LUGANO – AMBRÌ
4-1
(0-1, 2-0, 2-0)
Reti: 14’36 Landry (Müller) 0-1, 23’41 Sekac 1-1, 25’14 Fazzini (Arcobello, Pulli) 2-1, 41’06 Thürkauf (Sekac) 3-1, 57’40 Carr (Marco Müller) 4-1
Note: Cornèr Arena, 6’733 spettatori
Arbitri: Hebeisen, Borga; Schlegel, Fuchs
Penalità: Lugano 3×2, Ambrì Piotta 3×2
Assenti Lugano: Giovanni Morini, Joren van Pottelberghe, Mirco Müller, Radim Zohorna (infortunati), Adam Huska, Cole Cormier (sovrannumero), Calle Dahlström (ammalato)
Assenti Ambrì: Janne Juvonen, Diego Kostner (ammalati), Zaccheo Dotti (sovrannumero), Simone Terraneo (Visp)
LUGANO – A chi i regali, a chi il carbone. Ancora un derby “spartiacque”, ancora alla Cornèr Arena e ancora una volta vinto dalla squadra che ha tremato di meno e che più ci ha messo coraggio e determinazione nei momenti e nelle giocate dal potenziale decisivo.
I bianconeri vanno quindi alla mini pausa di Natale con più certezze ed entusiasmo, senza fare chissà che voli o pensare che tutto sia risolto – nemmeno per sogno – e soprattutto con una classifica che rimane precaria ma che permette a Fazzini e compagni di restare attaccati al treno.
L’Ambrì Piotta da par suo ha giocato un buon derby, anche alla pari dell’avversario e per una parte anche superiore, soprattutto attorno al gol del provvisorio vantaggio, ma poi è rimasta una prestazione monca, senza il guizzo vincente o la giocata decisiva dei suoi uomini migliori, cosa che invece è riuscita ai padroni di casa.
Certo, la squadra di Luca Gianinazzi – con cinque stranieri in pista vista la defezione dell’ultimo minuti di Dahlström, ammalato – non ha disputato un incontro da antologia, nel primo periodo pur restando prudente e accorto non ha mancato di lasciare qualche spazio di troppo nel terzo all’Ambrì Piotta, che più di una volta come in occasione del gol di Landry, ne ha approfittato per prendere possesso del terzo offensivo contro una squadra chiusasi troppo e lontana dalle assi.
Il Lugano ha perso più di una volta i riferimenti sul cycling dei leventinesi, e al momento di ripartire in transizione si trovava già troppo distante dai difensori per pensare di saltarli in velocità.
Qualcosa però è cambiato nel secondo periodo, i bianconeri hanno iniziato a mettere più pressione in zona neutra ricacciando le azioni dell’Ambrì provocando i contro-break, sfruttando soprattutto il lavoro fisico di gente come Thürkauf, Sekac e del quarto blocco. Proprio il ceco, in quella che è stata la sua miglior partita da quando è in maglia luganese, si è inventato il gol del pareggio con un’azione di forza e classe, sfruttando uno Zgraggen mal posizionato e incapace di arginare il numero 67.
Quel gol, caduto in un momento comunque di equilibrio della partita, ha fatto da boa, dato che da quel momento è stato il Lugano a salire in cattedra, trovando il vantaggio decisivo con Fazzini e sfiorando più volte altre reti in un lasso di circa 7-8 minuti di gioco.
L’Ambrì non è quasi mai riuscito a trovare il guizzo giusto, con un avversario ben piazzato nello slot che ha impedito soprattutto alla linea di Maillet, Kubalik e DiDomenico di poter tirare da posizioni agevolate, tenendo sempre fuori i tre tenori dallo slot basso. L’Ambrì Piotta ha infatti tirato complessivamente quasi lo stesso numero di dischi del Lugano, ma a differenza dei padroni di casa, più abili ad arrivare dritti su Senn (si veda il gol di Thürkauf) non si sono mai trovati faccia a faccia con Schlegel nel cono più basso davanti alla porta.
La differenza è stata qui, oltre alla maggior pazienza del Lugano nel risalire la china – una qualità che era andata persa – la squadra di Cereda non ha saputo trovare quelle soluzioni che gli permettessero di mettere fuori causa Schlegel o di portare pressione diretta (il gol di Landry è in buona parte sulle spalle del numero 34, poi ripresosi alla grande) soffrendo tremendamente il blocco difensivo attuato dai bianconeri.
In questo contesto è brillato particolarmente il gioco “spiccio” e senza fronzoli di diversi difensori di casa, tra cui anche il giovane Meile e Pulli, mentre dal lato biancoblù ancora una volta si è cercata la giocata di fino piuttosto che il disco diretto nel traffico, con appunto la prima linea annullata piuttosto bene dal blocco di Arcobello.
Non è stato in fondo un derby entusiasmante, ed è sembrato che dal 3-1 di Thürkauf l’Ambrì non avesse più le risorse per riaprire il match nonostante qualche buona occasione, a farla da padrone è stata la maggior capacità del Lugano di gestire fisicamente i cambi, anche in quei box play a panchina lontana.
Diciamola così, per come ci arrivano le due squadre ticinesi, il carbone se lo meriterebbero entrambe, con due delle peggiori difese del campionato e un ruolino di marcia che se il Lugano ha un po’ accelerato, l’Ambrì fatica a svoltare. Per questo forse i bianconeri si meritano qualche regalino in più, ma senza sognare troppo.
IL PROTAGONISTA
Jiri Sekac: Partita in crescendo del ceco, che dalla sua invenzione del gol del pareggio ha letteralmente dominato ogni cambio della partita, sia offensivamente che difensivamente. Suo anche l’assist per il 3-1 di Thürkauf, ma suoi anche tantissimi dischi recuperati e tante transizioni “rubate” con visione di gioco di alto livello e cambi improvvisi di direzione. Fosse stato questo il Sekac abituale…
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