.11%. Dal 2018 al passato campionato ha insomma viaggiato su una media superiore al 10%.

Questo non sorprende se si guarda la posizione da cui DiDomenico ha segnato le sue reti a parità numerica. Considerando gli scorsi due anni, ci si accorge che tutti (!) i gol li ha ottenuti dal cuore dello slot basso, posizione da cui in questa stagione invece non ha ancora colpito.

(NLIcedata.com)

5. Questione di forma

Non è purtroppo una novità in Leventina, ma anche in questa stagione sono pochi gli elementi della rosa biancoblù che possono dire di stare vivendo un’annata particolarmente positiva. C’è chi sta facendo fatica, e altri che viaggiano nel migliore dei casi su livelli discreti, ma sin qui l’Ambrì Piotta ha potuto contare su ben pochi giocatori davvero in forma.

Lo stesso discorso si poteva fare un anno fa, quando dalla rosa svizzera praticamente solo Manix Landry aveva saputo spiccare, mentre in questa prima fetta di campionato i giocatori – anche includendo gli stranieri – che sono apparsi in buona forma si contano sulle dita di una mano.

Joly ha fatto il suo, pur considerando l’attesa nel trovare il primo gol, e Zwerger ha sorpreso in positivo con un avvio di campionato che non si vedeva arrivare, ma la lista non va molto oltre questi nomi. Tra i pali Senn e Wüthrich stanno comunque facendo il loro – poche le loro serate davvero storte, anche se il secondo trasmette meno sicurezza – ma per il resto della rosa i picchi di forma sono stati davvero rari.

Tra i giovani Miles Müller ultimamente sta crescendo, Luc Bachmann ha gestito bene l’impatto con la massima lega, ma per la seconda parte di stagione servirà più brillantezza individuale. Da parte degli stranieri, certo, ma non solo.

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