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Interviste

Lurati: “Vedere amici come Terraneo in NL mi dà tanta motivazione, voglio esserci anch’io”

Il giovane è al secondo anno a Visp: “L’obiettivo è la massima serie, dipende da me. Il cambiamento dall’hockey dei ragazzi a quello degli adulti non è evidente, l’esperienza in Nordamerica è stata indimenticabile”

(Astrid Schaffner)

VISP – Il 21enne Alessandro Lurati dopo un primo assaggio coronato dal titolo è pronto a una nuova stagione con il Visp. Andiamo alla scoperta di uno degli elementi più interessanti del nostro hockey ticinese. Lo abbiamo raggiunto proprio poco prima dei tradizionali fotoshooting ufficiali del club vallesano.

Alessandro, com’è andata la tua estate?
“È stata bella. Ho svolto la preparazione a Visp, è stata dura, ma è giusto così, mi sono allenato bene e ora sono pronto a ripartire. Inoltre ho fatto anche un po’ di vacanza, sia con la famiglia che con gli amici”.

Sei uno a cui piace la stagione estiva, oppure già a giugno scalpiti e preferiresti giocare a hockey?
“Direi decisamente più la seconda cosa. Se potessi, giocherei 12 mesi all’anno. È strano perché come persona mi piace molto l’estate, non vedo l’ora che arrivi. Poi però, e qui parlo da giocatore, è la parte più brutta dell’anno. È bello essere in vacanza, intendiamoci, ma l’adrenalina della partita e la vita da spogliatoio mi mancano. Insomma, dopo una settimana di vacanza io voglio tornare a giocare e a segnare”.

Sei reduce dalla tua prima stagione da professionista, la prima volta con gli adulti, e hai già vinto un titolo. Incredibile, ci sono grandissimi giocatori che terminano la carriera senza trofei…
“È stata una grande soddisfazione e soprattutto un enorme onore. È veramente stato bello in un contesto non facile per me. Il cambiamento dall’hockey dei ragazzi a quello degli adulti non è mai evidente, cambiano parecchi aspetti, il gioco, ad esempio molto difensivo per quanto ci concerneva. Grazie a ciò personalmente ho potuto migliorare questo aspetto del mio gioco, che non era certamente uno dei miei punti di forza”.

A livello di club un campionato esaltante, e personalmente invece?
“Non è stato così buono come avrei voluto a livello realizzativo (7 gol e 10 assist, ndr), ma da un lato è normale. Quando sei agli esordi devi soffermarti su tante altre piccole cose, come la parte difensiva. Devi imparare a giocare per la squadra. Oltretutto per il nostro ex tecnico Heinz Ehlers il lavoro difensivo e più in generale la zona arretrata erano la chiave del gioco”.

Qual è stato l’aspetto più difficile nel passaggio tra l’hockey dei ragazzi e quello degli adulti? Magari la fisicità?
“Come dicevo prima ci sono diversi mutamenti. Anche a livello umano, forse è proprio questo il più grande cambiamento. Nei ragazzi condividi lo spogliatoio praticamente solamente con tuoi coetanei o comunque gente che ha al massimo uno o due anni in più o in meno. Quando sei negli adulti invece ti ritrovi con giocatori che hanno anche 10 anni in più di te. Cambiano quindi i discorsi e un po’ le dinamiche. Per quanto riguarda l’aspetto prettamente sportivo, la velocità aumenta. Anche la presa di decisione è decisamente un’altra. Negli Juniori puoi rischiare maggiormente la giocata, con i professionisti devi imparare a giudicare la situazione. Questa è una grande differenza, forse la più grande sfida: “posso veramente rischiare oppure è meglio buttare fuori il disco al fine di semplicemente liberare la zona?”. Mi hai chiesto della fisicità, onestamente non cambia troppo, durante la mia esperienza in Nordamerica ho affrontato ragazzi che erano già molto grandi, fisicamente prestanti e forti”.

(Astrid Schaffner)

A Visp non manca di certo il Ticino. Al DS Daniele Marghitola ora si è addirittura aggiunto Luca Gianinazzi, che ovviamente conosci già benissimo. Ti aveva già allenato nell’U20 del Lugano. Che sentimento ti fa ritrovare “il Giana”?
“Sono felice, visto che appunto lo conosco già. Era stato il mio coach per due stagioni a Lugano. So dunque quello che si aspetta e cosa vuole. E di riflesso lui conosce il sottoscritto e sa quali sono le mie caratteristiche. I presupposti per fare bene ci sono quindi tutti. Starà a me portare quello che l’allenatore si attende da me”.

A livello umano e fuori dal ghiaccio com’è andato il primo anno in Vallese? La lingua locale deve essere stata una bella sfida…
“Il dialetto vallesano penso sia forse il più complicato di tutta la Svizzera”.

Condivido, io risiedo da 30 anni in Svizzera tedesca, ma quando ad esempio parlo con Senn o Albrecht devo veramente concentrarmi per capirli bene…
“Eh sì, lo svizzero tedesco va ancora, ma il vallesano… Comunque nello spogliatoio si parla inglese. Complice il mio anno trascorso negli Stati Uniti, mi districo bene. Con alcuni compagni posso pure parlare tedesco, grazie alle esperienze vissute nelle Nazionali giovanili me la cavo. Per il resto mi sono ambientato benissimo, è stato facile inserirsi in questo contesto, la squadra mi ha aiutato molto con l’integrazione. Visp e dintorni sono molto tranquilli, sono dei bellissimi posti immersi tra le montagne e la natura”.

Hai già accennato al tuo vissuto in Nordamerica. Parliamone allora. Nella stagione 2023/24 hai giocato in leghe giovanili, dapprima a Des Moines, la capitale dello Iowa, e poi a Cloquet nel Minnesota…
“È stata un’esperienza “della madonna”. All’inizio non è stato così evidente ambientarsi, ma una volta acclimatatomi è stato tutto fantastico, anche dal punto di vista hockeyistico. Ho imparato tantissimo in tutti gli ambiti, ho avuto un assaggio di cosa voglia dire il vero livello dell’hockey. Pure dal punto di vista umano, per me era la prima volta lontano da casa, ho conosciuto una nuova cultura e tante persone. È stata un’esperienza che non dimenticherò mai e non sono pentito di questa scelta”.

È stato difficile convincere i tuoi genitori a lasciartela intraprendere?
“Devo ammettere che erano parecchio a favore. Ne avevamo già discusso gli anni precedenti. Io però frequentavo il liceo e quindi decidemmo che sarebbe stato decisamente meglio dapprima finire la scuola, per avere qualcosa in mano e una sorta di piano B, e poi sarei potuto partire oltreoceano. I miei cari vedevano appunto di buon occhio una mia partenza, il loro pensiero era in sostanza che uscire dalla mia comfort zone e andare a conoscere il mondo sarebbe stato utile e necessario per il mio percorso di crescita”.

A Des Moines tra i tuoi compagni c’era Benjamin Kevan, scelto quest’anno al secondo round dai New Jersey Devils e membro della Nazionale statunitense U18. Tra qualche anno potrai dire di aver giocato con una stella di NHL?
“È possibile, chissà, magari potrò davvero raccontarlo tra qualche anno. Oltre a lui ho giocato anche con Ilya Protas, un bielorusso draftato da Washington l’anno scorso. Quest’anno dovrebbe giocare in AHL. Entrambi erano molto forti”.

Ma tu in veste di compagno di squadra ti rendevi conto che erano molto più bravi di voi altri?
“Te lo dico sinceramente, Kevan per esempio si notava che aveva qualcosa in più, era molto veloce e segnava tanto e oltre a ciò, essendo un 2007, aveva qualche anno in meno di tanti altri. Però ecco, la squadra disponeva di quattro linee equilibrate, non c’era nessuno di cui avrei detto con certezza che aveva il potenziale di una superstar. La competitività era altissima, ognuno dei componenti del team dava la vita, nessuno spiccava sull’altro”.

(Astrid Schaffner)

Nei Minnesota Wilderness hai giocato con Oliver Stümpel, figlio del grande Jozef, ex star slovacca di NHL con alle sue spalle oltre 1’000 partite in NHL e vincitore dello storico Mondiale del 2002. Lo hai incontrato?
“Purtroppo no, ma ne abbiamo parlato, condividevamo del tempo assieme. Oliver e io eravamo abbastanza amici, visto che anche lui proveniva appunto dall’Europa”.

Torniamo a te. Il tuo contratto con il Visp scade a fine stagione. Presumo che la tua ambizione e il tuo obiettivo siano di riuscire a fare il salto e ricevere una chance nella massima lega…
“Sicuramente lo è. Prima o poi voglio arrivare in National League. Se fosse già l’anno prossimo sarebbe molto bello. Dipende da me, da come giocherò, da quanto riuscirò a mettermi in mostra. Poi ovviamente dipenderà anche dalle prestazioni della squadra. Se faremo bene e avremo successo, avrò più chance di poter fare il salto di categoria.

Tu sei un 2004, diversi tuoi coetanei si stanno imponendo in NL. Penso a Miles Müller, Jonas Taibel, Louis Füllemann e Simone Terraneo. Un ulteriore sprono?
“È così. Erano tutti compagni in Nazionale, siamo cresciuti assieme. Questa cosa in un certo senso mi fa anche arrabbiare, è un’ulteriore motivazione, voglio esserci pure io. In particolar modo mi riferisco al mio caro amico Simone Terraneo, eravamo pure compagni di stanza in Nazionale, siamo molto amici”.

Sogni in particolar modo il ritorno nel tuo Lugano? In fondo i bianconeri puntano spesso a riportare a casa i loro talenti dopo un po’ di gavetta. Penso ad esempio a Brian Zanetti oppure in passato anche a Massimo Ronchetti, tanto per fare due nomi…
“L’obiettivo come detto è la National League, poterlo fare a Lugano, dove sono cresciuto e nella mia città, sarebbe ovviamente molto speciale”.

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