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Ambrì Piotta

Lukas Landry: “Sognavo di giocare con Manix, quel futuro è arrivato prima del previsto”

Il 20enne ha ottenuto un triennale dopo aver ben impressionato: “La sensazione di poter restare si è sviluppata partita dopo partita. Ora dovrò abituarmi al ritmo e a giocare con degli uomini. Il mio profilo? Sono simile a papà”

AMBRÌ – La presenza del giovane attaccante Lukas Landry nell’Ambrì Piotta durante il preseason è stata inizialmente una sorpresa, e poi addirittura il principale motivo d’interesse delle partite di preparazione dei biancoblù.

Lo staff ha sin dall’inizio provato il figlio d’arte in ruoli centrali del lineup, tanto che l’annuncio del suo contratto che lo terrà in Leventina per le prossime tre stagioni è arrivato al termine di un breve ma chiaro percorso.

“Sì, un po’ lo sentivo arrivare”, ci ha rivelato il 20enne canadese. “Quando ho ricevuto la notizia infatti non ero sorpreso, ma davvero molto felice. Sono entusiasta di poter restare qui ed iniziare la mia carriera da professionista con l’Ambrì Piotta”.

In un’intervista poco tempo fa avevi affermato che il tuo futuro immediato sarebbe stato ancora in Nordamerica. Cosa è cambiato?
“A dire il vero non ho mai detto che il mio obiettivo era quello di tornare oltre oceano, ma semplicemente ho affermato che in questa fase mi stavo unicamente concentrando sul camp con i biancoblù. Ero ancora in un momento in cui ero in attesa di capire quali potessero essere le eventualità per il mio futuro, e da come sono andate le cose direi che il futuro è arrivato molto in fretta!”.

La maglia dell’Ambrì Piotta l’hai già vestita quando eri ancora più giovane. Quali ricordi hai di quelle esperienze?
“Bisogna tornare a quando mio papà giocava ancora, in quegli anni ero con la formazione U7. Mi ricordo però che per un torneo ebbi l’opportunità di giocare con i bambini più grandi, ed in quella squadra c’era anche mio fratello… Per noi fu la prima opportunità di giocare assieme, e se non sbaglio segnammo addirittura al primo cambio. Quello è sicuramente il ricordo più bello che ho con la maglia dell’Ambrì. C’è poi stato il periodo con la U17, quando riuscimmo a salire dalla categoria Top a quella Elit, mentre con la U20 riuscimmo ad arrivare per la prima volta in otto anni ai playoff. In Leventina ho insomma già diversi bei ricordi”.

Hai affrontato sin dall’inizio il camp con la squadra come se fosse una sorta di try-out, oppure hai realizzato di poter restare solamente con il passare dei giorni?
“È una cosa che si è sviluppata partita dopo partita. Ogni volta che scendo sul ghiaccio provo a migliorarmi, ed ho cercato di sfruttare lo spazio ricevuto per dare una buona impressione, questo anche durante gli allenamenti. Ho cercato di dimostrare di avere le qualità per poter stare in squadra”.

Da quanto abbiamo visto sei un giocatore diverso da tuo fratello…
“Mio fratello è davvero veloce. Penso di non essere distante da lui, ma Manix porta un’energia diversa sul ghiaccio, mentre io cerco di fare tutto molto rapidamente. Lui è un giocatore con più compostezza, è bravo nel rallentare il gioco per cercare di cogliere impreparati i difensori. Siamo un po’ diversi insomma, io mi considero più simile a mio papà”.

Con quali obiettivi guardi alla stagione? Recentemente avete affrontato tre squadre di NL, dunque hai già una vaga idea di quale sia il livello degli avversari…
“Come prima cosa penso di dovermi abituare al ritmo delle partite, e al fatto di dover giocare contro degli uomini. Dovrò diventare più forte fisicamente, ed avere più controllo del mio posizionamento e non pattinare senza costrutto. Sicuramente ad ogni cambio voglio portare dell’energia positiva, ed anche velocità”.

È una domanda ovvia, ma come sarà essere allenato da tuo papà?
“È un’esperienza che sinora ho vissuto solamente d’estate, quando siamo a casa in Canada, ma in questo caso sarà diversa. Quando siamo nel privato però non parliamo di hockey, lontano dalla pista non fa l’allenatore e cerchiamo di separare questi due aspetti della nostra vita”.

Non capita tutti i giorni di vedere due fratelli assieme in una squadra professionistica, magari addirittura nella stessa linea. È qualcosa che da bambini sognavate?
“Sì, sempre! Io e Manix spesso giocavamo a hockey uno contro l’altro, ma a volte invece facevamo finta di essere nella stessa squadra e di giocare contro un avversario immaginario. Come tanti bambini mentre giocavamo facevamo la cronaca urlando “Pass to Landry, back to Landry… He shoots, he scores!”. È sempre stato un sogno, e poter arrivare oggi al professionismo assieme a mio fratello è incredibile. Non avremmo potuto chiedere di meglio!”.

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