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Lugano

Il Langnau scopre i limiti di un Lugano incartato

Come già successo i bianconeri mostrano il peggio nel terzo periodo. La serata nera di Van Pottelberghe contribuisce alla scivolata casalinga

(Photobrusca & Luckyvideo)

Il Langnau scopre i limiti di un Lugano incartato

LUGANO – LANGNAU

2-5

(1-1, 1-1, 0-3)

Reti: 06’47 Sgarbossa (Carrick, Jesper Peltonen) 1-0, 14’46 Pesonen (Kinnunen, Rohrbach) 1-1, 25’27 Mathys (Rohrbach, O’Reilly) 1-2, 35’50 Carrick (Fazzini, Sanford) 2-2, 42’42 Canova (Baltisberger, Felcman) 2-3, 47’32 Schmutz (Mäenalanen, Björninen) 2-4, 49’36 Felcman (Petersson, Meier) 2-5

Note: Cornèr Arena, 4’811 spettatori
Arbitri: Ruprecht, Arpagaus; Huguet, Nater
Penalità: Lugano 4×2, Langnau 4×2

Assenti: Jakob LeeNick MeileBrendan Perlini (sovrannumero), Rasmus KupariSanteri Alatalo (infortunati)

LUGANO – Non ne vogliono proprio sapere i bianconeri di cominciare a macinare una minima velocità di crociera che li possa inserire in quel gruppetto in zona play-in che in fondo è sempre a portata di mano. L’occasione contro il Langnau era quella appunto di rosicchiare altri punti pesanti proprio a una diretta concorrente, ma lo stop conseguito di fronte ai tigrotti ricaccia ai piedi della scala un Lugano che ha di nuovo mostrato dove stiano tutte le sue importanti fragilità.

E sì che anche questa partita i bianconeri avrebbero potuto ancora sfangarla, il gol del 2-2 di Carrick in un momento molto difficile per la squadra di Mitell sembrava aver rimesso in carreggiata i padroni di casa, che sulla scia del bel gol del difensore si erano pure creati diverse occasioni per prendersi di nuovo il vantaggio.

(Photobrusca & Luckyvideo)

In fondo il Langnau è una squadra ben messa in pista da Thierry Paterlini, assomiglia molto al Kloten battuto domenica scorsa da Thürkauf e compagni, e presenta le stesse logiche fragilità, ma i tigrotti sono stati bravi nel proteggere i propri punti deboli da un Lugano che invece li ha scoperti del tutto.

È vero, il dito stavolta può venir puntato su un Van Pottelberghe che ne ha combinate di cotte e di crude, trovando responsabilità da medie a grandi praticamente su ogni rete degli ospiti, togliendo di colpo ogni senso di sicurezza ai suoi compagni che già avevano a che fare con le loro belle gatte da pelare.

Il portiere dei bianconeri ha di fatto spianato la via ai Tigers, ma sul resto del ghiaccio Fazzini e compagni hanno dato di nuovo prova di avere grosse difficoltà quando affrontano squadre che giocano a memoria e cui giocatori hanno tutti un ruolo e dei compiti ben precisi, costruiti attorno alle loro caratteristiche. In quel caso la squadra di Mitell viene risucchiata in un vortice di errori grossolani, dettati dalla fretta e dalle cattive letture del gioco, e guarda caso spesso questo accade dal terzo tempo via e specialmente in casa, proprio nei tempi e nei luoghi in cui una squadra deve mostrare personalità e cercare di prendere in mano la partita.

Lo abbiamo già detto e descritto, lontano dalle mura amiche i bianconeri si sanno esprimere meglio con un gioco più speculativo e votato all’attenzione difensiva, quando invece sono chiamati a fare la partita e cercare di sormontare l’avversario per gioco e ritmo, al primo errore ne pagano le conseguenze, e da lì la partita si incarta.

Stavolta non ci sono nemmeno stati i colpi individuali a salvare capra e cavoli in extremis, perché tutto è stato vanificato dalle cattive scelte che i bianconeri hanno preso in zona neutra e dalle parate mancate di Van Pottelberghe – sugli ultimi due gol non è nemmeno sembrato provarci – e di nuovo la somma delle reti subite alla Cornèr Arena è decisamente troppo alta per pensare di uscirne ogni volta.

Non è un caso che proprio squadre come Kloten e Langnau abbiamo messo in luce le difficoltà dei bianconeri, si tratta di due squadre costruite pezzo per pezzo dai loro allenatori con un’attenzione particolare alle caratteristiche dei propri giocatori, in modo da trarne il massimo possibile. Non sono squadre di alto livello tecnico, ma tutti i giocatori sanno perfettamente cosa fare anche quando le cose non funzionano, grazie a letture tattiche del gioco intelligenti.

Il Lugano si scopre sicuramente più dotato tecnicamente di diversi avversari, ma non ha ancora raggiunto quel livello di maturità tale che gli permette di muoversi a memoria e capire le mosse avversarie con anticipo, e questo non è un lavoro che si fa nel giro di settimane, con certi limiti occorre conviverci o cercare soluzioni per aggirarli. Le soluzioni possono essere rappresentate da un pacchetto stranieri – soprattutto in attacco – che in molte squadre più limitate tecnicamente sorreggono la squadra quando occorre, ma fuori da Sanford (che scorer non è, oltretutto) in rosa non c’è uno solo di quei giocatori che dal nulla ti possono togliere le castagne dal fuoco.

È una squadra ancora senza equilibri stabili questo Lugano, quando le cose girano bene trova la via di uscirne, ma nelle situazioni storte ha poche soluzioni per raddrizzarsi. Per Tomas Mitell è comprensibilmente un processo lungo, ma a una certa sarebbe ora di tirare fuori il succo da qualcosa. Qualsiasi cosa sia.


IL PROTAGONISTA

Dario Rohrbach: Non spicca solo per la tenuta da topscorer dei Tigers, l’attaccante rossocrociato, ma è anche l’esempio di come un giocatore possa calarsi al meglio in una realtà che ne valorizzi le caratteristiche. Contro il Lugano ha gestito meglio i dischi e le situazioni decisive di mezza squadra bianconera, mostrando grande personalità e intelligenza di gioco. A volte non serve essere una superstar per fare la differenza.


HIGHLIGHTS

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