LUGANO – FRIBORGO
1-4
(0-0, 0-3, 1-1)
Reti: 23’32 Wallmark (Sörensen, Gunderson) 0-1, 30’58 Schmid (DiDomenico) 0-2, 35’19 Schmid (Borgman, Marchon) 0-3, 59’42 Joly (Arcobello, Alatalo) 1-3, 59’47 Marchon (Diaz) 1-4
Note: Cornèr Arena, 6’067 spettatori
Arbitri: Borga, Fonselius; Fuchs, Urfer
Penalità: Lugano 6×2, Friborgo 6×2
Assenti: Julian Walker, Markus Granlund, Giovanni Morini (infortunati), Mario Kempe, Joey LaLeggia, Arno Snellman, Roberts Cjunskis, Alessandro Villa, Joel Messerli, Jeremi Gerber, Thibault Fatton, Leandro Hausheer, Aleksi Peltonen, Maxime Montandon, John Quenneville (sovrannumero)
LUGANO – “Non mollare mai”, canta la Cornèr Arena al termine della partita. Ed è in fondo il segnale migliore che viene dalla serata, un pubblico che non ha mai mollato la squadra in un momento che si sta facendo molto duro.
La sconfitta in Gara 2 contro il Friborgo ha proposto la miglior prestazione del Lugano proprio dall’ultima sfida in regular season tra le due squadre, ma proprio questo ha messo in evidenza tutta la differenza che corre tra le due formazioni, probabilmente già sottolineato dalla classifica finale.
Un Gottéron più… tutto, rispetto al Lugano, in ogni reparto, per solidità, concretezza (forse la migliore delle qualità di Sörensen e compagni), profondità, fisico, energia. Insomma una sfida che per i bianconeri significa dover ricercare quasi la perfezione ogni sera per battere una squadra di questo formato, anche se in regular season – che è sempre la regular season – i bianconeri ne erano usciti comunque in pari.
A leggerla così allora sembrerebbe che non valga la pena nemmeno giocarla, questa sfida, o no? Sbagliato, perché nessuno è imbattibile e tutti hanno dei punti deboli, e con la giusta disciplina, determinazione e le giuste scelte (da parte di tutti) ogni squadra può essere battuta, ma ovviamente oltre a dover alzare il livello generale, il Lugano non può permettersi di regalare situazioni che erano a proprio favore (il gol in shorthand) e non può permettersi nemmeno di subire le situazioni negative come fatto proprio in occasione già della seconda rete arrivata in un momento di caos generale e dopo lo 0-3.
Insomma, il Lugano le carte da giocare le ha, ne ha sicuramente meno del suo avversario, ma vanno centellinate ed esaltate per sfruttarle al massimo, ed ecco perché ci si chiede anche se in questo momento era veramente necessario rivoluzionare una formazione per schierare delle licenze B – anche se l’idea di un fisico pesante davanti alla porta può essere valida – ed escludere chi era arrivato fino a lì.
La cosa buona, ma anche brutta dei playoff è che si gioca ogni due giorni, quindi il Lugano non ha tanto da rimuginare su quanto è successo, ma nella situazione in cui si trovano i bianconeri a dover riparare funzioni di gioco, studiare il giusto line up e preparare le partite, si capisce come sia facile poi perdere il conto della lista lavori. La serie contro il Friborgo non è finita lunedì sera, ma se il Lugano dovesse incappare in una nuova sconfitta in quel della BCF Arena, riprendere il discorso in questa serie potrebbe farsi veramente un’impresa eroica.
In Gara 3 la squadra di Gianinazzi dovrà trovare la quadratura per esprimersi su tutto l’arco dell’incontro e cercare di gestire meglio sia i momenti positivi – quando fare la differenza – sia quelli negativi che rischiano di trascinarla nel vortice.
È anche vero che a Fazzini e compagni ogni tanto servirebbe quel “gollonzo” che magari dal nulla possa cambiare il corso di una partita, ma se si vuole sbloccare un po’ di sana buona sorte occorre andarla a cercare nello slot, davanti a un Berra che sa dominare lo spazio davanti a sé, occorre andare a farsi spazio dove comunque il Friborgo ha mostrato di sapersi muovere con agio e con quattro blocchi.
Sì, è una missione durissima provare a fare male a questo Friborgo lanciato sulla classica nuvola, ma il Lugano deve fare attenzione a non renderla una missione impossibile.
IL PROTAGONISTA
Christophe Bertschy: Quando spinge sui pattini è imprendibile, dato che è probabilmente il giocatore con la più grande velocità su corta distanza della lega, ma se unisce anche lavoro fisico e difensivo alle altre caratteristiche risulta devastante. Per il Lugano è stato impossibile gestirlo nel terzo difensivo e sulle incursioni dalla linea blu, e nello stesso tempo è stato un aiuto imprescindibile per i suoi compagni di linea grazie all’instancabile movimento.
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