ZUGO – LUGANO
4-2
(2-1, 0-1, 2-0)
Reti: 2’36 Allenspach (Geisser, Stadler) 1-0, 6’00 Joly (Ruotsalainen, Thürkauf) 1-1, 15’45 Leuenberger (Senteler) 2-1, 36’22 LaLeggia (Arcobello, Granlund) 2-2, 43’02 Martschini (Kovar) 3-2, 58’47 Wingerli (Senteler, Hansson) 4-2
Note: Bossard Arena, 6’885 spettatori
Arbitri: Wiegand, Ströbel; Steenstra, Gnemmi
Penalità: Zugo 4×2, Lugano 4×2 + 1×10 + 1×20
Assenti: Bernd Wolf (infortunato), Mikko Koskinen, Stephane Patry, Jeremi Gerber, Marco Zanetti (sovrannumero)
ZUGO – Onestamente, il Lugano visto all’opera contro lo Zugo alla Bossard Arena avrebbe meritato di uscire almeno a punti dal ghiaccio. Anzi, diciamocela tutta, quel Lugano avrebbe meritato la vittoria per quanto mostrato dall’1-1 di Joly in avanti sul piano del gioco offensivo e della presenza nel terzo dei padroni di casa.
Però con i meriti “morali” non si va da nessuna parte e i bianconeri continuano a pagare in moneta pesantissima i propri errori – stavolta anche con il canadese, proprio all’origine del 3-2 decisivo con una giocata incomprensibile – senza riuscire a sfruttare quelli altrui, mostrando un killer instinct frustrante per il potenziale che possiede la squadra di Gianinazzi.
Un potenziale di nuovo aumentato dopo che il coach luganese ha riproposto Carr in formazione, con i cambiamenti visti già negli allenamenti post-Lions che hanno visto Ruotsalainen e Granlund assieme a Marco Müller e Joly spostato con Arcobello e Cormier, con Schlegel schierato ancora nell’ordine dell’alternanza dei portieri.
Il Lugano era chiamato a dimenticare la lezione subita dallo ZSC domenica, e nonostante i primi cinque minuti di partita a Zugo non promettessero bene, dal pareggio di Joly che con quel movimento nello slot ha confermato le sue doti di attaccante puro, il Lugano ha cambiato marcia e ha preso coraggio, mostrando una vera reazione anche sul piano caratteriale.
Emblematico il secondo periodo, completamente dominato sul ghiaccio della Bossard Arena, mostrando anche un power play brillante che però ha portato una sola rete (seppur meritatissima) con quel 2-2 portato alla seconda sirena che sembrava criminale. Le occasioni sprecate dal Lugano non si sono contate, di nuovo, con Carr, Arcobello, Fazzini, ancora Joly e Alatalo, ma in questo particolare momento il Lugano sembra avere una qualche sindrome che lo frena nello scoring.
Tempismi sbagliati? Mancanza di cattiveria? Troppi pensieri? Vero che sono arrivati ancora i due soliti ferri colpiti (con Arcobello e Fazzini) ma i bianconeri devono assolutamente trovare la maniera per veder pagato quel lavoro in attacco, con la musica cambiata di poco anche nel terzo periodo.
Da “legge di Murphy” il fatto che poi il Lugano debba pagare con la rete ogni grossolano errore, come quello imperdonabile di Joly, ma tutto può e deve essere bilanciato con maggior precisione sotto porta e a questo problema devono rispondere i vari Fazzini, Granlund e Ruotsalainen su tutti, incapaci di tramutare in rete qualsivoglia opportunità.
C’è perlomeno il conforto di aver visto una squadra ben diversa rispetto alla sconfitta di domenica e pure rispetto a quella di Losanna, che aveva praticamente giocato solo metà partita. A Zugo il Lugano è andato in crescendo e ha messo sotto con il gioco i padroni di casa con una personalità e una pressione invidiabili, cosa che non in molte squadre potrebbero fare. E qui ancora di più si va a rimpiangere su quel gioco offensivo e su quelle occasioni, sperando che questa cosa non sfoci nella frustrazione e che il Lugano mantenga i nervi saldi continuando sulla sua strada ed eliminando gli errori difensivi.
Luca Gianinazzi ha saputo apporre dei primi correttivi in queste prime partite e non c’era certo da aspettarsi che il Lugano viaggiasse come le prime della classe, ma adesso si trova a dover risolvere dei problemi che non hanno a che fare con il sistema di gioco o la composizione delle linee. Ora si tratta di mantenere la fiducia intatta negli attaccanti e di continuare a martellare sulla concentrazione nella gestione del disco in difesa, fattori che sono più individuali che di squadra, come mostrato anche dagli stessi scivoloni.
Il tempo c’è e il potenziale del Lugano rimane intatto, ma occorrerà cominciare a sfruttare un certo lavoro e raccoglierne i frutti, prima di entrare in una spirale frustrante e pericolosa. C’è di buono che con quanto mostrato anche alla Bossard Arena, prima o poi per la legge dei grandi numeri, qualcosa dovrà pur muoversi di nuovo.
IL PROTAGONISTA
Tobias Geisser: Il difensore più ordinato ed equilibrato della partita. Il 24enne ha giocato una partita di spessore, mettendoci il fisico e il cervello e non a caso era sul ghiaccio in occasione di tutte le reti dei padroni di casa. Ottimo in marcatura e nei duelli individuali, Geisser ha messo in difficoltà più di un attaccante bianconero.