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Ambrì Piotta

Tierney: “Pronto per un ruolo centrale e le responsabilità dei momenti importanti”

Il centro canadese sarà una pedina fondamentale: “La mia speranza è che le cose possano funzionare nel modo giusto con l’Ambrì, così da restare a lungo. Bello ritrovare Tim Heed, mi sta dando preziosi consigli”


AMBRÌ – Guardando al mercato dell’Ambrì Piotta, il nome di Chris Tierney non ha forse scatenato l’entusiasmo dei tifosi come quelli di Petan o Joly, ma l’impatto del centro canadese sarà di fondamentale importanza per la stagione dei leventinesi.

Chiamato a rivestire il ruolo chiave di centro nel top six, Tierney sarà un elemento two-way a cui saranno affidate le situazioni più importanti, grazie a un profilo che dovrà portare solidità in tutte le zone della pista.

“La Svizzera era da tempo un posto in cui desideravo giocare. Conosco tanti giocatori nordamericani che mi hanno raccontato di come l’hockey qui sia di alto livello, e tutti hanno davvero apprezzato l’atmosfera creata dai fans e lo stile di vita”, ci ha spiegato Tierney. “Quando ho saputo dell’interesse dell’Ambrì Piotta la cosa è diventata subito reciproca, sono felice che con il club siamo riusciti a trovare un accordo. In squadra ci sono inoltre diversi altri canadesi, il che rende le cose un po’ più semplici durante questa fase di ambientamento”.

Chris Tierney, negli ultimi anni hai cambiato spesso squadra, non volevi un contratto di più stagioni?
“Diciamo che la mia speranza è che le cose possano funzionare nel modo giusto con l’Ambrì, così da poter restare per un periodo più lungo rispetto all’attuale contratto di un anno. Però vogliamo anche prendere le cose con calma, questa sarà la mia prima stagione in Svizzera dunque vedremo cosa succederà. Se tutto andrà per il verso giusto sarebbe bello poter restare per diversi anni, ma ora è prematuro fare questi discorsi”.

La scorsa stagione in KHL non è stata semplice per te. Ti sei trovato in un ambiente nuovo e, inizialmente, il coach Dmitri Kvartalnov non ti vedeva molto…
“Esatto, il mio inizio di avventura a Minsk non è stato dei più semplici. Mi ero aggiunto alla squadra a stagione in corso, quando erano già state disputate 7-8 partite, e inizialmente io e lo staff tecnico non eravamo sulla stessa lunghezza d’onda. Ero frustrato per il mio ruolo e per i pochi minuti di ghiaccio che ricevevo, ma con il passare del tempo ho guadagnato sempre più la fiducia dell’allenatore e nell’ultima ventina di partite avevo dato un bel contributo, per poi disputare dei buoni playoff. Il rapporto con Kvartalnov è migliorato molto con il tempo, e nel finale eravamo d’accordo su molte cose. È stata un’esperienza per alcuni aspetti dura, ma che è finita bene. Voglio cominciare la prossima stagione ad Ambrì come ho finito quella passata”.

La tua esperienza a Minsk al di fuori dell’hockey invece com’è stata?
“È decisamente qualcosa di diverso rispetto a quanto ero abituato. Ti ritrovi a vivere in una zona piuttosto isolata, non c’è molto da fare. Diciamo che per me e mia moglie la Svizzera, dal punto di vista dello stile di vita, aveva molto più senso. Siamo felici di essere qui, in una realtà decisamente più comoda”.

L’Ambrì ti ha ingaggiato per dare stabilità al lineup, anche per le tue doti in penalty killing e agli ingaggi. A inizio carriera avevi però ruoli anche più offensivi. Da te ci si aspetta insomma un mix delle due cose…
“Diciamo che per tutta la mia carriera sono stato un giocatore two-way, che cura bene la fase difensiva per poi andare anche a pungere in avanti. Negli anni ho accumulato tanta esperienza nelle fasi di boxplay, prendendomi anche la responsabilità di tanti faceoff difensivi, oppure quando ci sono delle fasi tese come nei finali di partita. Penso di poter fare un po’ di tutto per l’Ambrì Piotta, giocando in entrambi gli special team e dando un contributo completo. Voglio cercare sia di segnare dei gol, sia di impedire agli avversari di trovare tiri pericolosi”.

Ad Ambrì sarai idealmente il primo centro, un ruolo diverso da quello che hai spesso ricoperto in passato. Ci sarà un adattamento necessario da parte tua?
“Sì, hai ragione. Ma ci sono state anche alcune stagioni, ad esempio un paio con gli Ottawa Senators, in cui mi venivano affidati 18-19 minuti a partita. Mi sono sempre trovato a mio agio nel giocare un alto numero di minuti, è qualcosa a cui mi posso adattare facilmente, anche se devo dire che poter avere un training camp di un mese con l’Ambrì sarà positivo per lavorare in questo senso. È una sfida che accolgo con entusiasmo”.

Conosci già Tim Heed da quando eravate entrambi nei San Jose Sharks…
“Esatto, e nel momento in cui ho messo la firma sul contratto gli ho subito scritto. Mi ha dato tante informazioni sulla squadra e sulla regione in cui sarei venuto a vivere. Lui è qui da un po’ di anni, dunque i suoi consigli si stanno rivelando preziosi. È stato bello ritrovare in squadra un ragazzo che conoscevo già”.

A Ottawa avevi invece giocato con Alex Formenton. I tifosi sperano di vederlo ritornare ad Ambrì dopo il termine del processo, che lo ha scagionato dalle accuse. Sei rimasto in contatto con lui?
“Non lo sento da alcuni anni, ma eravamo buoni amici quando era con i Senators. Abbiamo giocato per un certo periodo assieme, ed era chiaro che fosse un ottimo giocatore, davvero molto veloce. Tecnicamente è dotato e può anche giocare duro, è stato bello averlo come compagno. Per quanto riguarda un suo eventuale arrivo, beh, vedremo cosa succederà”.

Nel 2016 sei stato parte della cavalcata dei San Jose Sharks sino alla finale per la Stanley Cup. Avete poi perso dai Pittsburgh Penguins, ma l’esperienza deve comunque essere stata memorabile…
“Decisamente. Era una squadra con tanta esperienza, in cui ho potuto giocare con diversi elementi degni della Hall of Fame, come Thornton, Marleau, Pavelski e Burns. Andare così lontano nei playoff fu un’esperienza eccezionale per me, ero giovane e ho imparato moltissimo, specialmente come comportarmi in partite e situazioni in cui c’era tanto in gioco. Inoltre, per avere un percorso così lungo ed arrivare vicini alla Stanley Cup, ho imparato che la difesa è fondamentale, così come il gioco compatto di squadra. Rendermi conto di questi aspetti nella prima parte di carriera ha poi avuto un grande impatto sul mio sviluppo come giocatore”.

Ora invece i ruoli si sono invertiti, sei tu il giocatore d’esperienza. C’è già qualche giovane nella rosa dell’Ambrì che ti ha colpito particolarmente?
“Sì, ho già visto un paio di ragazzi che mi sembrano molto bravi. In allenamento c’è molta velocità. Miles Müller in particolare è un giovane che porta già una certa presenza sul ghiaccio e ha buone mani. Mi ha fatto davvero una bella impressione. Poi c’è Landry, che pure lui mostra già un bel livello, soprattutto per il suo pattinaggio. Ho sentito che l’Ambrì lavora bene con i giovani, ed è sempre bello vedere all’opera giocatori in giovane età durante il training camp, i loro progressi sono evidenti giorno dopo giorno”.

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