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Lugano

Sprechi, errori e regali, il Lugano torna a mani vuote da Bienne

Seconda sconfitta per i bianconeri, che non hanno saputo gestire il vantaggio trovato nel secondo periodo. Tanti gli sprechi davanti a Säteri e gli errori difensivi

(PostFinance/KEYSTONE/Peter Schneider)

Sprechi, errori e regali, il Lugano torna a mani vuote da Bienne

BIENNE – LUGANO

5-3

(1-0, 3-2, 1-1)

Reti: 14’36 Hofer (Tanner, Müller) 1-0, 21’32 Aebischer (Mirco Müller) 1-1, 24’07 Arcobello (Sekac) 1-2, 29’52 Haas (Hofer) 2-2, 32’28 Hofer (Yakovenko) 3-2, 39’30 Jeremie Bärtschi (Heponiemi, Rajala) 4-2, 43’09 Fazzini (Carr, Arcobello) 4-2, 50’49 Tanner 5-3

Note: Tissot Arena, 5’881 spettatori
Arbitri: Kaukokari, Ströbel; Stalder, Steenstra
Penalità: Bienne 5×2, Lugano 3×2

Assenti: Liekit ReichleNick Meile (sovrannumero), Giovanni MoriniCalvin ThürkaufNiklas Schlegel (infortunati)

BIENNE – A volte sembra facile raccontare il perché di un risultato, si mettono sul tavolo quei tre-quattro fattori decisivi e si va avanti. Nel caso della sconfitta del Lugano a Bienne si potrebbe semplicemente dire che i bianconeri non hanno sfruttato la solita grande mole di occasioni da rete, si sono trovati di fronte un portiere quasi imbattibile e hanno regalato al Bienne delle reti con errori difensivi banali, di cui uno clamoroso.

E potremmo mettere qui la parola fine all’intervento, ma una partita del genere val la pena di essere analizzata meglio, perché davvero il Lugano ha fatto tanto per vincerla ma ha fatto invece tutto per perderla contro dei seeländer sì in ripresa ma apparsi assolutamente alla portata per finire la partita con un risultato favorevole ai bianconeri ancora nei sessanta minuti, magari chiudendola anche diverso tempo prima.

Quello della bassa riuscita al tiro in proporzione alle occasioni da rete create è un problema che al Lugano si presenta piuttosto a giornate alterne, in fondo la scorsa stagione i bianconeri avevano proposto il terzo miglior attacco della lega (con un power play inguardabile, oltretutto) e in questa si era partiti con i migliori auspici, ma forse il vero problema non è quello del numero di gol segnati ma piuttosto di quando vengono segnati.

Joly e compagni questo cruccio lo mostrano quando le partite sono da chiudere o da indirizzare al meglio su propri binari, raramente segnano su lunghe pressioni nel terzo ma sanno costruire i gol con azioni improvvise e giocate arrivate dal nulla, ecco perché faticano nel gestire certi momenti di certe partite. Non è un caso che la squadra di Gianinazzi sia quella che ha passato più minuti con il risultato in parità, anche questo segnale che si fatica ad uccidere le partite e si tende a vincerle (o perderle, nel qual caso) piuttosto tardivamente a terzo periodo inoltrato, successo infatti con Davos, Berna e Kloten.

Il problema si pone quando le cose sfuggono di mano e le serate si stortano all’improvviso come successo contro il Bienne, anche se va detto che se il Lugano ha sbagliato tantissime occasioni, dall’altra la squadra di Filander ha segnato praticamente quasi a ogni opportunità da rete arrivando a bucare Van Pottelberghe un po’ dal nulla e trovandosi poi due volte in vantaggio quasi senza sapere come.

E qui salta fuori un altro problema di questo venerdì bianconero, una serata in cui Van Pottelberghe non ha parato male, ma non ha saputo tirare fuori la parata che tenesse in gioco la squadra, restando su un rendimento troppo “normale”, quando dall’altra parte invece Säteri ha tirato fuori una prestazione a tratti mostruosa e ha frustrato qualsivoglia tentativo del Lugano soprattutto nel forcing finale e durante il secondo periodo.

Terzo problema di questa sconfitta sono stati gli errori individuali, nel cui sacco vanno sicuramente messi quelli degli attaccanti, con troppi gol “quasi fatti” sbagliati clamorosamente – su tutti la chance di Joly – ma anche e soprattutto quelli difensivi. Se da qualche partita stiamo vedendo un Mirco Müller ancora un po’ distante dal suo vero rendimento, un paio di domande vengono spontanee su Calle Dahlström, già protagonista suo malgrado in un paio di occasioni in particolare contro il Berna, alla Tissot Arena si è reso colpevole di un errore grave quanto inspiegabile al 50′, quando ha di fatto tagliato le gambe alla possibile rimonta bianconera.

Una leggerezza del genere (passaggio in backhand no-look sotto pressione di due avversari nello slot basso, per chi se lo fosse perso) è qualcosa che farebbe accapponare la pelle di allenatori nelle giovanili, inspiegabile come un giocatore della sua esperienza possa aver pensato fosse una buona idea.

In quel momento, dopo la sassata di Fazzini in doppia superiorità numerica, i bianconeri parevano sulla buona strada per puntare almeno al pareggio per poi giocarsela nell’overtime, ma quel tocco disgraziato ha fatto di nuovo saltare tutto.

A conti fatti di cose che non sono funzionate ce ne sono state diverse, ma il Lugano si è soprattutto fatto del male con i suoi mezzi, perché con una mira anche appena migliore e un po’ di concentrazione questa partita sarebbe valsa sicuramente i tre punti.

Il Lugano si trova nel suo primo piccolo momento di difficoltà di questa stagione, due sconfitte diverse che hanno avuto ragioni diverse. Sarà perlomeno interessante capire come i bianconeri reagiranno a queste due frenate, soprattutto sul piano della personalità (anche individuale) e di una pazienza da ritrovare, magari con un atteggiamento meno attendista per indirizzare prima le partite.

Ah, è vero, Calvin Thürkauf manca moltissimo, ma questa squadra ha già dimostrato di avere gli attributi per reagire e – almeno in parte – compensare l’assenza del capitano, non si pensi di scaricare le due sconfitte su questo fattore.


IL PROTAGONISTA

Harri Säteri: Prestazione a tratti “irritante” del portiere finlandese per la facilità con cui ha compiuto tantissimi interventi che sembravano (e lo erano) anche difficilissimi. Il Lugano ha spinto parecchio, ha tirato molto dallo slot basso a pochi metri da lui, ma per segnare ha dovuto trovare deviazioni quasi millimetriche o due tiri perfetti, perché il portiere del Bienne ha chiuso tutto ciò che poteva chiudere, di fatto rubando la vittoria per i suoi compagni.


HIGHLIGHTS

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