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Lugano

Il Lugano deve ritrovare credibilità per riprendersi il posto che gli compete

I bianconeri saranno chiamati a passare da una nuova rivoluzione per staccarsi dal passato. Uno staff tutto nuovo e pieni poteri a Steinmann devono risollevare una squadra ridotta in macerie dopo l’ultima stagione

L’inizio della stagione 2025/26 di NLA si sta avvicinando a grandi passi, ed anche quest’anno HSHS vi darà una completa panoramica di tutte le squadre che compongono il massimo campionato svizzero.

Giorno dopo giorno troverete sulle nostre pagine commenti e analisi dei vari club, a cui abbiamo aggiunto un nostro pronostico di posizione in classifica al termine della regular season.


LUGANO

La rosa 2025/26

PORTIERI
Niklas Schlegel, Joren Van Pottelberghe, Alessio Beglieri

DIFENSORI
Brian Zanetti, Santeri Alatalo, Mirco Müller, David Aebischer, Samuel Guerra, Nick Meile, Jesper Peltonen, Connor Carrick (🇺🇸), Carl Dahlström (🇸🇪), Enea Togni

ATTACCANTI
Ramon Tanner, Jiri Sekac (🇨🇿), Marco Zanetti, Aleksi Peltonen, Alessio Bertaggia, Lorenzo Canonica, Luca Fazzini, Rasmus Kupari (🇫🇮), Cole Cormier, Zach Sanford (🇺🇸), Giovanni Morini, Jakob Lee, Mike Sgarbossa (🇨🇦), Dario Simion, Brendan Perlini (🇨🇦), Calvin Thürkauf


Come deve essere stata la primavera scorsa in casa dell’Hockey Club Lugano? Un risveglio livido, come quando si riaprono gli occhi al mattino dopo un terribile incubo e ci si rende conto che invece è successo sul serio.

Rivivere tutto quello che è capitato nella scorsa stagione sarebbe inutile, si è detto e ridetto tutto, e anche per non spegnere quella motivazione che rimane per ripartire eviteremo di ricapitolare la peggior stagione dei bianconeri nell’era playoff.

Quello che ne è uscito però deve rimanere da monito, e sembra che chi di dovere abbia subito il colpo e ne stia traendo forza per ricominciare, in maniera più umile e nello stesso tempo ridistribuendo delle competenze che non avevano sempre lo stesso padrone.

Il riferimento della nuova partenza si chiama Janick Steinmann, l’uomo forte designato dalla società per prendere in mano la gestione sportiva e la comunicazione relativa alla stessa verso l’esterno. L’ex giocatore proprio dei bianconeri ha preso in mano la situazione in maniera che più decisa non si può, inserendosi già a piedi pari nel playout contro l’Ajoie nonostante non fosse ancora ufficialmente in carica, facendo capire quanto tenesse al suo nuovo incarico.

Steinmann in questi mesi non solo ha rivoltato completamente la squadra secondo il suo credo di personalità ed esperienza, ma ha tagliato pure dei ponti con il passato in maniera netta come nessuno aveva mai fatto.

“Alcuni presunti leader sono spariti nel contesto del playout, questo non va per una squadra come il Lugano e il suo passato”. Parole forti di un direttore sportivo inseritosi in poche settimane e che ha mostrato autorità, presa di coscienza e pieno potere secondo quanto delegato dalla società, capace di muoversi autonomamente e facendo parecchio rumore sul cantiere.

Finora Steinmann ha costruito un Lugano che punta più alla solidità, mossa sicuramente comprensibile dopo le fragilità di un anno fa, e sulla panchina ha piazzato quanto di meglio si potesse procacciare tra Svizzera ed estero, da un Tomas Mitell tra i coach emergenti svedesi più ricercati in Europa, a Stefan Hedlund, ex coach del “suo” Rapperswil che in molti avrebbero voluto come capo allenatore. Insomma un duo che più preparato al momento era difficile trovare, e in questo senso poco si può muovere sulle intenzioni del general manager, che ha pure fatto un cambiamento alla voce portieri sostituendo Della Bella con il finnico Antti Ore.

Una vera e propria rivoluzione, che logicamente chiede tempo e lavoro per vedere i suoi frutti, ma era imperativo agire in maniera tanto forte quanto rapida per dare una nuova impronta a una squadra che non solo aveva bisogno di forze nuove, ma che deve anche recuperare quelle di sicuro valore che la scorsa stagione sono state risucchiate nella mediocrità – o peggio – ma che hanno tutto per tornare a dare un contributo tangibile e consono agli investimenti fatti.

 


ARRIVI
Dario Simion (F, Zugo)
Brian Zanetti (D, Langnau)
Alessio Beglieri (G, Visp)
Connor Carrick (D, Bakersfield Condors)
Mike Sgarbossa (F, Hershey Bears)
Alessio Bertaggia (F, Ginevra)
Rasmus Kupari (F, Winnipeg Jets)
Ramon Tanner (F, Lugano – tryout)
Jakob Lee (F, RPI)
Brendan Perlini (F, Losanna)
Zach Sanford (F, Rockford IceHogs)

PARTENZE
Leandro Hausheer (D, Kloten)
Marco Müller (F, Berna)
Adam Huska (G, Admiral Vladivostok)
Radim Zohorna (F, Färjestad)
Valtteri Pulli (D, Djurgardens)
Daniel Carr (F, Milwaukee Admirals)
Mark Arcobello (F, ritiro)
Matthew Verboon (F, Ginevra)
Stephane Patry (F, Sierre – prestito)
Roberts Cjunskis (F, Sierre – prestito)
Michael Joly (F, Ambrì Piotta)
Liekit Reichle (F, Coira)

STRANIERI
Carl Dahlström (D, 🇸🇪)
Jiri Sekac (F, 🇨🇿)
Connor Carrick (D, 🇺🇸)
Mike Sgarbossa (F, 🇨🇦)
Rasmus Kupari (F, 🇫🇮)
Brendan Perlini (F, 🇨🇦)
Zach Sanford (F, 🇺🇸)


La rivoluzione impostata da Steinmann è partita dal reparto offensivo, dove ci sono state ben otto partenze, tenendo conto anche di quelle “programmate” di Marco Müller e lo scambio tra Verboon e Bertaggia. L’unico superstite tra gli attaccanti d’importazione è Jiri Sekac, reduce da una stagione altalenante ma su cui probabilmente lo staff crede di poter riporre fiducia proprio nel discorso “peso” e leadership, ma se in forma il ceco ha dimostrato di essere ancora un attaccante dai numeri importanti e che può reggere il peso di una linea con un gioco completo.

Arcobello, Carr, Zohorna, Joly sono stati invece vittime del repulisti e della nuova filosofia, un taglio netto con il passato recente e meno che per alcuni è stato quasi traumatico, ma l’impronta di Steinmann è stata da subito chiara e probabilmente un paio dei citati facevano parte di quei leader spariti nei playout.

I loro sostituti, aldilà dell’aspetto tecnico che andrà valutato in stagione, rispecchiano quella necessità di coraggio, personalità e leadership, da Sgarbossa sostituto naturale dell’ex capitano, Kupari intrigante per le sue qualità di centro completo e straordinario pattinatore, Sanford attaccante tutto fare dal passato vincente e Perlini scommessa sulle sue potenzialità, ma anche lui giocatore di una certa personalità e grande impatto fisico.

Interessante soprattutto per la questione caratteriale, di energia e “identitaria” è lo scambio che ha portato Bertaggia al ritorno in bianconero per il passaggio di Verboon a Ginevra, un giocatore sicuramente interessante e duttile ma che aveva espresso delle volontà di partenza a fine contratto e che avrebbe faticato a trovare collocazione oltre il bottom six a Lugano.

Di sicuro peso – specifico e totale – è l’ingaggio di Dario Simion, l’attaccante ex Zugo è il sostituto di Marco Müller ma di sicuro i bianconeri ne escono in positivo con un giocatore altamente decisivo nel post season ma capace pure di assicurare un grande rendimento durante la stagione, un attaccante completo come pochi se ne possono trovare sul mercato rossocrociato e che riporta altra “ticinesità” e mentalità vincente alla Cornér Arena.

Tagliati i ponti con altri giocatori che si è ritenuto non potessero più dare valore aggiunto o non rientravano più nei piani tecnici (Patry e Cjunskis in prestito, Reichle a Coira) Steinmann potrebbe aver trovato un discreto jolly per il quarto blocco con Jakob Lee, centro da doppio passaporto che va a portare altra profondità al centro.

Un attacco pesante, di grande presenza fisica e di solidità con una profondità al centro che poche squadre possono vantare, anche se c’è qualche dubbio – con la scommessa Perlini – sull’assenza di almeno un’altra ala scorer oltre a Luca Fazzini, anche se diversi giocatori – stranieri compresi – hanno sicuramente il potenziale per distribuire le reti su più linee e di rendere il powerplay finalmente un’arma, guadagnando gol in una situazione che la scorsa stagione era diventata un peso e che ha privato i bianconeri di almeno una ventina di dischi in fondo al sacco.

Il reparto difensivo è quello che ha subito meno ritocchi ma che potrebbero essere decisivi per fare ulteriori passi avanti in un settore potenzialmente già molto competitivo. Rimasto per varie ragioni Calle Dahlström – che è chiamato a un netto cambio di registro se vuole partire almeno quasi a pari degli altri nelle gerarchie straniere – a fronte della partenza di Valtteri Pulli, il colpo principale è rappresentato da Connor Carrick, difensore mobile e offensivo dotato di un gran tiro che dovrà diventare finalmente quel punto di riferimento per costruzione di gioco e power play, nonché dotato di grande personalità e carisma a differenza di tanti suoi predecessori quasi “depressi”.

L’altro arrivo di peso è quello di Brian Zanetti, cresciuto moltissimo sotto la guida di Paterlini e Hirschi in quel di Langnau e che al netto della partenza di Leandro Hausheer è decisamente un upgrade che va ad arricchire una difesa dal potenziale molto elevato.

Un potenziale che dovrà essere garantito anche dal cambio di registro di Mirco Müller – irriconoscibile la scorsa stagione – e di un David Aebischer da ricostruire e da ricollocare, ma l’ex Rapperswil ha qualità che ne possono fare un jolly di lusso e un’alternativa in power play come tiratore basso alla Romain Loeffel in versione ginevrina, un esercizio che abbiamo visto in un paio di amichevoli in sostituzione di Luca Fazzini, piuttosto che gravarlo di nuovo di un ruolo di blue-liner che ha sofferto parecchio. Per il resto profondità garantita con Jesper Peltonen e Samuel Guerra, con un Nick Meile scalpitante a fare concorrenza con il giovane Enea Togni.

Un reparto affidato alla sapienza di Stefan Hedlund e chiamato ad esprimere il potenziale di una delle difese più equilibrate e profonde della lega ma che non ha mai saputo portare la giusta solidità e trovare il giusto sistema collettivo.

Il problema principale sul piano tecnico per il Lugano però potrebbe essere rappresentato dal reparto dei portieri. Con il nuovo coach Antti Ore a portare aria fresca e un nuovo stile di gestione, sia Niklas Schlegel che Joren Van Pottelberghe – soprattutto – sono da ricostruire uno come portiere affidabile e sicuro di se stesso e l’altro pure come atleta.

Troppi gli infortuni, gli stop e le false partenze per entrambi, senza parlare dell’ex Bienne che ha giocato una ventina di partite in tre stagioni, per avere fiducia cieca in una coppia sicuramente ben assemblata ma oggi “tranciata”. Di sicuro su Schlegel ci sono aspettative migliori, ma se non si riuscirà a recuperare una coppia competitiva potrebbe esserci più di un problema.

Il Lugano si ripresenta con una rosa che ha fatto passi avanti in difesa e con grandi cambiamenti in attacco che andranno registrati e assimilati al meglio perché possano funzionare. Sul piano della solidità e della stabilità i bianconeri sembrano migliorati rispetto alla scorsa stagione e pure gli special team dovrebbero giovare non solo dei nuovi arrivati ma pure di uno stagf tecnico più preparato a certe situazioni.

Credere che il risultato della scorsa stagione sia stato figlio semplicemente di giocatori inadatti sarebbe però pericoloso e ingenuo, quello che non è funzionato in casa bianconera è stato enorme e ha toccato praticamente tutti i settori dalla cima alla squadra sportiva, per un caos che ha sfasciato ogni ambizione in pochi mesi.

Con Steinmann oggi c’è una guida forte e di riferimento che si spera possa sfruttare veramente i suoi pieni poteri per ridare vita al Lugano e riportarlo sui binari che gli competono. Il primo passo sarà quello di riacquistare credibilità ad ogni livello in un hockey che corre sempre di più, per poi ritrovare stabilità nei playoff.

Prima di sognare altri obiettivi occorre mettere un bel po’ di cemento alla base e tornare ad avere rispetto di quello che è ed è stato l’Hockey Club Lugano, mentre per tornare tra le grandi bisogna prima di tutto essere disposti a giocare allo stesso gioco anche fuori dal ghiaccio, ma questo è discorso del domani.


MIGLIOR INNESTO

Connor Carrick: Personalità, forza fisica, coraggio e dinamismo per un difensore che si spera finalmente possa essere azzeccato nello scacchiere bianconero. Dovesse confermare le sue qualità avrebbe un impatto globale sul gioco del Lugano sia a parità numerica che in power play, diventando oltretutto uno dei leader dellq squadra di Tomas Mitell

ADDIO DOLOROSO

Mark Arcobello: Poteva piacere oppure no, è stato al centro di alcune diatribe, ma l’americano ha tracciato comunque un pezzo della storia recente del Lugano sia da capitano che non, trascinatore nelle prime stagioni in bianconero e prezioso “lusso” nelle ultime quando si pensava potesse essere quello di troppo. In cinque stagioni alla Cornèr Arena ha portato la bellezza di 222 punti, e oggi mette a disposizione la sua esperienza ai ragazzi del settore giovanile.

FATTORE X

I portieri: Più della presunta mancanza di scorer a preoccupare di più in casa bianconera sono le condizioni di Niklas Schlegel e Joren Van Pottelberghe. Il promo necessita di essere recuperato mentalmente e di tranquillità, il secondo va ricostruito come atlelta prima di poter contare al 100% su di lui. Se almeno uno dei due dovesse presentarsi pronto all’inizio del campionato il Lugano può stare discretamente tranquillo, ma ad oggi è difficile capire in quali reali condizioni siano i due portieri rispetto alla competizione del campionato.


La classifica di HSHS

1. LOSANNA
2. ZSC LIONS
3. GINEVRA
4. DAVOS
5. ZUGO
6. FRIBORGO
7. BERNA
8. LUGANO
9. BIENNE
10. KLOTEN

11. AMBRÌ PIOTTA
12. LANGNAU
13. RAPPERSWIL
14. AJOIE

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