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5 spunti da Lugano: attacco per due, partenti e partiti, non bhuskarle, chiamata dei leader

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


1. Attacco per due

Fa strano pensare che la scorsa stagione il Lugano ha terminato la stagione come terzo attacco del campionato, mentre oggi, mentre ci avviamo verso Natale, il totale dei gol segnati dalla squadra bianconera è superiore solo a quello di Ajoie, Bienne e Langnau.

Mettendo assieme i migliori quattro scorer di Luca Gianinazzi si arriva a malapena a superare quota 30 reti (ringraziando le 11 di Fazzini, tra l’altro) cifra che per dire, Zadina e Stransky nel Davos superano in due. Certo, i due citati sono fenomenali, e qualcuno potrebbe citare i Lions senza grandi scorer, il fatto è che la squadra di Crawford ha una profondità e un equilibrio eccezionali, mentre il Lugano fuori da chi sta perlomeno tenendo una media recente ha il vuoto assoluto.

2. Primo, non bhuskarle

(Photobrusca & Luckyvideo)

Non è certo colpa del portiere slovacco Adam Huska la situazione che è venuta a crearsi e anche per lui il momento personale non deve essere facile. Gianinazzi si guarda bene dal schierarlo per un problema di coperta corta e senza giocare Huska rimane fuori condizione e impreparato a un campionato orami a pieno ritmo.

La prova la si è avuta ancora nella sfida contro il Friborgo, quando sui primi due gol lo slovacco non ha fatto certo una gran figura, venendo poi sostituito già alla prima pausa. Attualmente Huska è il peggior portiere del campionato, con più di 5 reti subite a partita, e la statistica peggiore (presa a partita) per gol salvati, e se appena viene schierato mostra certe debolezze, tanto vale averlo ingaggiato così in fretta e furia.

3. Partenti e partiti

Parole dure quelle del direttore sportivo Hnat Domenichelli dopo la sconfitta contro il Friborgo. Ciclicamente si ripropongono certe situazioni, se lo staff tecnico del Lugano dovesse decidere di mandare via dei giocatori non più confacenti allo spogliatoio e al gruppo sarebbe comunque una cosa già vista e che non ha quasi mai lasciato strascichi positivi.

John Slettvoll ebbe per primo a che fare con un caso particolare, quando venne a sapere in pieni playoff che Thomas Vrabec firmò con il Berna. L’attaccante non fu cacciato, ma passò il resto della stagione in tribuna. Ma se vogliamo parlare di casi seri e più recenti, possiamo cominciare dalla vacanza forzata di Randy Robitaille sotto la triplice gestione BozonMcNamaraIreland, passando al prestito “nel suo interesse” di Raffaele Sannitz al Rapperswil nella stagione 2012/13, e della cacciata di pochi mesi più tardi di Jaroslav Bednar con Larry Huras in panchina in entrambi gli ultimi due casi.

L’anno seguente fu la “Fischer Revolution” a colpire, e – prima del caso Daniel Sondell con Greg Ireland e sicuramente altri che dimentichiamo – quella volta ad ingoiare la purga dell’oggi selezionatore della Nazionale svizzera furono nientemeno che Glen Metropolit e… Hnat Domenichelli. Ohibò.

4. Dominic (Toretto) Nyffeler

È un po’ strana la situazione che sta vivendo Dominic Nyffeler alla Cornèr Arena, ingaggiato dai bianconeri per praticamente non schierarlo mai da titolare, sapendo di uno Schlegel non in grado di reggere più partite e un Huska decisamente fuori fase.

Nei pochi scampoli giocati, l’ex Olten non ha certo fatto peggio dello slovacco e in più non va a pesare sul contingente stranieri, ma evidentemente dopo un’estate praticamente da ex giocatore, ritrovare la forma si sta rivelando più difficile del previsto. Per il momento il buon Dominic assomiglia più al personaggio interpretato da Vin Diesel, ma se non vive “un quarto di miglio alla volta”, il portiere bianconero vive “venti minuti di partita alla volta”.

5. La chiamata dei leader

Una serata surreale quella vissuta da chi era alla Cornèr Arena sabato, tra contestazioni di parte del pubblico, una squadra completamente alla deriva, un terzo tempo con una reazione perlomeno strana nella sua tempistica e le dichiarazioni finali del direttore sportivo Hnat Domenichelli.

La “reazione” della squadra nel terzo periodo sicuramente è stata favorita da un Friborgo tiratosi indietro per gestire la partita, ma a guidarla sono stati alcuni giocatori in particolare. A distinguersi per voglia di rivalsa dopo una pausa in cui – chissà – qualcosa potrebbe essere successo sono stati infatti alcuni dei leader, da Fazzini a Joly, passando per Arcobello, Thürkauf, come pure Jesper Peltonen e Verboon.

Insomma, se i più rappresentativi o perlomeno diversi di loro hanno lanciato un segnale, ora sta al resto del gruppo unirsi e cercare di rialzare la testa mostrando perlomeno l’orgoglio. Il minimo sindacale.

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