
(Photobrusca & Luckyvideo)
Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!

1. La coperta di Linus

Già all’inizio della stagione si era capito che il problema del Lugano sarebbe potuta essere la coperta corta in attacco in caso di infortuni. E come nelle più classiche e scontate trame, i bianconeri si trovano già dopo poche giornate di campionato alle prese con quel problema.
Fuori Sekac e Kupari (la cui assenza potrebbe essere molto lunga) il general manager del club Janick Steinmann ha pescato sul mercato svedese il fuoriclasse Linus Omark, già ben noto alle nostre latitudini dopo le esperienze in maglia Zugo e Ginevra.
Avrà sì 38 anni il campione svedese, ma si spera che le sue mani estremamente nobili possano compensare in parte certi dubbi legati all’età, e soprattutto risvegliare un attacco che ha bisogno estremo di nuove soluzioni e di fantasia partendo magari dal powerplay, esercizio nel quale Omark sa fare quasi reparto da solo.
2. “S**t happens”

Deve essere questo quello che ha pensato Joren Van Pottelberghe dopo aver subito il 2-0 a Davos con quel disco ballonzolante tirato dal terzo opposto da Kessler. Una rete che non capita di vedere spesso (ma si consoli, il portiere bianconero è in buona compagnia) e che rischia di abbattere il morale di un giocatore che è già di suo solo nel suo ruolo e come il numero 37 del Lugano arriva da anni difficilissimi.
Invece l’ex Bienne è stato bravissimo a ricalibrare la sua concentrazione e andare avanti come nulla fosse successo, giocando da lì in avanti una partita assolutamente brillante parando tra l’altro un rigore nel secondo periodo. Certe cose purtroppo capitano, e se sei un portiere devi essere consapevole che dovrai rialzarti da solo.
3. Quella sana rudezza da campetto

(Photobrusca & Luckyvideo)
Jakob Lee non rappresenta certo una risorsa da prime due linee, l’ex giocatore di NCAA è un profilo da bottom six e linee di contenimento, ma oltre a questo lo svizzero-canadese ha già mostrato un certo “fuoco” nelle sue prestazioni, fatte di grande grinta e anche qualche duro colpo, oltre alla volontà di non tirarsi indietro quando c’è da difendere i compagni.
Questo lo ha dimostrato anche nella sfida contro l’Ajoie, quando si è reso protagonista di una bagarre “dura e pura” con Schläpfer, reo di un colpo a gioco fermo contro un bianconero. Il pubblico ha apprezzato, i compagni pure, perché anche queste cose fanno parte dell’hockey, e lo stesso Lee ha portato un po’ di quella buona rudezza acquisita nei duri campionati minori nordamericani.
4. “S**t happens 2.0”

(PostFinance/KEYSTONE/Peter Klaunzer)
Quando il Lugano stava assaporando l’odore della prima vittoria in campionato alla Tissot Arena, vecchi fantasmi si sono palesati. Non sono bastate le due reti di vantaggio trovate da Aebischer e Sanford per far portare a casa la posta piena ai bianconeri, incapaci di difendersi come si deve sul 1-2 di Cajka che ha lanciato la rimonta del Bienne.
Ma soprattutto, in aiuto ai padroni di casa è arrivata la sfortunatissima autorete di Dahlström, il quale di fondo schiena ha deviato involontariamente alle spalle di Schlegel un appoggio di Sylvegard che sarebbe passato di metri a lato della porta bianconera. I colpi sfortunati capitano, ma questo è di un certo livello.
5. Il gioco dei pacchi

Nella sua intervista di presentazione alla stampa quale neo giocatore del Lugano, Linus Omark ha affermato che qualche anno fa fu già vicino al club bianconero, salvo poi scegliere Ginevra come destinazione che ha spinto di più per averlo.
Tenuto conto che nella stagione 2022/23 il suo ritorno alle aquile era già programmato dopo la parentesi al Lulea, l’annata in questione deve per forza essere la 2020/21, quando Marc Gautschi riuscì una prima volta a fargli vestire la maglia granata, ed il Lugano virò su un certo Mikkel Boedker. Ahia che male.


