KLOTEN – LUGANO
1-2
(0-0, 1-1, 0-0; 0-1)
Reti: 28’34 Diem (Marchon, Ojamäki) 1-0, 32’03 Quenneville (Alatalo, Carr) 1-1
Rigori: Ruotsalainen
Note: Stimo Arena, 60’35 spettatori
Arbitri: Wiegand, Eriksson; Huguet, Gnemmi
Penalità: Kloten 5×2, Lugano 2×2
Assenti: Marco Müller, Julian Walker, Markus Granlund, Stephane Patry, Niklas Schlegel, Giovanni Morini, Samuel Guerra, Jeremi Gerber (infortunati), Mario Kempe, Joey LaLeggia, Matt Tennyson (sovrannumero)
KLOTEN – Metti una sera a Kloten, ad affrontare una squadra che aveva segnato fin lì una rete in quasi cinque partite, metti che ci arrivi da quinto in classifica, da tre vittorie consecutive e tutti attendono che tu dia il segnale nella lotta per i playoff diretti. Non è la serata perfetta per farsi venire il braccino? E pensa ad uscire da quella serata con l’affare migliore tra tutti quelli coinvolti nella lotta nonostante la peggiore prestazione da settimane a questa parte.
Sì, scherzi a parte, il Lugano sulla pista di Kloten ha offerto una prova grigia e poco coraggiosa, mancando non solo o tanto sul piano del gioco ma soprattutto su quello della personalità, lasciando che ad emergere fossero gli esaltati ragazzi di Stefan Mair, non certo ineccepibili sul piano della disciplina e dell’ordine – eufemismo – ma capaci di creare un tale caos di energia in pista da togliere qualsiasi idea o proposito dalla mente degli avversari.
Il Lugano ci ha provato a giocare con pazienza e a cercare i varchi per infilarsi nelle maglie della difesa degli aviatori, ma ha sempre trovato un raddoppio di marcatura e qualcuno disposto al sacrificio sulla sua strada, perdendo non solo il filo del discorso rapidamente ma anche cominciando a tremare sui polsi, quasi a sentire troppo una partita che era da vincere assolutamente per diversi fattori.
Se il primo periodo lasciava comunque intravvedere linee di potenziale miglioramento, dietro tutto questo si stavano profilando i primi problemi, con una prima doppia superiorità numerica sprecata malamente, giocando con lentezza e prevedibilità. E dal secondo periodo in avanti le difficoltà sono state piuttosto evidenti, ingigantite anche dall’infortunio di Luca Fazzini, uscito stordito e sanguinante al viso da uno scontro fortuito con Marchon.
Costretto a cambiare linee in corsa, con Carr a sostituire il numero 17, Canonica spostato in prima e Cjunskis in quarta, Gianinazzi ha visto la sua squadra sì reagire al gol di Diem con Quenneville, ma poi pure a sedersi di nuovo e affidarsi a un Koskinen che sembra ormai entrato nel suo periodo di grazia a ridosso del postseason.
Bene o male il Lugano ha resistito, non che il Kloten sia stato irresistibile, tutt’altro, ma ad aver bisogno di più supporto da parte del portiere è stata sicuramente la squadra ospite, che non soddisfatta ha ancora sprecato un power play a cinque contro tre anche nel terzo periodo.
Se non è stata serata – e quando non va, non va – va perlomeno detto che i bianconeri hanno saputo resistere e arrivare alla soffertissima vittoria subendo solo quell’unica rete, seppure da una squadra che fa una fatica immane in attacco, ma tant’è che anche una sola rete in più segnata nell’unico rigore trasformato (guarda caso da Ruotsalainen) è bastata per fare l’affare della serata alla faccia di Berna e soprattutto Davos.
Chissà, forse il Lugano ha pagato la “paura” di dover vincere una partita che non poteva perdere non tanto o solo per le conseguenze, ma anche e soprattutto per il divario attuale con gli aviatori, oppure Arcobello e compagni soffrono la seconda partita del week end in un periodo in cui giocano una o due partite a settimana.
La risposta l’avremo presto, fatto sta che magari come Quenneville autore delle sue prime reti, il Lugano con il rigore di Ruotsalainen si è scrollato di dosso una piccola scimmietta, e comunque lo si sia fatto era fondamentale tornare in Ticino con punti sonanti, prima che quella scimmietta potesse trasformarsi in un gorilla.
IL PROTAGONISTA
Mikko Koskinen: Ancora una volta il portiere numero 19 del Lugano ha tenuto in piedi la sua squadra durante i momenti difficili dell’incontro, mostrando sicurezza e movimenti composti. Nei rigori si è dimostrato insuperabile, facendo bastare alla squadra la trasformazione di Ruotsalainen. Sarà che sente aria di playoff, fatto sta che ancora una volta sta entrando in forma al momento giusto.