Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
1. Il malsano gusto del brivido
Sappiamo tutti come il Lugano abbia staccato il biglietto per i preplayoff, facendo venire l’ansia a tutti i presenti alla Cornèr Arena nella partita decisiva contro il Bienne.
Ora cosa ci aspetta dai bianconeri nella sfida al Friborgo è tutto da vedere, fatto sta che contro i seeländer si è visto ogni estremo dei bianconeri, quelli belli e determinati del primo tempo e quelli in totale confusione e fuori controllo dei minuti finali. Sarà meglio che i primi si mostrino almeno una volta in più dei secondi.
2. Il treno dei coraggiosi
Dalla sconfitta contro il Rapperswil il Lugano ha cambiato faccia, entrando in una modalità da playoff prima di raggiungerli, fattore necessario per arrivare almeno al decimo posto. A trainare la squadra nomi ben noti, da un inarrestabile Giovanni Morini passando per un fuoriclasse come Markus Granlund, arrivando al giovane indiavolato Zanetti e ai difensori come Mirco Müller e Samuel Guerra, quest’ultimo forse il giocatore che ha visto la crescita maggiore, e altri ancora come Julian Walker e Marco Müller.
Questo potrebbe risultare decisivo contro un Gottéron che invece – aldilà di una facile vittoria su un Langnau ormai in attesa – ha attraversato un calo vistoso perdendo anche il posto nelle prime sei. Se il treno dei coraggiosi avrà altri vagoni al seguito, chissà che i pronostici non possano venire quantomeno rimescolati.
3. Poteva non bastare
Per quantificare i danni e i passi falsi commessi dal Lugano in stagione basti pensare che nonostante i 1,6 punti da gennaio ad oggi (1,72 a febbraio) che ne fanno la quinta squadra del 2023, per pochissimo i bianconeri non sono rimasti fuori dalle prime dieci, con il punticino strappato al Bienne appena sufficiente.
Questa è l’immagine di una squadra bipolare in maniera estrema, capace di vincere 20 partite da tre punti (settima in NL) ma anche di perderne ben 25 a zero punti, peggiore solo di Langnau ed Ajoie. Tanto hanno pesato quei crolli improvvisi in autunno quando la squadra non sapeva tenere più due tempi, e visti da entrambi i lati, questi numeri quantificano un potenziale molto alto dei bianconeri ma anche una pericolosa tendenza al crollo improvviso.
4. Sfida nella sfida
In una serie di rigori ormai ininfluente ai fini della classifica sia per il Lugano che per il Bienne, Luca Fazzini e Damien Brunner si sono lanciati una piccola sfida. Dopo aver trasformato il suo rigore (tanto per marcare il tabellino contro i bianconeri in una maniera o nell’altra come di consueto…) il numero 96 del Bienne ha incrociato l’ex compagno chiedendogli di fare qualcosa di speciale.
Fazzini non è riuscito nella trasformazione, magari proprio la sfida lanciata da Brunner lo ha condizionato un po’ troppo, dato che i rigori del numero 17 non sono comunque mai banali.
5. Manca, nonostante tutto
Mark Arcobello non sta certo attraversando la stagione più fortunata della sua carriera dato che, dopo aver faticato nelle prestazioni durante la regular season, un infortunio lo ha tolto dai giochi prima della fase finale.
Non brillava certo il capitano bianconero ma c’è una situazione in cui l’americano manca molto alla squadra, ossia agli ingaggi. Arcobello era infatti il migliore della squadra con il 57,6% di riuscita, con il 55% in fase offensiva e ben il 60,2% in quella difensiva, numeri decisamente di prim’ordine in National League, dove sta dietro solo allo specialista Desharnais tra chi ha all’attivo almeno 500 ingaggi, cifra presa come campione tra i centri principali.
Dietro di lui se la cava discretamente Morini con il 52%, poi viene Thürkauf con il 51% e Marco Müller solo al 48%. Sono numeri solo in parte sufficienti quelli degli altri tre specialisti (Herburger e Granlund non arrivano al 46%) ma è evidente come Arcobello fosse decisamente determinante in un esercizio fondamentale.