
AMBRÌ – LUGANO
2-5
(1-0, 1-2, 0-3)

Reti: 04’40 Pestoni (Bürgler, Heed) 1-0, 21’16 Canonica (Fazzini, Sanford) 1-1, 24’50 Omark (Carrick) 1-2, 35’37 Bürgler (De Luca, Virtanen) 2-2, 53’42 Sekac (Tanner, Perlini) 2-3, 54’05 Thürkauf (Alatalo, Müller) 2-4, 58’05 Sekac (Simion, Thürkauf) 2-5
Note: Gottardo Arena, 6’774 spettatori
Arbitri: Borga, Stolc; Gurtner, Obwegeser
Penalità: Ambrì 5×2, Lugano 7×2
Assenti Ambrì: Alex Formenton, Daniele Grassi, Jesse Zgraggen, Nic Petan (infortunati)
Assenti Lugano: Nick Meile (sovrannumero), Rasmus Kupari, Mike Sgarbossa, Alessio Bertaggia (infortunati)
AMBRÌ – Ha superato anche il test del derby il Lugano, che nel confermare la sua crescita ha dovuto passare da una sfida giocata in maniera non perfetta e che ha carburato solamente dal secondo periodo, ma i bianconeri hanno anche portato in pista calma, fisicità e convinzione in esecuzione, tutti elementi che invece all’Ambrì Piotta sono nuovamente mancati.
I leventinesi ci hanno provato, ma dopo un bel primo tempo – premiato dal vantaggio di Pestoni – la squadra non ha saputo tenere il ritmo, ed è emerso lo scarto piuttosto netto che separa le due squadre in termini di gestione del puck e anche di forza nel portare a proprio favore varie situazioni di gioco.

Il gruppo di Mitell in questo senso sta costantemente crescendo, con un gioco paziente anche dopo un primo tempo stentato, in cui era stato l’Ambrì a portare un buon forecheck e pattinaggio. Il Lugano però sta acquisendo sempre più consapevolezza dei propri mezzi, e questo lo si è visto nella calma con cui Thürkauf e compagni hanno atteso che la giusta marcia venisse ingranata, e da quel momento il derby ha preso una direzione piuttosto marcata.
Nel complesso in termini di gioco la sfida cantonale è però stata anche in linea con le ultime viste, combattuta ma “pasticciata” in diverse circostanze, con momenti appassionanti da seguire ma che sicuramente non hanno lasciato contenti gli allenatori.
Il Lugano nell’alzare di una tacca il proprio ritmo ed ingaggio fisico ha però trovato impreparato l’Ambrì Piotta, e la maggiore propensione all’errore dei leventinesi è velocemente venuta a galla. Canonica ha pareggiato su un disco gestito frettolosamente da Terraneo – e reso prezioso dall’ottimo passaggio di Fazzini – mentre Omark ha sfruttato il brillante suggerimento di Carrick per rendere evidente che il tono della sfida era cambiato.

Certo, la sfida è poi tornata in parità grazie alla bella azione combinata da De Luca e Bürgler, ma l’Ambrì non è mai riuscito a riportare sul serio il momentum dalla propria parte, e qui sono venuti a galla nuovamente i chiari limiti della rosa, nell’occasione in pista con soli cinque stranieri. Altre buone occasioni per segnare non sono mancate, ma sono rimasti episodi isolati tra varie difficoltà.
In Leventina ci si deve infatti accontentare di constatare una lieve crescita di Tierney – che ha forse giocato la sua miglior partita sin qui, il che è tutto dire… – mentre troppi altri elementi che dovrebbero essere i trascinatori, non incidono oppure lo fanno solamente a serate alterne. Per una rosa limitata come quella dei leventinesi questo non è sufficiente, ed è inevitabile che delle prestazioni discrete per sforzo di squadra – era già successo a Losanna, se si vuole un esempio recente – poi non bastino per piegare avversari che anch’essi non sono da meno per gioco messo in pista, ma che poi possono contare sulle individualità che rompono gli equilibri.
Il Lugano in questo senso è invece in crescita, e le attuali cinque vittorie consecutive sono anche il risultato del bel mix creato da una guida tecnica attenta e coerente, e dei giocatori che in questo sistema stanno sempre più capendo come essere efficaci. Ne è stata l’immagine Sanford, impressionante per forza fisica nel proteggere il puck e con il suo gioco diretto sulla porta, e pure Sekac ha confermato l’ottimo momento di forma decidendo il derby.

A rendere possibile l’episodio decisivo è stato un erroraccio di Heed, che ha finito per pagare a caro prezzo una serata costellata da leggerezze davvero troppo banali e reminiscenti dello scorso campionato. Sekac ne ha approfittato, e soli 23 secondi dopo Thürkauf – che poco prima aveva mancato un’ottima chance ancora su errore di Heed – ha messo il definitivo sigillo sulla sfida.
L’Ambrì a quel punto ha confermato un altro dei suoi limiti, ovvero quello di essere una squadra ancora fragile e dal doppio volto, capace di esprimersi bene quando le cose girano, ma priva di argomenti quando le situazioni volgono al peggio e hanno bisogno di una sterzata per essere riportate a proprio favore. Il Lugano in questo si è mostrato semplicemente una squadra più forte e compatta, mentre i leventinesi hanno mostrato criticità che si rispecchiano nell’attuale posizione in classifica.

Il Lugano di Mitell da questo derby ne esce dunque con il vento in poppa, capace di uscire alla distanza e di farlo anche con una certa autorità, riuscendo a trovare calma e struttura per fare sua una partita non certo brillante – anzi, delle ultime sei forse quella giocata peggio, complice pure un powerplay che ancora non funziona – ma che ha ribadito i punti di forza del gruppo.
L’Ambrì invece di questa sconfitta non deve farne una tragedia, perché semplicemente non ha portato a galla nulla di nuovo, ed anzi ha ribadito quei limiti che già avevamo visto e sottolineato di recente. Arrivati quasi a metà stagione è difficile immaginare che i leventinesi possano magicamente svoltare la tendenza, ma ora il carattere sarà fondamentale. Venerdì in calendario c’è la trasferta di Porrentruy, guai a non farsi trovare pronti.
IL PROTAGONISTA
Zach Sanford: Per gli amanti dell’hockey, è un vero piacere vedere all’opera il centro del Lugano. Fisico, duro su ogni disco e diretto sulla porta avversaria, Sanford è il prototipo del centro di sostanza – ma anche qualità – capace di trascinare un intero blocco. Mai i leventinesi sono riusciti a togliergli il puck, e per il Lugano la sua presenza rappresenta un vero pilastro della squadra.
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