KLOTEN – LUGANO
6-3
(2-0, 1-2, 3-1)
Reti: 09’35 Morley (Ramel, Meyer) 1-0, 19’30 Wolf (Smirnovs) 2-0, 23’04 Audette (Aaltonen, Ojamäki) 3-0, 29’43 Pulli (Carr, Jesper Peltonen) 3-1, 37’39 Verboon 3-2, 53’48 Smirnovs 4-2, 54’52 Aaltonen (Niku) 5-2, 55’38 Joly (Thürkauf) 5-3, 57’32 Smirnovs (Ramel, Morley) 6-3
Note: SWISS Arena, 5’014 spettatori
Arbitri: Stolc, Mollard; Urfer, Duc
Penalità: Kloten 4×2, Lugano 5×2 + 1×5 + 1×20
Assenti: Giovanni Morini, Joren van Pottelberghe, Mirco Müller, Radim Zohorna (infortunati), Adam Huska, Liekit Reichle, Nick Meile (sovrannumero)
KLOTEN – La cosa peggiore che possa accadere a una squadra è l’abitudine alla sconfitta, la quale porta alla normalizzazione della mediocrità. Tutto questo genera mancanza di competizione, assuefazione alla sconfitta e perdita di attaccamento a quello per cui si lavora tutti i giorni, ossia la vittoria.
Tutte le squadre vanno sul ghiaccio per questo obiettivo, forti o deboli che siano, ma hanno come missione il superare l’avversario. In questo momento c’è una squadra, il Lugano ovviamente, che sul ghiaccio sembra ci vada semplicemente per sopravvivere, o per tirare a campare fino alla terza sirena, vada come vada. E togliersi da questa situazione non è facile, anzi, una volta sprofondati in una condizione simile di accettazione della sconfitta uscirne è una missione difficilissima che passa soprattutto dallo stato mentale individuale dei giocatori e di conseguenza dalla salute di un gruppo.
Da mesi il Lugano è tutto questo, la squadra disunita e dall’atteggiamento perdente che abbiamo visto ancora una volta sul ghiaccio di Kloten, con quei pochi minuti di illusione quando un po’ per caso e un po’ per concessione degli arbitri il risultato è passato dal 3-0 al 3-2, ma a parte qualche scampolo di sufficienza risicata nei primi momenti del terzo periodo, gli ospiti sono stati semplicemente delle comparse di fronte agli aviatori.
Tanto lo si capisce dal linguaggio del corpo, con gli zurighesi sicuri, rapidi, determinati e decisi in ogni loro movimento, mentre i bianconeri ancora sono apparsi titubanti, insicuri e rassegnati – questa è la cosa più grave – oltre che in completa balìa delle giocate di Aaltonen e compagni, tra l’altro senza che questi si sforzassero fino in fondo.
Non sembrano certo d’aiuto nemmeno certe idee che vengono dalla panchina, con quel sei contro cinque finale giocato con Cormier e Verboon di partenza (non ce ne vogliano i due generosi ragazzi ma senza ipocrisia in una situazione disperata ci si aspetta altro) e l’ennesimo rimescolamento delle linee in generale apportato dopo la pausa della nazionale.
C’è poco altro da dire di questa partita, tanto è risultata di nuovo grigia e cupa, priva di qualsiasi emozioni da parte bianconera, tanto che ogni incontro rischia di trasformarsi in un calvario, da giocare e da seguire.
E se a spiccare in questa mediocrità generale – seppure senza strafare ma andando già a segno – è stato un Valtteri Pulli reduce da due mesi senza partite e alla sua terza sfida stagionale è tutto dire. Alla fine vengono meno pure le parole da scrivere.
IL PROTAGONISTA
Miro Aaltonen: In questo momento il Lugano si farebbe dominare da molti, però il topscorer del Kloten è sempre un piacere da seguire quando scende sul ghiaccio. Indomabile con il disco sul bastone, ha servito assist deliziosi ai compagni prima di trovare lui stesso la via della rete rete, il tutto in un incontro in cui nessun bianconero ha trovato il modo di arginarlo.