ZSC LIONS – LUGANO
1-3
(1-0, 0-2, 0-1)
Reti: 9’53 Andrighetto (Malgin, Balcers) 1-0, 34’56 Thürkauf 1-1, 37’35 Walker 1-2, 46’08 Carr (Alatalo) 1-3
Note: Swiss Life Arena, 11’558 spettatori
Arbitri: Stricker, Kaukokari; Fuchs, Obwegeser
Penalità: ZSC Lions 3×2, Lugano 2×2
Assenti: Marco Müller, Lorenzo Canonica, Samuel Guerra, Cole Cormier, Markus Granlund (infortunati), Stephane Patry (ammalato), Arno Snellman (sovrannumero)
ZURIGO – Vi ricordate di quel 5-2 rifilato al Lugano con tanto di lezione di hockey da parte degli ZSC Lions? Bene, dimenticatelo, perché da buon studente la squadra bianconera ha imparato eccome quella pesante lezione.
Pur venendo da una striscia di cinque vittorie consecutive il Lugano non partiva certo con tutti i favori del pronostico ma questo succede a chiunque sia chiamato ad andare a sfidare la squadra di Marc Crawford alla Swiss Life Arena, sul cui ghiaccio finora aveva concesso una sola vittoria da tre punti agli avversari.
Il Lugano, forte della fiducia che gli sta facendo da carburante e con diversi uomini chiave in grande forma, non si è fatto impaurire da questo e anche la famosa sconfitta di cui sopra non è mai apparsa nella mente dei giocatori, perché solo una squadra dalla forte tenuta mentale e nel pieno della sicurezza nei propri mezzi può andare a giocare una partita del genere in casa dei Lions.
Certo, Thürkauf e compagni hanno sofferto nel finale, a causa soprattutto di due box play consecutivi e degli ultimi due minuti giocati in cinque contro sei sotto la grande spinta delle prime linee dello ZSC, ma quel 3-1 con cui sono arrivati alla terza sirena il Lugano se l’è costruito con una grande personalità, spirito di squadra e una sfacciataggine che non si vedeva da tempo, possiamo dire dal miglior Lugano di Greg Ireland.
Il vantaggio iniziale dei Lions, arrivato in un contesto equilibrato nel primo tempo, non ha assolutamente scoraggiato gli ospiti, i quali hanno semplicemente e saggiamente continuato per la loro strada, cercando le migliori occasioni per pareggiare, arrivate ancora prima della sirena dei primi venti minuti di gioco. Ma quello che ha fatto la squadra di Gianinazzi nel secondo periodo è stata una prova di forza collettiva, in un periodo in cui i bianconeri hanno dominato i padroni di casa, applicando una zona di sbarramento attorno alla zona neutra sfruttando i movimenti verso l’esterno dello ZSC per infilare dei veloci break verso l’ottimo Hrubec.
Più di una volta il portiere ceco si è trovato di fronte attaccanti bianconeri passati per vie centrali (come il pareggio di Thürkauf) o dei difensori capaci di ritagliarsi uno spazio nello slot alto, grazie anche agli ottimi movimenti senza disco che hanno permesso di attirare i marcatori fuori dalle zone di competenza.
Ovviamente questo non significa che lo ZSC sia stato annullato del tutto ma in particolare nel periodo centrale è stato limitato parecchio, grazie alla protezione davanti a un eccellente Schlegel – salito sugli scudi in particolare nel finale – e al grandissimo lavoro fisico distribuito fra tutti i giocatori. Andrighetto e compagni hanno trovato la maniera di farsi pericolosi quando il Lugano ha perso il disco un paio di volte in uscita dal proprio terzo, ma non sono più riusciti a costruire azioni verticali sfruttando anche la zona neutra, come detto territorio sotto il controllo degli ospiti.
Solo un appunto si potrebbe fare ai bianconeri, e riguarda semplicemente quella penalità per troppi uomini sul ghiaccio che ha rischiato di complicare il finale di partita, ma sarebbe ingeneroso sottolineare semplicemente questo dopo la miglior prestazione stagionale, dopo una partita che li ha visti per almeno un tempo riuscire a mettere sotto i Lions sul piano del gioco e a creare sul loro ghiaccio una tale mole di azioni offensive.
Un Lugano tanto bello ed efficente che quasi ci si dimentica che a Gianinazzi mancano Granlund, Marco Müller, Canonica, Cormier e Guerra. Ce ne si dimentica perché questo Lugano può permetterselo mostrando tutto il suo potenziale e i margini di miglioramento, ma anche perché chi è stato chiamato a sostituire gli assenti va sul ghiaccio disposto a dare tutto e soprattutto perfettamente in chiaro sul da farsi, un aspetto che finora il Lugano invidiava e sperava di poter copiare da altri.
Oggi invece la squadra di Gianinazzi ha la tranquillità di chi è perfettamente sicuro dei propri mezzi, oltre alla personalità di una squadra dallo spirito granitico, che sta superando uno dopo l’altro i numerosi test disseminati sul terreno.
Forse è vero, bastava aver pazienza.
IL PROTAGONISTA
Niklas Schlegel: Ce ne sarebbero di bianconeri meritevoli in questa serata ma il portiere del Lugano ha alzato il livello al momenfi giusto. Quando i Lions hanno avuto a disposizione due power play consecutivi nel finale oltre al 6 contro 5, Schlegel ha eretto un vero e proprio muro, piazzando un paio di big save su Andrighetto e Frodén, mantenendo intatto il risultato dello sforzo di squadra.
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