FRIBORGO – LUGANO
1-2
(0-1, 1-0, 0-0; 0-1)
Reti: 9’46 Fazzini 0-1, 28’30 DiDomenico (Sörensen, Wallmark) 1-1, 62’49 Ruotsalainen (Zanetti, Wolf) 1-2
Note: BCF Arena, 9’095 spettatori
Arbitri: Stricker, Sloc; Cattaneo, Gnemmi
Penalità: Friborgo 6×2 + 1×5 + 1×20, Lugano 8×2 + 1×5 + 1×20
Assenti: Julian Walker, Markus Granlund, Giovanni Morini (infortunati), Mario Kempe, Joey LaLeggia, Arno Snellman, Roberts Cjunskis, Alessandro Villa, Joel Messerli, Jeremi Gerber, Leandro Hausheer, Maxime Montandon, Mikko Koskinen, Cole Cormier, Arnaud Montandon (sovrannumero)
FRIBORGO – Ecco, il Lugano è finalmente entrato nei playoff. Sarebbe facile spiegarlo “solo” con la vittoria in una durissima Gara 3, ma questo successo dei bianconeri è figlio di una squadra che se sul piano del gioco ha ancora tanti margini di miglioramento, soprattutto sul piano della disciplina e della gestione del disco nel terzo difensivo, in quanto a voglia di arrivare fino in fondo e disponibilità al dolore è tornata quella di prima.
Sì, questo Lugano, rimesso in carreggiata da Luca Gianinazzi anche nella formazione, con il ritorno di Niklas Schlegel, quello di Quenneville e l’esclusione dei Montandon, ha portato via dalla BCF Arena un successo che, se gli verrà dato continuità, potrebbe rivelarsi uno spartiacque mica da ridere.
Certo, il Friborgo rimane fortissimo, lo dimostra quando deve gestire il disco in attacco o deve far ripartire una transizione nello spazio di cinque metri e due secondi, se si lascia spazio nello slot a Wallmark e compagni i brividi corrono sempre lungo la schiena.
Stavolta però è andata meglio anche in quel senso, Schlegel ha compiuto tanti interventi, si è dovuto anche superare in un paio di occasioni, ma il Gottéron solo in tre occasioni è riuscito a tagliare veramente fuori la difesa bianconera tra i due lati dello slot.
Una ovviamente in occasione del pareggio di DiDomenico su cui il portiere bianconero è stato messo fuori causa, uno su un errore a centro pista con un break in solitaria di Marchon, un’altra con Wallmark impossibilitato a controllare il disco.
Le altre grosse occasioni sono arrivate su un altro paio di fiammate costruite già dentro la blu offensiva con il Lugano incapace di saltare il forecheck, ma se si deve parlare di protezione dello slot sui lunghi cambi in attacco dei padroni di casa, la squadra bianconera si è comportata molto bene.
È stato anche un Lugano che a dispetto anche della scorsa partita ha mostrato un carattere ancora più “cattivo” e spavaldo, non ha atteso le provocazioni dei dragoni ma ha colpito per primo, mandando un po’ in crisi i nervi dei ragazzi di Dubé, salvo poi cadere in troppe penalità – ma pure il Friborgo, soprattutto quando gli arbitri hanno cambiato improvvisamente linea di gestione – e rischiare di buttare tutto alle ortiche con i cinque minuti e penalità di partita rimediati da Quenneville (il quale aveva ben figurato soprattutto nel primo periodo).
Quella penalità sconsiderata del canadese a cavallo della seconda pausa ha rischiato di ribaltare definitivamente l’equilibrio della partita, ma ancora una volta a salire in cattedra sono stati il box play bianconero e Niklas Schlegel, apparso in forma smagliante, e capace di dare tutto un altro senso di sicurezza alla sua difesa con movimenti sicuri e una grande personalità nella sua area.
Il portiere numero 34 può diventare un ago della bilancia in questa serie, non solo per dare a Gianinazzi un’alternativa in più a livello di stranieri – che potrebbe cadere se Quenneville dovesse venire squalificato – ma soprattutto perché ha dimostrato freddezza, concentrazione e continuità dopo essere stato calato in una partita difficilissima ed estremamente delicata come Gara 2, dopo un lungo infortunio e il ricordo – speriamo scomparso – degli ultimi playoff disputati non proprio esaltanti.
Ma c’è un altro uomo che ovviamente si spera sia per l’ennesima volta alla svolta della stagione, quel Arttu Ruotsalainen che ha risolto la partita all’overtime con una giocata finalmente tipica del suo repertorio che ha voluto riservare per un’occasione speciale come questa.
Un terzo personaggio che rischia di essere decisivo ma anche in negativo? Quel Marcus Sörensen apparso più nervoso sulle provocazioni e le marcature strette a lui riservate in questa sfida, capace di sfogarsi solo con quel brutto gesto su Bernd Wolf subito dopo il gol di Ruotsalainen.
Che riceva o meno una squalifica, il suo gesto può cominciare a nascondere qualche piccola crepa nelle sicurezze dei dragoni, e allora che il Lugano continui a picconare il suo avversario.
Un Friborgo che potrà essere più forte in tutto rispetto ai bianconeri, ma che come tutte le squadre potrebbe anche cominciare a dubitare quando le sue sicurezze vengono scalfite.
IL PROTAGONISTA
Niklas Schlegel: Buttato nella mischia dopo aver fatto da back-up nelle prime due partite dei quarti, il portiere bianconero ha sfoderato una prova eccellente, salvando il risultato in più di un’occasione quando era sul pareggio e permettendo ai suoi compagni di continuare a credere nella vittoria. Non crediamo che sia un caso vedere una squadra bianconera giocare in difesa con tutta un’altra fiducia quando il numero 34 è schierato sul ghiaccio.
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