
DAVOS – LUGANO
2-0
(2-0, 0-0, 0-0)

Reti: 1’47 Zadina 1-0, 15’31 Kessler (Jung, Barandun) 2-0
Note: Zondacrypto Arena, 4’754 spettatori
Arbitri: Wiegand, Ströbel; Meusy, Urfer
Penalità: Davos 4×2, Lugano 1×2 + 1 rigore
Assenti: Samuel Guerra (sovrannumero), Jiri Sekac, Rasmus Kupari, Marco Zanetti (infortunati)
DAVOS – Normalmente si dice che tre indizi fanno una prova, ma ormai per quanto riguarda il Lugano, il tempo degli indizi è passato già da qualche giornata. La cronica difficoltà dei bianconeri di andare a rete e di trovare tra le sue fila uno o più scorer che sappia concretizzare il lavoro collettivo con una certa regolarità ormai fa parte delle caratteristiche di questa squadra, e non è un bel segnale.
È un peccato perché questo difetto vanifica quanto di buono lo staff tecnico sta facendo nel ricostruire questa squadra che è dovuta ripartire praticamente da zero, e i dubbi che si avevano già su Perlini alla vigilia del campionato, stanno coinvolgendo anche altri giocatori come Sgarbossa, ma è evidente che anche sul piano degli svizzeri ci siano delle mancanze.
A Davos, errore clamoroso di Van Pottelberghe a parte, i bianconeri hanno dimostrato di essere in grado di resistere anche alle violente fiammate del treno in corsa grigionese nei primi minuti, ma la differenza nel riuscire a costruirsi occasioni dal nulla e con grande naturalezza che c’è tra la squadra di Holden e quella di Mitell rappresenta bene lo scalino che sta tra le due compagini, non tanto a livello di gioco ma in quanto a esecuzione finale.
Perché se il Lugano ha concesso pure qualche break ai padroni di casa, Fora e compagni non sono stati di certo perfetti nemmeno loro, ma possono giocare con la tranquillità e la certezza che prima o poi troveranno i mezzi per fare la differenza, al contrario di un generoso ma inconcludente Lugano.
E questo allarme lo lanciamo – ma non vogliamo credere che in seno allo staff non se ne siano accorti – perché una squadra che sa fare gioco pari alla capolista imbattuta sul suo ghiaccio, che sa proporre un secondo periodo come quello mostrato sabato sera contro Zadina e compagni, merita di avere un impianto offensivo degno di tale nome.
È chiaro a tutti ormai che la scommessa Perlini si stia rivelando persa (va bene, si sono giocate solo sei partite, ma non ci pare, al netto delle sue prestazioni, che il numero 96 possa da un momento all’altro diventare uno scorer implacabile) non solo per l’incapacità di rendersi pericoloso ma anche per l’evidente “alienazione” dal sistema di gioco, sempre alla ricerca di improbabili soluzioni personali che probabilmente sono le sue caratteristiche e che di natura non si sposano con il sistema che Mitell sta attuando.

(Photobrusca & Luckyvideo)
Ma il problema non si ferma solo agli stranieri – Sanford escluso, altra partita convincente dello statunitense – perché la cosa sta coinvolgendo anche degli attaccanti svizzeri, ma è proprio in questi momenti che si va a fare affidamento sul pacchetto di importazione, per compensare le mancanze del grosso della rosa.
Non è ancora un fattore nemmeno il powerplay, che alla fine è figlio delle difficoltà generali di cui abbiamo parlato sopra, e messe assieme le cose appare difficile come con questi giocatori Mitell possa dare una scossa decisa sulla finalizzazione delle azioni offensive.
Emblematico il secondo periodo della sfida di Davos, il Lugano ha preso in mano con personalità la sfida, ha prodotto gioco e macinato pressione cambio dopo cambio, si è guadagnato powerplay e ha tenuto a lungo i padroni di casa nel proprio terzo, ma di tiri dallo slot basso davanti a Hollenstein ne sono arrivati la miseria di quattro, e solo con qualche sporadico tentativo dalla blu nel traffico ha impensierito il portiere grigionese.
Sull’altro fronte abbiamo solo citato l’errore di Van Pottelberghe – non ben piazzato nemmeno sul primo gol di Zadina – ma purtroppo sono cose che capitano e nonostante tutto il portiere bianconero ha saputo riprendersi benissimo da quell’errore, ma soprattutto da lì il Lugano ha costruito il suo ritorno in partita, impedendo che quell’episodio pesasse su tutta la squadra.
Sono sconfitte frustranti quelle che maturano in questa maniera, perché il Lugano ha la consapevolezza di essere andato a fare gioco pari – e a tratti pure meglio – della capolista imbattuta, subendo anche qualche logico break che però anche i padroni di casa hanno rischiato di concedere, ma alla fine sa che quel lavoro almeno due reti le doveva fruttare e tutto questo rischia di pesare già a corto e medio termine.
IL PROTAGONISTA

Michael Fora: Il ticinese si è distinto per il grande lavoro fisico messo in pista, con tantissimi check chiusi con successo alle assi contro gli attaccanti bianconeri. Solido e pulito nel primo passaggio, il difensore della nazionale ha giocato una gara di grande sostanza, dalle sue parti il Lugano non ha trovato alcuna soluzione per passare.
HIGHLIGHTS



