LUGANO – C’è grande sollievo nello spogliatoio bianconero dopo la vittoria sul Bienne, per gli uomini di Luca Gianinazzi era fondamentale ritrovare il sorriso subito dopo la pausa in un incontro un po’ strano e non molto bello, dove sono entrati diversi dischi su pochi tiri.
“Per fortuna dalla mia parte non sono entrati tutti!” – chiosa con un mezzo sorriso Niklas Schlegel – “ma finalmente anche da parte nostra sono entrati pure quei gol un po’ sporchi che spesso sono fondamentali”.
Niklas Schlegel, di questa partita ricorderemo soprattutto i tre punti incamerati dal Lugano…
“Era fondamentale vincere questa sfida e trovare una via per riuscirci, anche se non è stata una grande partita e non è stato di certo tutto perfetto. Sono contento della reazione che abbiamo mostrato dopo i due gol di Rajala, da lì c’è stata la giusta determinazione per arrivare alla vittoria”.
C’è stato l’esordio di Justin Schultz, come lo hai visto dalle posizioni di retrovia?
“Porta molta calma e tranquillità, si vede tutta la sua esperienza ad alti livelli in determinate situazioni. Probabilmente gli ci vorrà qualche partita per adattarsi a un hockey diverso, ma sicuramente abbiamo visto che può darci un grosso aiuto”.
Un ottimo inizio, poi è successo un po’ di tutto, quel time out chiamato nel secondo tempo ha cambiato le cose?
“Sicuramente il time out ci ha fatto bene, perché la partita stava girando in una brutta direzione anche se avevamo appena trovato il pareggio. Quel momento ci ha ridato stabilità e da lì i miei compagni sono tornati a lottare verso la porta del Bienne e a gestire di più il disco”.
Come spieghi che questa squadra riesca sempre ad andare quasi nel panico appena le cose si mettono un po’ male?
“Quando le cose vanno bene tutto è facile e la fiducia ti aiuta, ma quando tutto comincia a precipitare ogni gesto diventa difficile, subisci reti un po’ “così” e ti si instaurano i primi dubbi, fai un altro errore e arriva la paura di sbagliare. Tutto finisce in un vortice dal quale poi è difficile uscirne, ma è tutta questione mentale”.
Da inizio stagione ormai abbiamo visto diversi portieri arrivare in squadra a causa degli infortuni, come hai vissuto questi primi due mesi movimentati?
“Sugli infortuni, quello di Joren a parte, va detto che il lavoro di portiere diventa sempre più difficile di anno in anno, anche per il nostro fisico, perché il gioco cambia ed evolve. Non è quindi un fatto strano che durante la stagione arrivino altri portieri, anche stranieri, ormai la nostra è una piccola squadra dentro la squadra e accogliamo chiunque arrivi a darci una mano provando sempre ad aiutare la squadra a vincere”.
Da questa stagione il vostro preparatore è Paolo Della Bella, subentrato a Michael Lawrence. Com’è cambiato il lavoro quotidiano da un coach all’altro?
“È cambiato molto con Della Bella, lui è generalmente più un osservatore che va a correggere dove serve, lasciando che ogni portiere mantenga il suo stile, mentre Lawrence aveva un approccio diverso e tendeva a dare lui stesso un stile a noi portieri. Sono due metodi diversi tra loro, con Paolo lavoriamo anche molto al video, dopo le partite abbiamo sempre una seduta di almeno dieci minuti dove possiamo rivedere diversi particolari e come correggere alcuni errori, è un preparatore molto scrupoloso”.