LUGANO – Le facce nello spogliatoio sono scure, la sconfitta contro il Losanna ha restituito un Lugano sicuramente migliore rispetto a quello distrutto dal Davos, ma i biancorossi hanno potuto sfruttare un power play letteralmente regalato dai padroni di casa negli ultimi minuti.
“Sono contento di aver visto la squadra reagire – le parole di Gianinazzi – ma non è bastato per tornare a vincere. Dobbiamo continuare a lavorare per fare le cose meglio, non c’è altra soluzione per uscire da questi momenti”.
Luca Gianinazzi, quanta frustrazione c’è per una partita persa in quella maniera, con un fallo in attacco nei minuti finali?
“È una sconfitta che fa piuttosto male, perché perdere una partita in quella maniera è l’ultima cosa che si vorrebbe. Quel fallo è un gesto di chi vuole recuperare su un giocatore, probabilmente con un movimento involontario e preso dalla foga, ma è indubbiamente falloso. La differenza sta lì, non abbiamo sfruttato il nostro power play nel terzo tempo, il Losanna lo ha fatto e questo gli è bastato”.
Certo è che non è facile vedere ad ogni partita qualcuno che si fa male. Hai notizie di Alatalo e Canonica?
“Sul loro stato di salute al momento non ho informazioni, quindi non posso esprimermi su una loro eventuale assenza. Per quanto riguarda il fatto che ogni sera qualcuno si fa male, è immagine del nostro momento in piena legge di Murphy. Quando pensi che più di così non possa andare male, ecco che peggiora puntualmente. D’altra parte, non siamo gli unici in questa situazione. Inutile piangerci addosso, va trovata una soluzione, sperando comunque di poter recuperare qualcuno nei prossimi giorni”.
Il campionato è fitto, lavorare verso le prossime partite non risulterà facile…
“Settimana prossima qualcuno rientrerà, spero di poter avere a disposizione Justin Schultz e lavorare con lui. Ma sicuramente qualche rientro porterà aria nuova e un po’ di fiducia ai ragazzi, per poter lavorare con più serenità e cercare dei passi avanti. Ho detto loro questo anche dopo la partita di Davos, è nei momenti difficili che si deve dimostrare la compattezza del gruppo, la leadership e la coesione”.
Partite storte come quella di Davos da dove nascono? Sono momenti così o hanno un’origine?
“È vero che non siamo in un momento facile, ma se analizzo gli episodi è questione di maturità. Dopo essere usciti così così dal primo tempo, avevamo l’opportunità di rientrare nel risultato perché il 3-1 non ci tagliava certo fuori, ma non sfruttiamo il power play in entrata e forziamo la giocata subito dopo, permettendo a Honka di segnare il 4-1. Subito dopo, di nuovo, entriamo in attacco in quattro contro tre, ma invece di giocarla semplice sulla porta vogliamo il passaggio di troppo, perdiamo il disco e Stransky se ne va a chiudere il match. Si tratta di prendere le scelte giuste nei momenti chiave e in tutto questo mi aspetto di più anche dai miei giocatori migliori”.