LUGANO – ZUGO
5-2
(1-1, 2-1, 2-0)
Reti: 05’26 Wingerli (Carlsson) 0-1, 07’47 Thürkauf 1-1, 21’06 Herzog (Martschini) 1-2, 23’23 Fazzini (Alatalo, Verboon) 2-2, 38’46 Marco Müller (Verboon) 3-2, 58’30 Arcobello (Carr, Dahlström) 4-2, 59’42 Marco Müller (Sekac, Guerra) 5-2
Note: Cornèr Arena, 4’803 spettatori
Arbitri: Lemelin, Ruprecht; Bürgy, Francey
Penalità: Lugano 3×2, Zugo 5×2
Assenti: Giovanni Morini, Joren van Pottelberghe, Mirco Müller, Radim Zohorna (infortunati), Adam Huska, Leandro Hausheer, Marco Zanetti (sovrannumero)
LUGANO – Senza componente fisica, senza determinazione a ogni cambio, senza il sacrificio di prendersi colpi anche gratuiti, insomma senza voglia di lottare come l’hockey comanda, anche con tutto il talento del mondo non si va da nessuna parte.
Il Lugano sembra aver capito improvvisamente questa lezione in un ventoso venerdì sera pre natalizio, di fronte a un avversario che lo avrebbe fatto a pezzettini se non si fosse presentato preparato. In più, se la differenza tecnica che attualmente divide la squadra bianconera e i tori è piuttosto evidente, è impossibile pensare di farla franca, ma questo vale contro qualunque avversario.
È vero che lo Zugo era forse un po’ sotto ritmo e che non era devastante, ma contro un Lugano visto all’opera nelle ultime serate orrorifiche probabilmente avrebbe vinto qualunque squadra, proprio perché come visto a Kloten, gli uomini di Gianinazzi non erano riusciti a portare sul ghiaccio un minimo di ruvidità e maniere “rozze”.
Improvvisamente questa squadra ha invece lanciato dei segnali positivi soprattutto sul quel piano, poi tutto il resto arriva di conseguenza. Se si chiudono i check in anticipo fai perdere ritmo all’avversario, se fai un forecheck intelligente chiudi le linee di passaggio in transizione, se vai a prenderti le botte nello slot ne uscirai forse con i lividi ma i dischi faticheranno a passare da quella zona. Sembra tutto così semplice, ma una squadra deve essere disposta a certi sacrifici, e poco importa se il gioco non è quello spumeggiante che si vorrebbe vedere, come prima base vanno messe queste qualità.
I bianconeri sono riusciti a non farsi intimidire al vantaggio dello Zugo – causato da un passaggio no look sciagurato di Carr – hanno reagito ancora al 1-2 in entrata di secondo periodo, e hanno poi tenuto nel finale sullo sforzo definitivo degli uomini di Tangnes allungando due volte a porta vuota.
Il carattere, questo sconosciuto per mesi, lo ha scardinato la linea di Thürkauf, Sekac (partita finalmente importante del ceco) e Joly, con il capitano a lanciare gli scudi portando a termine una bagarre con Kovar, dopo che già Alatalo aveva fatto voce (e mano) grossa addirittura con il provocatore Vozenilek, su cui si è avventato anche Valtteri Pulli per difendere i compagni.
Per qualcuno questo vorrà dire poco, per chi si diverte a seguire l’hockey sono forse solo dei momenti concitati, ma questi due episodi da cui i bianconeri sono usciti “vincitori” territoriali sono segnali che sotto sotto la squadra è forse viva, che c’è del fuoco sotto la cenere. Anche il fatto che l’ultimo arrivato, proprio il difensore finlandese – autore di nuovo di una partita ordinata e coraggiosa – si sia calato subito in un ruolo del genere dice che c’è qualcuno del gruppo che vuole uscire da questo momento difficile, e usare i muscoli per scuotere tutto un ambiente rimane uno dei sistemi per misurare la voglia di una squadra.
Certo, a livello di gioco i bianconeri sono lontani dal dire di essere su una strada in discesa, ma alcune combinazioni del primo blocco e la solita intesa tra Arcobello e Fazzini hanno portato in pista diverse soluzioni, e con un capitano in crescita di condizione tutto sembra molto più facile per chi gli sta accanto, con pure un elogio alla partita di sacrificio ed esperienza di un Sekac finalmente quasi all’altezza della situazione ma sicuramente tra i più impegnati.
Una nota di merito particolare va data anche a Niklas Schlegel, il portiere bianconero è alla ricerca della giusta regolarità di rendimento, ma quando azzecca la serata è quasi intrattabile. Sicuro e sempre attivo non ha colpe particolari sui gol, ma anzi ha salvato il Lugano in un paio di circostanze, in particolare nel finale con il risultato ancora di 3-2 con una parata eccezionale da terra su Vozenilek.
Di nuovo ci chiediamo se siamo di fronte a una scintilla vera e propria o se questa serata sarà archiviata come la consueta illusione. La risposta arriverà sabato da Langnau, e aldilà del risultato – comunque fondamentale – sarà di nuovo la maniera con cui il Lugano andrà in pista a dire se i bianconeri avranno i mezzi per uscire dal pantano in cui si sono cacciati.
IL PROTAGONISTA
Luca Fazzini: Il numero 17 è ormai un leader vero di questa squadra. Nei momenti più bui ci ha sempre messo la faccia e soprattutto l’attitudine giusta e anche contro lo Zugo non si è mai tirato indietro. Oltre al fondamentale gol del 2-2, Fazzini si è prodigato per tutto l’incontro in recupero di dischi persi, in duelli fisici, mostrando la via ai compagni, mangiando il ghiaccio ad ogni cambio. Seguire il suo esempio potrebbe essere una buona idea per cambiare registro.